Usa, allarme personale: meno 238mila lavoratori negli hotel

28 Settembre 09:50 2023 Stampa questo articolo

Lavoratori alberghieri cercansi negli Usa. Bloomberg lancia l’allarme e scatta una fotografia delle difficoltà che sta affrontando il comparto ricettivo nel trovare adeguati profili professionali a causa di una generale carenza di personale.

Nonostante negli Stati Uniti il tasso di occupazione in diversi settori abbia ormai superato i livelli del 2020, in ambito turistico/alberghiero continuano a registrarsi circa 238mila lavoratori in meno rispetto al periodo pre Covid. Un gap che probabilmente è destinato a non essere colmato.

Alle prese con questi problemi, hotel e resort sono costretti a fare di necessità virtù, introducendo modelli organizzativi e di lavoro più snelli. Così, tre anni dopo la fase acuta della pandemia, bar self service e pulizie con orari più flessibili sono ormai diventati la nuova normalità per molti alberghi che cercano di far fronte all’aumento del costo del lavoro e alla mancanza di manodopera.

Per gli operatori del settore è «un’occasione per rendere più efficiente la gestione» della propria attività e dei servizi offerti, ragiona Alexi Khajavi, presidente di Questex, società di servizi di informazione. Ma c’è anche, sottolinea, la «convinzione che queste difficoltà siano destinate a durare».

Le conseguenze più evidenti si registrano a Las Vegas, dove una persona su quattro è impiegata nel settore ricettivo e dell’ospitalità. Mancano all’appello oltre 17.000 lavoratori e questo ha fatto sì che il tasso di disoccupazione della città superasse il 6% – il più alto tra tutte le principali aree metropolitane degli States – nonostante la crescita dell’occupazione in altri settori.

Così, nella capitale del divertimento e del gioco d’azzardo, gli accorgimenti tecnologici stanno prendendo il sopravvento anche nei principali hotel. Basti pensare che sta ormai diventando una consuetudine per gli ospiti accedere alle proprie camere con il self check in. I distributori automatici di bevande spadroneggiano in resort come l’Mgm Grand, mentre i robot – chiamati ovviamente “Elvis” e “Priscilla” – effettuano consegne nelle camere del Renaissance di Marriott International Inc.

Diminuiscono dunque i servizi per i clienti, tra questi anche gli orari di apertura ridotti della reception, del bar e della piscina. Secondo un recente sondaggio, più di un operatore alberghiero su quattro ha affermato che la funzione di front office sarà eliminata gradualmente dalle proprie strutture entro i prossimi cinque anni.

«Le aziende, non solo qui a Las Vegas ma in tutto il Paese, stanno approfittando del cambio di abitudini dovuti alla pandemia – ha affermato Ted Pappageorge, segretario-tesoriere del sindacato alberghiero – Stiamo vedendo grandi aziende cercare di eliminare la manodopera e sostituirla con la tecnologia, o semplicemente ridurre i servizi e tentare di modificare il comportamento degli ospiti per servirsi da soli».

A livello nazionale, come riferisce sempre Bloomberg, molti hotel hanno provato ad aumentare il proprio organico, ma senza particolare fortuna. Un sondaggio condotto lo scorso maggio dall’American Hotel & Lodging Association (Ahla) ha rilevato che l’82% degli alberghi soffre di carenza di personale, in particolare per quanto riguarda le pulizie.

«Questi sono numeri che non abbiamo mai visto prima della pandemia», ha affermato il presidente e amministratore delegato di Ahla Chip Rogers.

C’è ovviamente l’altra faccia della medaglia. La sfiducia nei confronti delle nuove tecnologie e le misure di contenimento dei costi potrebbero contribuire a innescare in città il primo sciopero del sindacato dei lavoratori della cucina in quasi quarant’anni.

L'Autore

Giuseppe Rinaldi
Giuseppe Rinaldi

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