Nove mesi con il segno che tutto sommato tende all’infinito. Come brand suggerisce. I ricavi di Alpitour World al 30 settembre, ovvero nei primi nove mesi dell’anno, hanno sfondato il tetto del miliardo e mezzo: per l’esattezza 1,511 miliardi di euro, con un incremento a due cifre rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, pari al +12,1%. A rivelarlo è la società che ne controlla la maggioranza, Tip – Tamburi Investment Partners, nel suo resoconto intermedio di gestione appena approvato dal consiglio di amministrazione.
Numeri ampiamente celebrati a Salalah, in Oman, dove si è tenuta nelle scorse settimane la convention The Masterpiece della divisione tour operating presieduta dal suo direttore generale Pier Ezhaya, che non ha mai smesso di evidenziare come tali, roboanti, risultati siano merito dei team, fino a dichiarare – testuali parole – «è proprio la squadra il nostro capolavoro».
Ha fatto bene, dunque, Giovanni Tamburi a tenersi stretta la sua Alpi, decidendo di non svenderla ad alcun acquirente. E anzi, esercitando un diritto di prelazione che gli ha consentito di assumerne un controllo maggiore che ora supera ampiamente il 90%.
Certo, il tema della “messa a valore” della società è tutt’altro che accantonato e tra le prospettive c’è l’Ipo: “I risultati delle società non quotate, che evidenziano crescite in alcuni casi rilevanti, sono particolarmente significativi anche in ottica delle ipotizzate future quotazioni in Borsa e/o valorizzazioni”, si legge nella nota che accompagna la relazione sul resoconto finanziario di Tip.
Buoni, in generale, i risultati della merchant bank di Tamburi che ha chiuso i primi nove mesi del 2025 con un utile netto consolidato pro forma di circa 65,9 milioni, in aumento di oltre il 50% rispetto ai 43,9 milioni al 30 settembre 2024. Mentre il patrimonio netto al 30 settembre è arrivato a circa 1,51 miliardi, rispetto agli 1,45 miliardi del 31 dicembre dello scorso anno, dopo aver speso nel periodo, tra dividendi e azioni proprie, circa 43,5 milioni.
Negativa, invece, per 533,9 milioni la posizione finanziaria netta consolidata del Gruppo (rispetto ai 422,1 milioni di fine dicembre scorso). Una variazione dipesa dall’utilizzo di liquidità per i nuovi investimenti in partecipazioni (92,9 milioni, essenzialmente per Alpitour), per la distribuzione di dividendi (26,2 milioni), per l’acquisto di azioni proprie (17,3 milioni) e per gli oneri di gestione, al netto degli incassi.
“Con i mercati finanziari che continuano a ritoccare i massimi, un’economia mondiale che il Fondo Monetario vede sempre in crescita del 3%, tutte le nubi che giornalmente vengono raccontate sembrano doversi per forza dissolvere”, commenta Tip a margine.
“Anche l’ultima trovata di analisti e media, sulla presunta (o effettiva?) bolla degli investimenti poco redditizi nell’intelligenza artificiale sembra fare il solletico ai trend degli indici. I dazi di Trump da una parte vengono pesantemente ridimensionati, dall’altra digeriti in modo del tutto opposto rispetto all’allarmismo di qualche mese fa, quando sembrava che la recessione a causa loro dovesse essere imminente. I rischi geopolitici sembrano attenuarsi”, rassicura Tamburi.
“Anche il dollaro – prosegue – di recente si è un po’ rafforzato e ha smentito le cassandre che mesi fa lo vedevano in una deriva ineluttabile. L’oro sale ancora ma a tratti perde, in pochi giorni, gran parte di quello smalto che veniva dipinto come trend inarrestabile”.
In questo contesto, aggiunge, “l’Italia crescerà nel 2025 ancora una volta di uno zero virgola e per quanto circa la metà degli introiti del Pnrr siano già in circolazione, di quei soldi che parevano doverci proiettare l’incremento anno su anno del Pil al 3%, nessuno se n’è accorto. Neanche il sommerso, stabile a 180 miliardi. La legge finanziaria per l’ennesima volta non aiuta le imprese e, se dovessero essere confermati i provvedimenti sui dividendi, scoraggerebbe ulteriormente gli investimenti sia da parte dei risparmiatori che degli investitori professionali e le necessarie ricapitalizzazioni e/o aggregazioni delle aziende, più volte auspicate, se ne andrebbero in soffitta”.
Infine un commento in cui Tamburi non lesina sarcasmo: “Chissà come mai un governo che avuto il coraggio di creare un ministero per le Imprese e il Made in Italy non fa praticamente nulla per rendere più efficiente e attrattivo il triangolo tra risparmi, imprese e mercati, dove invece potrebbe generare tanto extra gettito e più che altro ulteriori consensi”.
Detto ciò, visto il quadro “fortemente contraddittorio e di conseguenza molto difficilmente interpretabile”, Tip torna a guardare quello che definisce il suo “orto”. E gongolando dichiara: “Con tante società, tra le maggiori nostre partecipate, che anche nei nove mesi del 2025 riescono a mettere il segno più davanti ai dati di fatturato, c’è da essere molto ma molto soddisfatti”.
“Quasi tutte le società del Gruppo – avverte – continueranno, nel 2025 e nel 2026, a valutare acquisizioni, joint venture, combinazioni societarie accrescitive di valore in quanto permeate dal nostro dna, fondato sul desiderio di accelerazione della crescita ben al di là dei rispettivi competitori, ma anche perfettamente consce delle diffuse difficoltà di altre imprese che, soffocate dai troppi debiti da leverage aggressivi o non sufficientemente pronte a livello strategico, dovranno per forza trovare aggregazioni sinergiche”.
E conclude: “Continuiamo a vedere investitori, a spiegare loro la nostra realtà e il fatto che, se non ci saranno stravolgimenti sui mercati, porteremo presto sul mercato borsistico numerose società e ciò consentirà di esplicitarne ancor più palesemente i valori effettivi”. Un’evoluzione, che come detto più volte, potrebbe coinvolgere la “nostra” Alpi.



