Airbnb, via 65mila annunci in Spagna. E in Italia è bagarre

Airbnb, via 65mila annunci in Spagna. E in Italia è bagarre
20 Maggio 14:14 2025

I giorni delle crociate contro Airbnb. Dal j’accuse di Federalberghi, contrattaccata dalla Federazione Nazionale Fare, all’offensiva del governo spagnolo. Appoggiata proprio da Federalberghi, tanto per chiudere il cerchio.

L’ATTACCO DI BOCCA E LA BORDATA DI FARE

In principio fu il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, dal palco di Merano, sede nello scorso weekend della 75ª Assemblea nazionale. Tuoni, più che parole, all’indirizzo di Airbnb: «Questa è concorrenza sleale e noi non ci stiamo a sentire per l’ennesima volta la storiella che questo fenomeno è caratterizzato soprattutto dalla “signora Pina” che per arrotondare affitta le stanze». Di recente il portale ha potenziato l’app, consentendo agli ospiti di prenotare servizi extra.

Ancora più dura la replica dell’Associazioni ricettività extralberghiera: “Per l’ennesima volta, Federalberghi perde l’occasione di dire la cosa giusta, Bocca è ipocrita”. Poi la seconda bordata: “Dimostrando di non aver compreso la portata dei servizi proposti da Airbnb, il presidente di Federalberghi causa (ancora volutamente?) confusione: i servizi aggiuntivi proposti sui portali non riguardano l’offerta extralberghiera. Quei servizi sono offerti da terzi. Un’app non può cambiare le leggi regionali».

SPAGNA, L’OFFENSIVA DEL GOVERNO CONTRO AIRBNB

Prima di ricevere il telegramma ostile di Fare, Bocca si era congratulato con il governo spagnolo, che aveva scatenato l’ennesima offensiva contro Airbnb. Con un’ordinanza ha ordinato alla piattaforma di rimuovere oltre 65.000 annunci di case vacanza, per limitare gli affitti brevi e trovare una soluzione alla carenza di alloggi a prezzi accessibili. L’esecutivo, secondo quanto riferisce la Reuters, ha parlato di “violazione delle norme vigenti”.

“La decisione adottata dal governo spagnolo va nella direzione giusta – il commento di Federalberghi – Chiediamo che anche in Italia si faccia altrettanto e che vengano sanzionate le piattaforme che non rispettano le leggi dello Stato. Secondo i dati pubblicati dal ministero del Turismo sono più di 82.000 gli alloggi italiani ancora privi del Codice identificativo nazionale, nonostante siano passati ormai quasi cinque mesi dall’entrata in vigore dell’obbligo di dotarsi del Cin e di pubblicarlo in tutti gli annunci”.

In una nota, intanto, il ministero spagnolo per i Diritti dei consumatori ha precisato che la maggior parte degli annunci Airbnb da bloccare non include il numero di licenza, mentre altri non specificano se il proprietario sia una persona fisica o giuridica. Già dallo scorso dicembre, peraltro, il ministero ha aperto un’indagine su Airbnb.

L’ordinanza rientra nel contesto di un giro di vite avviato già da tempo dalla Spagna nel settore degli affitti brevi. A gennaio il primo ministro, Pedro Sánchez, ha annunciato che il governo avrebbe aumentato le tasse sulle case vacanza, mentre quasi un anno fa il sindaco di Barcellona, Jaume Collboni, ha annunciato che la città avrebbe vietato tutti gli affitti a breve termine entro il 2029.

Secondo i dati ufficiali, a novembre scorso in Spagna circa 321.000 case avevano licenze per affitti turistici, con un aumento del 15% rispetto al 2020.

«Basta scuse, basta con la protezione di chi fa del diritto alla casa un business nel nostro Paese», tuona il ministro dei Consumatori, Pablo Bustinduy, aggiungendo che il suo obiettivo era porre fine alla generale «mancanza di controllo e illegalità nel settore degli affitti turistici».

Bustinduy ha sottolineato che l’Alta Corte di Madrid ha appoggiato l’ordinanza, che comporterebbe la rimozione immediata di 5.800 annunci. Presto, ha anticipato, saranno emesse altre due ordinanze, fino a raggiungere circa 66.000 rimozioni.

Anche in questo caso non si è fatta attendere la replica di Airbnb, che presenterà ricorso contro l’ordinanza del governo spagnolo: “Non è stata mostrata alcuna prova di violazione delle norme da parte degli host e la decisione viola il diritto comunitario e spagnolo, nonché una precedente sentenza della Corte Suprema spagnola – fa sapere un portavoce di Airbnb al portale di Skift – La causa principale della crisi degli alloggi a prezzi accessibili in Spagna è la mancanza di offerta per soddisfare la domanda. La soluzione è costruire più case: qualsiasi altra cosa è una distrazione”.

CIN E CONTROLLI: LE SPINE DI FIRENZE

Mentre il centro studi di Federalberghi è disposto a fornire alle amministrazioni interessate le liste degli alloggi privi del Cin – in caso di mancata pubblicazione la legge prevede una sanzione da 500 a 5.000 euro  – neanche a farlo apposta, da Firenze – dove già la tensione sugli affitti brevi è alta – arriva l’allarme degli imprenditori: «Aumentano i casi di targhe del Cin staccate, verniciate o occultate – denuncia Lorenzo Fagnoni, presidente di Property Managers Italia – Sono atti di vandalismo e anche di tafazzismo: così diventa impossibile identificare gli immobili e distinguere le attività legali da quelle abusive».

«Questi gesti sono figli del clima d’odio instaurato verso il settore degli affitti brevi – rincara la dose Fagnoni – Ma attaccare e danneggiare chi rispetta le regole non porta soluzioni: anzi, favorisce chi affitta illegalmente. Torniamo a chiedere un confronto serio e costruttivo sul tema nell’interesse del settore turistico e di tutta la città».

Fagnoni, inoltre, chiama in causa Palazzo Vecchio per un altro aspetto:  «Il Comune di Firenze si dice impegnato a intensificare i controlli sugli affitti brevi, con oltre mille sanzioni in 4 mesi. Bene: la legalità va sempre rispettata e siamo stati i primi a dirlo. Domanda: gli stessi controlli vengono fatti anche agli hotel che adottano il self check in?».

«Anche in questi casi i vigili vanno a controllare se ci sono i manuali multilingua, le istruzioni per la raccolta differenziata o la segnaletica per la sicurezza, così come viene richiesto alle attività extra-alberghiere? – si chiede il presidente di Property Managers Italia – Il dubbio viene perché a leggere il regolamento comunale, sembra che le uniche attività soggette alla revoca dell’autorizzazione in caso di irregolarità siano proprio gli affitti brevi. È una disparità che non possiamo accettare. Chiediamo solo che le regole siano le stesse per tutti, perché la concorrenza deve essere leale e trasparente, a prescindere dalla forma giuridica dell’attività».

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L'Autore

Fabrizio Condò
Fabrizio Condò

Giornalista professionista, innamorato del suo lavoro, appassionato di Storia, Lettura, Cinema, Sport, Turismo e Viaggi. Inviato ai Giochi di Atene 2004

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