Una bocciatura su tutta la linea. E così la Commissione europea ha respinto al mittente il decreto ministeriale sui balneari, inviando il 17 luglio una lettera al governo italiano, con un aut aut inequivocabile: nessun indennizzo o scatterà la procedura di infrazione, con il rischio di maxi multe.
Bruxelles, quindi, alza la voce e – come riferiscono Il Giornale e Huffington Post – spedisce dietro la lavagna il vicepremier Matteo Salvini e la bozza del testo – siglata dallo stesso Salvini e dal titolare del Mef, Giancarlo Giorgetti – vanificando mesi e mesi trascorsi in trepidante attesa (soprattutto da parte dei concessionari), dopo l’annuncio del ministro dei Trasporti agli Stati Generali del Turismo Balneare dello scorso marzo. Rien ne va plus, tutto da rifare.
Insomma, va scritto da capo un romanzo iniziato lo scorso anno, quando il governo Meloni aveva deciso di puntare le fiches su indennizzi e ristori per indurre i balneari a dire sì ai bandi e alle gare dal 2027. Salvini aveva promesso che il decreto sarebbe stato pronto entro il 31 marzo, termine fissato dall’Ue, e le associazioni di categoria avevano espresso un “cauto ottimismo” dopo aver esaminato la bozza.
Il termine, però, era slittato, per la richiesta del ministero dei Trasporti a Bruxelles di un’ulteriore dilazione, per valutare bene il testo del decreto e, nel caso, un nuovo passaggio con Regioni, Comuni e associazioni di categoria.
Dopo il via libera dei ministeri competenti, era stato scoperchiato il vaso di Pandora per svelare il testo: previsto il taglio dei canoni demaniali, anche oltre il 40% degli attuali importi, e indennizzi“calcolati sugli investimenti effettuati e non ancora ammortizzati al termine della concessione, cui va aggiunta l’equa remunerazione sugli investimenti degli ultimi cinque anni”.
Poi il silenzio, fino alla scure dell’Ue. Il testo della lettera inviata a Palazzo Chigi, riportato da Il Giornale, è chiarissimo: “In termini giuridici la posizione resta quella delineata nella comunicazione del 19 agosto 2024, laddove si osserva che il diritto dell’Unione non consente, nelle circostanze di questo caso, di riconoscere alcuna compensazione agli operatori uscenti, tanto meno a carico dei nuovi operatori”.
E ancora: “Qualsiasi obbligo imposto al nuovo concessionario in merito al versamento di una compensazione all’operatore uscente non deve essere tale da creare oneri indebiti che scoraggino, de jure o de facto, nuovi operatori dal partecipare alle procedure di selezione e segnatamente che le disposizioni in materia di compensazione debbano rimanere limitate ai soli investimenti non ammortizzati e non essere dissuasive o comportare una sovra compensazione”.
In sintesi, per Bruxelles, gli indennizzi vanno ridotti. E non c’è altro fuori dal perimetro del bando.
Il “dialogo con le autorità italiane prosegue alla ricerca di una soluzione costruttiva”, chiarisce Thomas Regnier, portavoce della Commissione, ma adesso sta al governo correggere il decreto in base alle indicazioni fornite da Bruxelles. Altrimenti, scatterebbero la procedura d’infrazione e, in caso di condanna, una multa salatissima di oltre 100 milioni di euro. Allo stato dell’arte.
LA REAZIONE DEL SINDACATO: “SCONCERTATI”
La lettera della Commissione ha letteralmente lasciato di stucco il sindacato Sib-Confcommercio. In una nota inviata all’Huffington Post il presidente, Antonio Capacchione, ha parlato di “dichiarazioni a tratti sconcertanti” e di “contestazioni contraddittorie, infondate e immotivate”.
“Lo schema di decreto ministeriale – osserva Capacchione – è perfettamente conforme alla legge 131/2024 che, infatti, non prevede le limitazioni invocate dalla Commissione nella determinazione dell’indennizzo. Sconcerta che la richiesta venga fatta dalla Commissione sulla nuova legge varata da questo governo, mentre nulla era stato contestato alla norma previgente, che prevedeva espressamente che nella determinazione dell’indennizzo si doveva dare ‘adeguata considerazione degli investimenti, del valore aziendale dell’impresa e dei beni materiali e immateriali’”.
C’è il rischio – conclude il presidente Sib – che si materializzi “una palese ingiustizia per i concessionari italiani a vantaggio dei concorrenti, che godrebbero di un indebito arricchimento a danno degli attuali concessionari”.



