La “mini estate” del turismo
al microscopio trade

La “mini estate” del turismo<br> al microscopio trade
09 Aprile 07:00 2024 Stampa questo articolo

Un atomo dell’estate che verrà. Tale è stata la Pasqua del travel appena trascorsa. Vuoi per il caldo record a sud, le tempeste a nord; vuoi per il danaroso e sfrenato incoming; vuoi per il mercato domestico indebolito nella capacità di spesa. Fatto sta che il primo break di primavera ha racchiuso in sé tutti gli elementi – ovvero punti di forza e criticità – della summer a venire. Per cui basta adoperare il microscopio dell’analista di viaggi per individuarne i tratti “somatici”, in parte già evidenziati dalle indagini pre pasquali delle associazioni.

VARIABILE METEO

Punto primo: la questione climatica, strettamente connessa alla sostenibilità, tema sempre più stringente. Complice lo scirocco, a tratti impetuoso, la colonnina ha sfiorato in Sicilia i 32 gradi, temperature superiori al record del rovente 2002. Medesimo andazzo in Calabria, Puglia e così via, con le spiagge del sud – molte in stand by per la questione irrisolta delle concessioni – affollate di bagnanti della prima ora. Eppure si era detto che la “Pasqua alta” sarebbe stata sinonimo di turismo sugli sci. Non è andata esattamente così. L’Appennino Modenese, povero di neve, ha archiviato in anticipo la peggiore stagione degli ultimi 50 anni. Bombe d’acqua e trombe d’aria hanno sferzato Milano e il Varesotto, mentre lo scirocco colorava di rosso la neve delle Alpi, caduta copiosa oltre i 1.200 metri. Sciate instagrammabili? Anche no. A Livigno e Bormio “gli impianti sono aperti, ma poco affollati, per le nevicate accompagnate dla forte vento”. La neve è fresca, il rischio valanghe serio, avvertiva la stampa. Il meteo potrebbe dunque tornare stravolgere l’estate del travel, come accaduto nel 2023 tra incendi e alluvioni. Ma lungi da noi il ruolo di profeti di sventura: l’auspicio è che vada diversamente.

TARIFFE FUORI CONTROLLO

Il bicchiere mezzo vuoto, prima di Pasqua, lo aveva visto Federconsumatori, secondo cui sarebbe andata in vacanza solo una famiglia italiana su sette, mentre solo una su quattro avrebbe mangiato fuori casa. Una brusca frenata rispetto all’euforia post Covid, legata, sì ai foschi bollettini meteorologici, ma soprattutto ai rincari, tradotti in cifre dall’Osservatorio dell’associazione: tariffe degli hotel in crescita del 66% rispetto al weekend precedente, ristoranti più costosi del 12%. Ma i prezzi sono apparsi più alti anche in confronto alla Pasqua dello scorso anno: +9% gli alberghi e +8% per mangiare fuori. Ma la mazzata “regina” arriva dai trasporti, settore in cui si è registrato un incremento del +81% delle tariffe aeree, del +55% dei bus, del +20% dei treni, mezzo quest’ultimo che per le succitate ragioni la fa (e la farà) da padrone insieme all’auto, con il suo +40% di prenotazioni.

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INCOMING SU, ITALIANI GIÙ

Lato distribuzione, l’ostacolo del caro vacanze è ben evidenziato da Domenico Pellegrino, presidente di Aidit, l’associazione delle agenzie di viaggi di Federturismo Confindustria: «La perdita del potere d’acquisto delle famiglie produce effetti significativi. Sulla destinazione Italia, la crescita del 3% rispetto all’anno scorso è dovuta all’incremento degli stranieri che compensano e superano il calo di domanda interna».
Che a far da traino sia l’incoming lo conferma anche Vittorio Messina, presidente di Assoturismo Confesercenti: nonostante la guerra in Ucraina e il conflitto arabo-israeliano, «il turismo continua a segnare buone performance, con l’aumento di visitatori stranieri che compensa i segnali di stanchezza che arrivano dalla domanda italiana». Tale dinamica, prosegue, «da un lato sottolinea le capacità anticicliche del comparto, che cresce anche in una fase difficile; dall’altro conferma l’impatto negativo di questi due anni di corsa dei prezzi: sia per i consumatori, i cui budget sono ridotti, sia per le imprese che hanno visto erodersi i margini a causa dell’aumento dei costi di gestione dell’attività».
E se quasi la metà dei vacanzieri (44,1%), come rilevato da Federalberghi, ha deciso di contenere le spese di viaggio e Il 50,2% di chi ha deciso di non partire lo ha fatto per ragioni economiche, si fa urgente per il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, «accelerare i tempi di applicazione della riforma fiscale per sostenere la capacità di spesa delle famiglie». Elemento di incertezza, questo, da monitorare con attenzione in vista dell’alta stagione estiva.

L’EARLY BOOKING TRAINA I RICAVI

Eppure le previsioni per l’estate sono incoraggianti. Il numero uno di Aidit non esita a sbilanciarsi: «Stiamo registrando una crescita dei fatturati del +15% rispetto a marzo 2023», grazie anche al più volte celebrato ritorno dell’advanced booking con una tendenza a prenotare con 90 giorni di anticipo contro i 60 dello scorso anno: «Ora gli italiani hanno ben chiaro il vantaggio di accedere ai migliori prodotti di vacanza, anziché aspettare il last minute».
Sul podio delle destinazioni? L’Egitto in pieno recupero e le crociere nel Mediterraneo, naturalmente.
Che il booking anticipato sostenga i conti del turismo organizzato emerge anche dalle rilevazioni di Astoi Confindustria Viaggi. L’Osservatorio dei tour operator parla di ricavi in crescita del +8% tra festività pasquali e Primo Maggio e ipotizza un incremento estivo del +10%, con il traino dei villaggi all inclusive e dei tour su medio e lungo raggio. «E il 35% delle pratiche è prenotato oltre tre mesi prima della partenza», specifica la sigla dei t.o.

IL VALORE DEL TRADE

E se è vero che i rincari “pesano” sul settore, il fenomeno è (e sarà) meno significativo per il trade. Ne è convinta Astoi con il suo presidente Pier Ezhaya: «Chi si affida a noi – ipse dixit – è meno sensibile agli incrementi e non ha come primo o unico parametro la convenienza. Il turismo organizzato registra crescite più alte del travel in generale, segno che è scelto dai consumatori per gli insostituibili valori che lo caratterizzano; infatti, è percepito dalle persone come fonte di garanzie, ma anche come canale dove riuscire a prenotare esperienze più personalizzate e difficilmente reperibili in autonomia». Fenomeno già emerso a Pasqua, che troverà di certo conferma nella prossima summer.

IL PASSAPORTO C’È

Nel frattempo, dopo un anno di tira e molla, scatta l’ennesimo piano del governo per contenere le lungaggini nel rilascio dei passaporti: altro hot spot di questa primavera-estate. A ridosso delle feste, il Viminale sgancia la sua “agenda prioritaria” per viaggi urgenti, dedicata cioè a chi deve partire entro 30 giorni (finanche entro 15), e in cui rientra anche il turismo (oltre a salute, lavoro e studio). Ottimista Astoi, secondo cui tale “procedura sperimentale sta iniziando a dare i primi frutti”. Suo l’augurio “che la situazione possa rapidamente migliorare e risolversi definitivamente, così da non impattare sulle prenotazioni estive”. Stessa posizione da parte di Fiavet: «A quanto mi risulta l’agenda sta funzionando. Le file si stanno smaltendo e non abbiamo più avuto notizie di ritardi dalle questure. Tutto procede, almeno per ora», dichiarava qualche settimane fa il presidente Giuseppe Ciminnisi. Non è da escludere, dunque, che quello dei passaporti-lumaca sarà finalmente un “non tema” nell’estate del travel.

E L’OUTGOING VOLA

Al rilascio di tali documenti è legata, naturalmente, l’auspicabile rimonta dei viaggi outgoing. Secondo l’Osservatorio Turismo Confcommercio solo il 15% degli italiani ha varcato i confini nazionali per Pasqua. Ma questa percentuale è destinata a crescere con il traino delle capitali europee, del Mar Rosso (in ripresa nonostante la guerra alle sue porte), delle cugine Spagna e Grecia, e dei lontani – ma ormai vicinissimi – Stati Uniti e Giappone.

L'Autore

Roberta Rianna
Roberta Rianna

Direttore responsabile

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