Medio Oriente off limits venerdì 13 giugno per le compagnie aeree. Dopo gli attacchi israeliani agli impianti nucleari iraniani e alle fabbriche di missili balistici, i vettori sono stati costretti ad annullare o dirottare migliaia di rotte in gran parte della regione: in totale, interessati circa 1.800 voli da e per l’Europa, 650 quelli cancellati, secondo Eurocontrol.
I dati di FlightRadar hanno mostrato lo spazio aereo su Iran, Iraq e Giordania vuoto, con voli diretti invece verso Arabia Saudita ed Egitto.
L’aeroporto “Ben Gurion” di Tel Aviv è stato chiuso e le unità di difesa aerea sono state messe in stato di massima allerta per possibili attacchi di rappresaglia da parte di Teheran. La compagnia di bandiera israeliana El Al ha sospeso i voli da e per lo Stato ebraico, così come Air France Klm, Turkish Airlines e le low cost Ryanair e Wizz Air. Delta e United hanno cancellato i voli per Tel Aviv almeno fino a sabato.
Lufthansa ha annunciato la sospensione dei voli per Tel Aviv e Teheran fino al 31 luglio e dei voli per Giordania e Libano almeno fino al 20 giugno. Emirates ha cancellato i voli da e per Iraq, Giordania, Libano e Iran, mentre Qatar Airways quelli per Iran, Iraq e Siria.
Interdetto lo spazio aereo iraniano. Air India – peraltro reduce dalla sciagura di giovedì – che sorvola l’Iran con i suoi voli per l’Europa e il Nord America, ha dichiarato che diversi aerei sono stati dirottati o riportati al punto di partenza, tra cui quelli da New York, Vancouver, Chicago e Londra.
L’Iraq ha chiuso il suo spazio aereo e sospeso tutto il traffico nei suoi aeroporti: la zona orientale del Paese, vicino al confine con l’Iran, ospita uno dei corridoi aerei più trafficati al mondo, con decine di voli che attraversano contemporaneamente l’Europa e il Golfo, molti dei quali su rotte dall’Asia all’Europa. Anche la Giordania, collocata tra Israele e Iraq, ha fatto lo stesso.
L’autorità russa per l’aviazione civile, Rosaviatsia, ha ordinato alle compagnie nazionali di interrompere l’utilizzo dello spazio aereo di Iran, Iraq, Israele e Giordania fino al 26 giugno.
Proprio con lo spazio aereo russo e ucraino off limits, a causa della guerra scoppiata più di tre anni fa, la regione del Medio Oriente era diventata una rotta ancora più importante per i voli internazionali tra Europa e Asia.
L’escalation del conflitto tra Israele e Hamas, però, ha fatto crollare le azioni delle compagnie aeree di tutto il mondo: Iag, proprietaria di British Airways, in calo del 4% e Ryanair del 3,5%. L’impennata dei prezzi del petrolio dopo l’attacco ha inoltre suscitato preoccupazioni sui costi del carburante e le deviazioni allungano i tempi di percorrenza.
Molte compagnie – tra cui Ita Airways – avevano già sospeso i voli da e per Tel Aviv dopo che un missile lanciato dai ribelli Houthi dello Yemen verso Israele il 4 maggio era finito nei pressi dell’aeroporto.
“Il traffico ora viene deviato verso sud, passando per Egitto e Arabia Saudita, o verso nord, passando per Turchia, Azerbaigian e Turkmenistan“, secondo Safe Airspace, un sito web gestito da Opsgroup, un’organizzazione basata su iscritti che condivide informazioni sui rischi di volo.
Secondo la società di consulenza sui rischi aeronautici Osprey Flight Solutions, dal 2001 sei aerei commerciali sono stati abbattuti accidentalmente e si sono verificati tre incidenti. L’anno scorso alcuni aerei sono stati abbattuti in Kazakistan e in Sudan.
Sciagure che seguono l’abbattimento del volo MH17 della Malaysia Airlines sull’Ucraina orientale nel 2014 e del volo PS752 della Ukraine International Airlines in rotta da Teheran nel 2020.



