Affitti brevi, ecco cosa prevede il ddl Santanchè

Affitti brevi, ecco cosa prevede il ddl Santanchè
30 Maggio 13:11 2023 Stampa questo articolo

Un minimo di due notti nei comuni ad alta densità turistica e sanzioni a carico degli abusivi. Sono due delle misure previste dal disegno di legge Santanchè sugli affitti brevi, condiviso con gli operatori del settore, che punta a dare un giro di vite in materia. Lo scrive il Sole24ore.

L’ufficio legislativo del ministero del Turismo, quindi, ha licenziato il provvedimento con l’obiettivo di «fornire una disciplina uniforme a livello nazionale volta a fronteggiare il rischio di un turismo sovradimensionato rispetto alle potenzialità ricettive locali e a salvaguardare la residenzialità dei centri storici ed impedirne lo spopolamento»

Nel dettaglio il Ddl rende obbligatorio il Codice Identificativo Nazionale rispetto ai venti Codici identificativi regionali in vigore. Questo vale anche per le Ota e vengono definite delle sanzioni a carico di tutti i soggetti – le stesse Ota, proprietari e property manager – che non rispettano la norma. E a proposito di property manager, si va verso il riconoscimento ufficiale della figura – locazione per finalità turistiche in forma imprenditoriale – e si demanda all’Istat l’apertura di un Codice Ateco per la categoria. Resta l’obbligo per i property manager di agire da sostituto d’imposta, versando la cedolare secca per conto dei proprietari.

Sui vari punti del Ddl ha espresso il proprio parere l’Aigab, l’Associazione italiana gestori affitti brevi. A proposito della “locazione per finalità turistiche”, Marco Celani, ad di Italianway e presidente di Aigab, nota che «si mantiene inalterato l’onere per l’intermediario o il gestore che incassa per conto del proprietario di raccolta e versamento della cedolare secca, come definito dal dl 50 del 2017, per il quale è ancora pendente la controversia presso la Corte di Giustizia europea con Airbnb».

Parere positivo sul codice identificativo nazionale: «È un importante riconoscimento al ruolo dei gestori che esplicitamente possono diventare gli intestatari del Cin, sbarrando la strada ad alcune amministrazioni che oggi si mettono di traverso». Secondo l’Aigab non è ancora chiaro, invece, in quale modo avverrà il controllo, con eventuali sanzioni, di vigili e polizia per la mancata esposizione del Cin: le multe per l’host, il gestore e la piattaforma vanno da 300 a 3mila euro, mentre il proprietario rischierà da 500 a 5mila euro.

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