Air Italy in fuga da Olbia? La protesta dei sindacati

11 Settembre 13:51 2018 Stampa questo articolo

È scontro aperto sulla decisione di Air Italy di trasferire dal 1° ottobre 51 dipendenti da Olbia a Malpensa. Il 10 settembre, infatti, in concomitanza con il consiglio comunale straordinario tenutosi nella città sarda e aperto a sindacati e istituzioni, i lavoratori hanno svolto un sit-in di quattro ore davanti alla sede di Air Italy, accusando la compagnia aerea di operare dei licenziamenti mascherati. In seguito, sono arrivate le rassicurazioni del vettore che ha annunciato entro questa settimana altre cinque nuove assunzioni, per un totale di 58 in sei mesi.

«La compagnia aerea continua a crescere e anche le opportunità di lavoro sono destinate a farlo. Da piccolo vettore regionale focalizzato sul charter, Air Italy si trasforma in un vettore internazionale di medie dimensioni, con il suo hub a Malpensa. Nel 2018 la crescita andrà oltre 100 dipendenti di terra e stiamo ristrutturando la vecchia organizzazione per renderla più agile, flessibile, orientata al profitto e pronta allo sviluppo che intendiamo intraprendere», ha detto a questo proposito Neil Mills, chief operating officer del vettore, ad ansa.it.

Anche l’incorporazione di Meridiana Maintenance in Air Italy, che sarà operativa da ottobre ed è «finalizzata anche allo sviluppo dei servizi di manutenzione da rendere a terzi», non comporterà, secondo il manager, alcun ulteriore cambiamento per il personale dopo il trasferimento di 18 tecnici di linea a Malpensa. Risultato: «l’organico passerà ad Air Italy senza soluzione di continuità, con il mantenimento dell’anzianità maturata e continuando a operare nella propria sede di assegnazione».

Per quanto riguarda i 51 dipendenti in trasferimento, invece, «questi garantiranno l’efficienza e la scalabilità delle operazioni di Air Italy in futuro, mentre gli assistenti di volo saranno ovviamente basati dove è posizionata la flotta», ha concluso Mills.

Ma i sindacati, invece, definiscono i trasferimenti veri e propri “licenziamenti mascherati”. Per le diverse sigle, in attesa della convocazione al ministero dello Sviluppo economico come stabilito nell’ultimo incontro tra le parti dello scorso 31 luglio, proprio lo spostamento del personale di terra sarebbe il primo passo verso lo svuotamento della base di Olbia e il disimpegno di Air Italy in Sardegna.

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Giorgio Maggi
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