Il 4 novembre, Zohran Mamdani diventerà probabilmente il nuovo sindaco di New York City.
Un’elezione storica. Mamdani, un deputato statale di 34 anni che si definisce democratic socialist, di scarsa notorietà fino a pochi mesi fa, è nettamente favorito contro Andrew Cuomo, ex governatore dello Stato di New York e membro di una delle famiglie più famose della politica statale, già sconfitto alle primarie democratiche e ora candidato indipendente. Mamdani ha già costretto alla sconfitta il sindaco in carica, Eric Adams, e non lascia possibilità al candidato repubblicano, Curtis Sliwa, in una città profondamente democratica.
Un’elezione storica, inoltre, perché Mamdani – nato in Uganda da genitori indiani – sarebbe il primo sindaco musulmano di New York. A 24 anni dall’11 Settembre, che creò un clima di islamofobia in tutti gli Stati Uniti, la città più grande del Paese è ora pronta a questo nuovo passo.
Già la storia personale di Mamdani spiega perché questo millennial (il primo a diventare sindaco di Nyc) abbia portato così tanta energia tra gli elettori della Grande Mela e, altrettanto rapidamente, abbia polarizzato la città. Proprio come la sua nemesi, il presidente Donald Trump, il giovane socialista democratico infiamma i suoi sostenitori e genera forti contrapposizioni, una dinamica che simboleggia le divisioni politiche sempre più evidenti a livello nazionale. I suoi avversari, tra cui imprenditori, elettori ebrei e democratici moderati, hanno definito la potenziale vittoria di Mamdani una minaccia esistenziale per la città. Per Trump, è semplicemente «un comunista».
Il successo di Mamdani ruota intorno a un’idea centrale: affordability. Ovvero, accessibilità (economica). Una parola su cui, in passato, aveva puntato un altro underdog della politica statunitense, un altro uomo che prometteva una rivoluzione: Barack Obama.
L’accessibilità ha importanti implicazioni anche per l’industria turistica, che alimenta migliaia di posti di lavoro e garantisce visibilità globale.
A pochi giorni dalle elezioni, Mamdani ha parlato in esclusiva con Rafat Ali, fondatore e amministratore delegato di Skift, sito di informazione dedicato all’industria del turismo, dei suoi piani per incrementare il turismo in città.
Che posizione ha Mamdani su Airbnb? Gli affitti a breve termine sono crollati a New York da quando la Local Law 18 è entrata in vigore, nel settembre 2023. New York sarà inoltre una delle città in cui si terrà la Coppa del Mondo di calcio maschile, la prossima estate, il più grande evento turistico dell’anno. Come potrebbe trarne vantaggio, in un momento in cui i viaggi negli Stati Uniti sono complessivamente in calo?
MAMDANI SU AIRBNB
«Continuo a credere che la crisi abitativa di New York City possa essere affrontata solo se gli alloggi saranno disponibili e accessibili a tutti i newyorkesi. E il mio sostegno alla Local Law 18 era volto a garantire che gli appartamenti che altrimenti sarebbero stati utilizzati esclusivamente per affitti a breve termine diventassero effettivamente disponibili per chi cerca una casa in affitto, di cui c’è realmente bisogno», ha detto Mamdani. La Local Law 18 è una legge per regolare gli affitti a breve termine che, secondo gli studi che stanno emergendo, non ha contribuito al momento a ridurre il costo degli affitti (ma ad alzare, invece, il costo per una camera d’albergo).
«Credo però che per ottenere affitti più bassi in tutta la città –ha aggiunto il candidato sindaco – dobbiamo adottare un approccio sistemico, che affronti la crisi abitativa nella sua interezza. E quindi, a mio avviso, saranno necessari investimenti e la costruzione di alloggi aggiuntivi nei cinque distretti». «Penso che il settore pubblico abbia un ruolo da svolgere, così come il settore privato, e dobbiamo fare in modo che sia più facile permettersi di vivere in città. Non c’è una soluzione magica. Bisogna agire tutti insieme».
RIPORTARE I TURISTI A NEW YORK
Il turismo in città è una parte importante dell’ecosistema newyorkese. Il numero dei visitatori internazionali sta diminuendo in tutti gli Stati Uniti e, ovviamente, anche New York ne è vittima. I problemi di accessibilità economica per la gente del posto si traducono anche in accessibilità economica per i turisti.
«Quello che ho sentito dire da molti nel settore turistico – ha commentato Ramdani – è che è molto più una conseguenza delle politiche sull’immigrazione di Donald Trump, che non fanno sentire a loro agio turisti e immigrati. E queste politiche dell’amministrazione Trump sono distruttive non solo a livello morale, ma anche a livello economico. Stiamo parlando di una perdita di 4 miliardi di dollari di entrate turistiche e di 2 milioni di visitatori internazionali, con enormi ripercussioni sulla salute culturale, economica e civica della nostra città».
«Non vedo l’ora – ha aggiunto Mamdani – di essere il primo sindaco immigrato della nostra città da generazioni e di mostrare che questa città continuerà a essere un faro accogliente per i turisti di tutto il mondo. Non possiamo più dormire sugli allori: dobbiamo investire nell’agenzia turistica della nostra città, che ha avuto un budget relativamente stagnante nell’ultimo decennio, per dimostrare alle persone di tutto il mondo che questa è una città che dovrebbero scegliere di visitare».
LA COPPA DEL MONDO
Per la Coppa del Mondo, Mamdani vorrebbe nominare un tourism czar, ovvero un responsabile con poteri straordinari. «Credo sia giunto il momento di riconoscere l‘opportunità economica che questo tipo di eventi può generare per tutti i newyorkesi. E la Coppa del Mondo è il più grande evento sportivo al mondo. È il momento non solo di ripresentare la nostra città al mondo, ma anche a noi stessi».
«È un’opportunità per noi – ha spiegato – di apportare il tipo di miglioramenti che i newyorkesi aspettano da tempo, che si tratti di una piccola semplificazione delle procedure burocratiche per organizzare eventi pubblici attraverso il nostro sistema Sapo [Street Activity Permit Office, ndr] o di avere un responsabile che garantisca che il lavoro di ogni ente sia coordinato in funzione della Coppa del Mondo».
«E traggo grande ispirazione dal modo in cui l’amministrazione Bloomberg utilizzò la sua candidatura olimpica (per i Giochi estivi del 2012, poi assegnati a Londra, ndr) come catalizzatore per trasformare l’ambiente edificato della città, ma anche il senso della politica cittadina. E mi rammarico che si sia parlato così poco di questa Coppa del Mondo. Tuttavia, cercherò di fare in modo che i primi sei mesi della mia amministrazione siano un periodo in cui ci concentreremo ogni singolo giorno per garantire che questa sia un’esperienza trasformativa, non solo per chi visita New York, ma anche per chi ci vive».
«Credo che sia giunto il momento di comprendere davvero che dobbiamo imparare dagli esempi di iniziative di successo in altre parti del mondo, portandole qui, invece di dirci che nulla di ciò che ha funzionato altrove potrà mai funzionare in questa città».



