“Così la Sicilia uscirà dalla crisi”: la ricetta incoming di Ferrante

“Così la Sicilia uscirà dalla crisi”: la ricetta incoming di Ferrante
23 Settembre 09:00 2021 Stampa questo articolo

«La stagione più corta della storia». Così ha definito la stagione estiva 2021 Dario Ferrante, general manager di Tour Plus Sicilia, operatore incoming siciliano, che con L’Agenzia di Viaggi Magazine condivide le sue riflessioni riguardo la situazione del travel isolano ancora quasi del tutto orfano di turisti stranieri.
Corridoi turistici e rotte aeree dall’estero operative anche in inverno, quindi, oltre che il rinnovo della Cig per il personale, le priorità secondo Ferrante per aiutare il settore a sopravvivere in attesa della vera ripresa. In più, per la sua Sicilia, Ferrante vorrebbe l’impiego dei fondi europei per le «gravi carenze infrastrutturali» e investimenti in promozione e comunicazione.

Quali sono i vostri mercati di riferimento? Sono cambiati con la pandemia?
«Operiamo quasi esclusivamente con l’estero e non abbiamo assistito a grandi mutamenti. Tra i mercati che, nonostante la significativa flessione, hanno comunque resistito, metterei la Polonia, Germania e Bulgaria, che hanno cercato di mettere in piedi un surrogato di operatività. Siamo ovviamente ben lontani dalle presenze a cui eravamo abituati, ma – nonostante le difficoltà legate alle restrizioni e alla eccessiva quantità di informazioni, difficili da interpretare – abbiamo apprezzato lo sforzo dei nostri storici partner nel volere investire, nonostante tutto. Direi che, se di mutamenti dobbiamo parlare, lo abbiamo riscontrato nella tipologia di clienti».

Gli aiuti statali sono stati congrui, a suo parere, e vi hanno effettivamente aiutato?
«I ristori del governo nazionale, sebbene spesso iniqui e in ritardo, hanno effettivamente aiutato alcune (non tutte) aziende a sopravvivere. Sempre che, ovviamente, le cose volgano per il meglio all’inizio del 2022. Non posso dire la stessa cosa relativamente agli aiuti al personale, dato che la Cig o il Fis – pagati in notevole ritardo, in percentuale molto bassa rispetto ai salari di riferimento e ormai in scadenza – non fanno dormire sonno tranquilli ai migliaia di addetti ai lavori preoccupati per il proprio presente e futuro. Evito invece di commentare l’assordante silenzio da parte del governo regionale siciliano, che – a parte qualche proclama – ha completamente abbandonato la filiera produttiva».

Sui social ha scritto che quella 2021 sarà ricordata come la stagione “più corta della storia”. Si poteva fare di più?
«Il successo del turismo in Sicilia e nel sud Italia, come viene descritto dai media, non corrisponde alla realtà. O meglio, saranno contente le strutture alberghiere che hanno avuto le camere piene a luglio e agosto, vendute tramite direct sales. Ma una stagionalità di due mesi, fatta essenzialmente di turisti italiani, non aiuta nessuno. Neanche quelle strutture ricettive che oggi sembrano avere assaporato le gioie delle vendite dirette e sembrano puntare alla disintermediazione. Dubito, comunque, si potesse fare di più in questa stagione da dimenticare. Si potrebbe invece provare ad allungare la stagionalità, anche grazie alla presenza di rotte aeree dall’estero operative anche in inverno, e dare finalmente il via a quei corridoi turistici che restituirebbero respiro a chi si occupa di turismo outgoing».

La Sicilia, seppur regina dell’estate, è balzata alle cronache per il picco dei contagi in agosto, la triste fama di regione meno vaccinata d’Italia e per le  polemiche innescate da Selvaggia Lucarelli. Quali sono a suo parere gli interventi più urgenti?
«L’isola, anche al netto delle criticità pre pandemiche, godeva di buona salute. Questo sia per il lavoro certosino fatto da tutti i lavoratori (diretti e indiretti) del turismo, sia per le tante eccellenze enogastronomiche che ne hanno esaltato le qualità, ma anche grazie ad alcuni eventi internazionali. Un’immagine, costruita giorno dopo giorno e a fatica, che oggi presenta alcune debolezze. Le situazioni problematiche a cui fa riferimento non aiutano certamente, ma la grossa incognita riguarda la sopravvivenza delle aziende e la capacità di reagire. Siamo una categoria ottimista per natura e siamo consapevoli che la voglia di venire in Sicilia è alta, ma oggi facciamo fatica a guardare avanti. La speranza è che il governo nazionale continui a supportare le aziende e il lavoratori del turismo. E che l’amministrazione regionale, anche grazie ai fondi europei a breve disponibili, si occupi realmente delle gravi carenze infrastrutturali e utilizzi in maniera razionale le risorse legate alla promozione e alla comunicazione».

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L'Autore

Roberta Moncada
Roberta Moncada

Roberta Moncada: Sinologa ed esperta di turismo cinese. Ha vissuto diversi anni in Cina, per poi tornare in Italia, dove attualmente lavora per diversi Tour Operator come accompagnatrice turistica ed organizzatrice di tour ed attività enogastronomiche per turisti cinesi.

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