Crisi dei voli, sindacati convocati al Mit il 1° marzo

Crisi dei voli, sindacati convocati al Mit il 1° marzo
22 Febbraio 10:18 2021 Stampa questo articolo

Da Alitalia a Norwegian Air, passando per il sistema aeroportuale e tutto l’indotto: la crisi del trasporto aereo è conclamata e i sindacati annunciano le prime mobilitazioni. Intanto, però, il primo marzo ci sarà l’incontro tra i sindacati del mondo dei trasporti e il nuovo ministro del dicastero di riferimento, Enrico Giovannini, in un momento in cui le sigle dei lavoratori pressano le istituzioni affinché rispondano con misure urgenti e nette per salvaguardare l’intero settore.

“È un buon segnale e un fatto positivo, ma il tempo passa e l’urgenza rischia di diventare emergenza – sottolinea la nota di Fit-Cisl – Per tutte queste ragioni la prossima settimana metteremo in campo una serie di iniziative atte a informare e sensibilizzare livelli istituzionali, stakeholder e opinione pubblica sulla necessità di rilanciare il settore. Attendiamo inoltre una convocazione urgente dal ministero per lo Sviluppo Economico per affrontare e finalmente risolvere le crisi aperte. Confidiamo in un intervento deciso e risolutivo del governo affinché livelli occupazionali e reddito delle lavoratrici e dei lavoratori siano salvaguardati”.

Secondo la sigla sindacale, infatti, “il settore dei trasporti sta attraversando un momento di grande difficoltà perché alle già preesistenti criticità si sono aggiunti gli effetti nefasti di questa lunga pandemia. Il trasporto aereo italiano, in particolare, soffre ancora di più con numerose aziende in crisi o già in liquidazione. Senza immediati interventi di sistema da parte del governo i costi sociali ed economici saranno insostenibili”

Secondo le stime di Fit Cisl il settore complessivamente impiega circa 40.000 lavoratrici e lavoratori fissi e circa 10.000 stagionali. “Alitalia, Air Italy, Ernest Airlines, Blue Panorama e Norwegian sono, in ordine temporale, le crisi aperte, ma non se la passano meglio aeroporti, handlers, catering, e tutte le aziende dell’indotto. Sottolineiamo che nel frattempo altri Paesi europei si sono già mossi per difendere le loro aziende”, conclude.

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