Destinazione new normal:
i primi passi dell’outgoing

Destinazione new normal:<br> i primi passi dell’outgoing
30 Marzo 07:00 2021 Stampa questo articolo

Tassello dopo tassello, si va ricomponendo il puzzle dell’outgoing, prima ancora dell’incoming. Sebbene l’Italia sia tuttora in para lockdown, con lo Stivale diviso tra rosso e arancione, l’arrivo della primavera – come preannunciato – ha portato alcune buone notizie: innanzitutto l’autorizzazione del Viminale a raggiungere porti e aeroporti per turismo, a prescindere dal colore della propria regione.

E se a fine 2020 ci siamo lasciati con la copertina “La ricostruzione”, apriamo questa nuova stagione con una prima pagina benaugurante dal titolo “La ripartenza”. Perché nell’uovo di questa seconda Pasqua di pandemia c’è comunque la sorpresa delle prime rotazioni full booking per le Canarie con i pacchetti sicuri di Alpitour, Veratour e Settemari. Ma anche la conferma delle crociere Msc con scalo anche a Malta.

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E ancora, la volontà esplicitata nel primo dpcm Draghi (quello datato 2 marzo) di implementare i voli Covid tested, già attivi da Fiumicino e Malpensa su alcune importanti rotte Usa. Prodotti dai protocolli rigidissimi (nel caso delle grandi navi si parla addirittura di travel bubble) che segnano, non un ritorno al passato, bensì l’incedere di quel new normal a cui per un po’ sarà bene abituarsi. E per certi versi rassegnarsi.

Una nuova normalità fatta di tamponi rapidi, se non molecolari, come lasciapassare per chi non avrà avuto il privilegio di vaccinarsi. Ma anche app in grado di schedare i viaggiatori in base alla propensione a contrarre e diffondere il Covid, come l’attesissimo Digital Green Certificate, il passaporto sanitario europeo che dovrebbe entrare in funzione prima dell’estate, armonizzando schemi e procedure di controllo degli Stati membri, e nel contempo tutelando privacy e libertà di movimento.

E a livello intercontinentale qualcosa si muove? Non molto, a dire il vero, a parte i voli Covid tested di cui sopra. Ma è evidente che la rotta è segnata e che, vuoi o non vuoi, anche sul lungo raggio si tornerà a viaggiare. Qui la nuova normalità vedrà attivo il consueto tamponificio e l’utilizzo di applicazioni come lo Iata Travel Pass, già impiegato da alcune compagnie aeree. Ma ciò che farà la differenza saranno gli accordi tra Paesi: i tanto discussi e osteggiati corridoi turistici. Un tema, questo, affrontato anche nell’ultimo incontro tra le sigle del travel (Astoi, Fiavet, Fto, Assoviaggi e Aidit) e il novello ministro del Turismo Massimo Garavaglia. Dopo il sì del Viminale a raggiungere porti e aeroporti per viaggiare verso i Paesi dell’Elenco C, le associazioni hanno chiesto di ampliare la lista delle destinazioni accessibili per turismo.

La richiesta è che vengano individuate “ulteriori mete turistiche extra Schengen, contenute nell’Elenco D” del dpcm del 2 marzo, come ad esempio le Maldive di cui da tempo si persegue la riapertura. Ma la ripresa del long haul, anche in termini di patti bilaterali tra Paesi, ha sempre incontrato il parere avverso del responsabile della Salute, Roberto Speranza.

Ora, però, i tempi hanno l’aria di essere più maturi, nonostante l’avanzata della terza ondata di Covid. E il travel confida nel supporto del suo nuovo ministro leghista. Su questo tema, si legge nella nota congiunta delle associazioni, “Garavaglia si è impegnato a coinvolgere sin da subito gli altri ministri competenti”.

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Ma il new normal ha una parola d’ordine che è flessibilità. O meglio: capacità estrema di adattamento a improvvise, quanto imprevedibili, decisioni. Tali da stravolgere programmi e business. È quanto è capitato alla Gran Bretagna e alla sua industria turistica, in un primo momento confortata dalle vaccinazioni a tappeto. Oltremanica gli inglesi erano tornati a prenotare i viaggi, stimolati dal rassicurante piano di ripartenza in quattro fasi di Boris Johnson. Una bella favola, interrotta nei giorni scorsi da un provvedimento tranchant: chiudere i confini per tre mesi, ovvero sino a fine giugno, per evitare il contagio di ritorno provocato dal diffondersi delle varianti. Una decisione che ha costretto le compagnie aeree a rivedere gli operativi, compresi quelli estivi, perché anche luglio e agosto – questo è quanto si dice – potrebbero subire restrizioni, con solo una lista di Paesi verdi dove gli inglesi potranno recarsi per turismo.

È questo il mondo che ci ritroviamo a vivere. Un puzzle in continuo mutamento dove l’industria turistica, guidata dai leader di mercato, deve fare la sua parte contribuendo a creare protocolli talmente efficaci da condizionare le decisioni dei governi. Lo hanno fatto le crociere con il doppio tampone e la bolla di bordo; lo ha fatto più di recente Alpitour lanciando i primi pacchetti Covid tested per le Canarie, replicabili ovunque sia consentito, in primis nell’esemplare Grecia. Lo spazio d’azione c’è, tutto sta intercettarlo. Lo stesso Massimo Garavaglia nella sua prima intervista da ministro del Turismo a Il Corriere della Sera lo aveva detto: «Io penso che il mercato supererà la politica. Che si andrà in una direzione di fatto». E finora così è stato.

L'Autore

Roberta Rianna
Roberta Rianna

Direttore responsabile

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