Formula Assoviaggi: «Le adv devono condividere i servizi»

14 Ottobre 12:08 2019 Stampa questo articolo

La nuova frontiera della distribuzione turistica in Italia impone un gioco di squadra, da praticare nel dialogo con le istituzioni e da realizzare tra imprese per condividere service nell’amministrazione e nella digitalizzazione delle adv. È la road map tracciata da Assoviaggi e illustrata nel dettaglio dal presidente, Gianni Rebecchi.

«È arrivato il momento di fare realmente un fronte comune nel sistema di  rappresentanza del turismo organizzato rispetto alle istituzioni. Una vera e propria rete di imprese del settore: ci sono troppe lacune normative che vanno colmate insieme. Il caso recente ed eclatante di Thomas Cook ci impone questo passo, soprattutto se consideriamo che oggi in Italia il comparto deve operare con nuovi obblighi, molteplici garanzie da rilasciare e il tutto in presenza di un abusivismo inaccettabile. Stiamo già parlando con le altre associazioni e credo che entro poco potremo realizzare un tavolo comune come avviene oggi con le associazioni madre dove è stata costituita la rete Imprese nell’artigianato. Il mondo della distribuzione e dell’organizzazione, nel 2020, dovrà compiere un passaggio concreto soprattutto alla luce della legge delega che sta seguendo il suo iter».

Quali sono le mosse di Assoviaggi a sostegno delle agenzie?
«Stiamo incrementando la nostra attività di assistenza e tutela, formando al nostro interno persone che possono dare assistenza. Nella nostra associazione, ad esempio, sono già operativi dipartimenti fiscali e legali e andremo a incrementare il ramo assicurativo. Abbiamo implementato un prodotto di copertura e assistenza sanitaria sviluppato con la Mutua Hygeia. Poi abbiamo dato vita a convenzioni per l’acquisto di auto aziendali, per l’accesso al credito e  per la digitalizzazione, a costi contenuti. D’altra parte c’è un passaggio fondamentale per le adv che riguarda l’adeguamento tecnologico che presenta costi importanti, e come associazione vogliamo dare supporto con prodotti di finanziamento alla portata delle singole adv».

Come si promuovono i plus che le agenzie possono assicurare al consumer?
«A gennaio del 2020 fa organizzeremo a Bologna il primo corso di alta formazione per le adv e ne seguiranno altri rivolti a piccoli gruppi di adv, con un massimo di 30 partecipanti, incentrato sugli adempimenti legali. Altri corsi verranno dedicati alle modalità di comunicazione e promozione dei servizi d’agenzia. Ci sono numerosi colleghi che hanno realizzato programmi, soprattutto sull’incoming, che spesso non riescono a comunicare nel modo giusto. In altre parole, Assoviaggi intende fornire percorsi formativi che permettano al singolo adv di avere adeguati supporti».

A proposito della digitalizzazione, cosa pensate di organizzare a favore delle adv?
«Abbiamo in mente di realizzare corsi di formazione, in collaborazione con il Politecnico di Milano. Si tratta di servizi che Assoviaggi intende fornire con tempestività e soprattutto a basso costo. Abbiamo calcolato che l’incidenza dei costi del front office, con i recenti obblighi di informativa sulla privacy e sulla direttiva pacchetti, è quattro volte superiore al passato e penalizza fortemente le perfomance in termini di operatività. Tutto questo sottrae tempo alla vendita finale. C’è poi l’attività sui social che impone una risorsa dedicata e infine la parte amministrativa, con le crescenti incombenze giornaliere. In buona sostanza per tutto questo credo che nell’immediato futuro dovremo approcciare ad un modello di economie di scala che permetta a più agenzie di condividere un service di contabilità, di consulenza legale ed un service tecnologico per presidiare i mercati online».

Per esempio?
«Per fare un esempio, sarà strategico avere un social media manager condiviso con altre agenzie di viaggi. In buona sostanza realizzare economie di scala locali, nella stessa provincia o regione, che possano condividere un sistema operativo comune. Quello che molti network stanno già facendo, ma con la differenza che loro propongono la condivisione di sistemi nazionali che non tengono conto delle peculiarità dei singoli territori».

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Andrea Lovelock
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