Frequent flyer, il tesoro perduto: 55 miliardi di euro in fumo

Frequent flyer, il tesoro perduto: 55 miliardi di euro in fumo
11 Gennaio 07:00 2023 Stampa questo articolo

Il nuovo anno consegna un problema in più alle compagnie aeree: con la fine delle estensioni automatiche degli status dei programmi loyalty (pratica messa in atto durante il fermo dovuto alla pandemia) molti viaggiatori infatti perderanno il loro attuale livello, subendo un vero e proprio declassamento.

Poco male, verrebbe da pensare, se non fosse che le previsioni di StatusMatch– piattaforma tecnologica che automatizza il processo di trasferimento degli status tra i vari fornitori di viaggi – annunciano che il trasporto aereo perderà 55 miliardi di dollari di vendite di biglietti proprio a causa di questa “retrocessione di massa” che sta avvenendo dal 30 dicembre scorso e andrà avanti fino al 30 giugno 2023.

Il declassamento in atto è frutto, infatti, delle contromisure che le compagnie aeree hanno adottato durante il periodo 2020-2022 per fronteggiare il crollo dei voli. I vettori hanno concesso per mesi le estensioni gratuite agli status dei loro programmi fedeltà. Ora però con gli aerei che tornano a viaggiare a pieno carico e le tariffe in netto rialzo, la maggior parte delle compagnie aeree ha bloccato le estensioni gratuite a partire proprio dal 2023. Molti frequent flyer, però, non hanno volato a sufficienza in questi ultimi mesi per potersi garantire il mantenimento del loro status pre Covid e stanno iniziando a subire downgrade o annullamenti del loro livello.

StatusMatch ha stimato, per esempio, come ci siano globalmente circa 55 milioni di membri di status élite (i più alti) e circa 15 milioni di questi vedranno un declassamento o perfino un annullamento del loro status.

Nel dettaglio, poi, StatusMatch ha evidenziato come il 5% dei membri con status più alto rappresenta il 30% delle prenotazioni delle compagnie aeree. Questo 5% è strategico e rappresenta un tipo di consumatore che non fa comparazione dei prezzi e accetta in automatico il prezzo proposto dal vettore o dall’agenzia di viaggi, contribuendo così al rilancio di tariffe medie più elevate.

Se le entrate globali delle compagnie aeree nel pre Covid valevano 600 miliardi di dollari all’anno – con il 30% di queste (200 miliardi circa) provenienti da viaggiatori di status élite – a fronte di un declassamento di status di circa un terzo dei frequent flyer, i vettori vedrebbero andare in fumo una cifra che si potrebbe raggiungere anche i 60-70 miliardi di dollari all’anno, a cui bisognerà sommare le mancate spese di questi membri attraverso le carte di credito corporate (carte emesse in partnership con la compagnia aerea, ndr).

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L'Autore

Gabriele Simmini
Gabriele Simmini

Giornalista. Specializzato in trasporto aereo e ferroviario, economia, agenzie di viaggi, tecnologia ed estero. Segue convention e fiere internazionali.

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