Gattinoni (Fto): «Il turismo faccia squadra» – VIDEO INTERVISTA

22 Gennaio 12:38 2024 Stampa questo articolo

MALTA – Fto ha tenuto a Malta la sua convention nazionale, che ha visto la partecipazione di circa 60 delegati e ha permesso di fare il punto sulle prospettive del settore nel 2024, individuando le problematiche sulle quali l’associazione dovrà impegnarsi, soprattutto in ambito politico.

Nella sua relazione, il presidente Franco Gattinoni ha riportato i dati di un’indagine condotta fra gli associati dalla quale risulta un’aspettativa di crescita della domanda di viaggi, ma al contempo la preoccupazione per le incertezze della situazione geopolitica internazionale. E rimangono, naturalmente, le problematiche più locali legate soprattutto all’abusivismo nell’ambito dell’intermediazione e dei servizi per l’incoming. Oltre, naturalmente, al problema del trasporto aereo che in Italia è in mano alle compagnie low cost per oltre il 60%.

L’Agenzia di Viaggi Magazine – in una videointervista – ha chiesto a Gattinoni di spiegare meglio quali sono le cause di questi squilibri di mercato e cosa pensa di fare l’associazione che guida.

Sembra che i numeri siano in crescita, ma anche i problemi. A cominciare dalle compagnie aeree…
«Sì, abbiamo presentato una situazione positiva per il 2023 e per il 2024 rimaniamo positivi. Tra le problematiche che sono irrisolte o si aggravano, quella del trasporto aereo è fondamentale. Vive di programmazione e noi abbiamo bisogno di interlocutori che non vogliono gestire e monopolizzare il tutto. Non abbiamo niente contro nessuno, ma dobbiamo lavorare di squadra. Il turismo, e soprattutto quello di qualità, ha bisogno non solamente di spostare le teste da una città all’altra, ma anche di dare un senso a tutto un indotto di alberghi, di musei che il turismo organizzato ha molto a cuore».

Ma perché qualche compagnia aerea pensa di poter fare tutto da sola? Una Ryanair, che è diventata celebre per la sua invadenza nel settore, pensa di potersi sostituire addirittura i tour operator?
«Questo perché punta solamente al guadagno e ha voglia, oltre che trasportare persone, anche di vendere il turismo, vendere alberghi e fare tutto. Queste compagnie vivono di contributi: ottengono più di 500 milioni di contributi dallo Stato italiano. Allora noi dobbiamo immaginare qualcuno che porti i passeggeri qui, d’accordo, ma che voglia anche collaborare con tutte le realtà organizzate. E poi non facciamo un errore che è fondamentale: il turismo importante arriva da oltreoceano. Le origini del turismo che a noi interessa in Italia sono negli Stati Uniti. E con queste compagnie noi collaboriamo. Poi magari abbiamo delle rotte interne, delle piccole rotte della un’isola con l’altra, che non sappiamo chi opera, quando apre e in che mesi opera. E così ci mettono spesso in difficoltà. Abbiamo già più volte attenzionato il ministero perché dobbiamo lavorare di squadra, altrimenti il Paese Italia non usufruirà di questa opportunità».

A questa convention avete invitato anche le altre associazioni di categoria. Come mai?
«Crediamo che quando abbiamo tante associazioni si dia poco valore alla rappresentanza presso le istituzioni. Dobbiamo riuscire a compattarle e portare un messaggio unico. Sappiamo che spesso facciamo fatica a farci comprendere, a presentare i nostri progetti a far capire anche le problematiche. Quindi abbiamo bisogno di unità, abbiamo bisogno di compattare. Oggi noi crediamo come Fto di avere un’organizzazione che è cresciuta. Abbiamo presentato tanti progetti e abbiamo una struttura anche organizzativa di direzione e segreteria che può essere un’opportunità anche per altre associazioni di lavorare insieme. E non soltanto a livello nazionale, ma anche a livello internazionale. Abbiamo visto l’importanza delle leggi europee, ad esempio. Noi siamo presenti in Ectaa e con tutti magari portare un messaggio, di focalizzare poche cose e cercare di essere pragmatici».

Voi siete consapevoli del valore aggiunto che date al viaggiatore. Ma come si fa a far capire al cliente che con il turismo organizzato c’è una convenienza, che non è solo economica, ma anche di altra natura?
«Più che altro c’è un servizio, c’è un aiuto, c’è un supporto. Abbiamo visto, banalmente, l’attività che stiamo facendo con gli aeroporti per la mobility delle persone con disabilità. Che spesso sono un problema per alcune compagnie aeree e che noi invece dobbiamo aiutare con delle prassi di imbarco e di assistenza che vanno portate. Spesso gli anziani non usano Internet. C’è un insieme di gente che deve muoversi e che oggi sarebbe esclusa se non ci fosse l’aiuto e il supporto anche dell’agenzia di viaggio».

Eppure il turista è disposto a pagare per un personal shopper o un wedding planner, mentre per i viaggi vuole risparmiare comprando online dai singoli fornitori…
«Direi che i turisti fanno bene a risparmiare. Ma spesso rivolgersi a un’agenzia di viaggi o un tour operator non vuol dire spendere di più. Vuol dire avere sicurezza. E questo ci porta ancora al discorso di prima. Cioè quando c’è la cancellazione, quando un subisce delle problematiche, l’agenzia o il tour operator se ne fanno carico. Quando un turista ha prenotato per conto suo ce l’ha sulle spalle e non ha nessun con cui parlare. Noi quotidianamente abbiamo visto anche quante problematiche ci sono oggi in giro per il mondo. E noi ce ne facciamo carico anche con delle persone che fisicamente sono lì per risolvere per supportare problematiche del turista. Succede anche a me, che viaggio moltissimo normalmente. Chiamo il mio numero in Italia, che dà un servizio 24 ore, e me lo risolve. Perché spesso in questi grandi hub aeroportuali in giro per il mondo non c’è più nessuno che ti dà retta. Quindi dobbiamo tornare a rivalutare il valore di professionisti che lavorano nel turismo».

Per finire, un consiglio alle agenzie su come può far capire al proprio potenziale cliente il valore del servizio che sta vendendo…
«Le agenzie di viaggi e i tour operator stanno facendo grandi passi anche dal punto di vista tecnologico. Stiamo usando l’intelligenza artificiale. Stiamo compiendo evoluzioni enormi in questo senso e vogliamo liberare le nostre risorse umane anche per dare consulenza per supportare il viaggiatore in tutte le problematiche che si possono incontrare. Questo è il passaggio del futuro. Non dobbiamo immaginarci l’adv di dieci anni fa, ma agenti che possono utilizzare le nuove tecnologie per dare l’assistenza giusta al momento giusto».

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Giampiero Moncada
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