Giungla social, mozione anti abusivi nel travel

26 Gennaio 09:42 2022 Stampa questo articolo

Pressing su Facebook e su tutti gli altri canali social affinché richiedano regolare licenza a tutti quei soggetti che intendono pubblicizzare offerte di viaggio. È la proposta lanciata da Four Seasons Natura e Cultura con una lettera inviata dal titolare del t.o., Mauro Orazi, alle associazioni di categoria Astoi, Fiavet, Fto e Aiav, con in copia tutte le principali testate giornalistiche di settore, tra cui L’Agenzia di Viaggi Magazine:

Il dramma che il mondo del turismo sta vivendo con la pandemia è ulteriormente aggravato dal fenomeno dell’attività abusiva, che sotto la pressione di una crisi economica generale ha moltiplicato le attività di organizzazione turistica illegale, complice anche l’esplodere del turismo domestico indubbiamente più facile e immediato da gestire da parte degli abusivi. È indubbio che il principale, se non unico mezzo di promozione di tali attività abusive sia oggi il canale dei social, che ha ampliato a dismisura la potenziale audience a costi praticamente nulli o quasi. Aiutato anche dalla diffusa ignoranza del grande pubblico sul tema delle autorizzazioni e licenze, che li porta a scambiare qualunque entità (dal singolo all’associazione sportiva alla società di eventi) per un’agenzia di viaggi, con la falsa deduzione che se lo fanno alla luce del sole, si vede che lo possono fare, complice anche la praticamente totale assenza di qualunque opera di controllo, prevenzione e repressione dell’abusivismo da parte degli organi preposti.

Il titolare di Four Seasons Natura e Cultura prosegue osservando che:

Per il pubblico è molto difficile distinguere le vere agenzie dagli abusivi, a maggior ragione se ne vengono in contatto sui canali social. E proprio sui canali social, in primis Facebook, chiunque può, senza alcuna verifica, classificarsi come agenzia di viaggi con un tag espressamente previsto da Fb, facendo così della vera e propria pubblicità ingannevole. La mia proposta è quindi di agire alla fonte, direttamente presso Facebook e analoghi, per richiedere di inibire l’utilizzo libero del tag agenzia di viaggi e consentirlo solo e soltanto a chi ne fornisca le prove di effettivo possesso di licenza. La richiesta potrebbe essere avallata sia da argomentazioni commerciali di mantenimento della buona reputazione del social media, sia da argomentazioni più strettamente legali sulla sua possibile correità nel reato di abusivismo, poiché la messa a disposizione pubblica e libera del tag agenzia di viaggi è una scelta dall’alto da parte del gestore del social e non un semplice contenuto pubblicato dall’utente a sua insaputa.

Non a caso l’appello di Orazi è rivolto alle associazioni di categoria perché tale richiesta avrebbe molto più peso se avanzata da chi rappresenta migliaia di regolari imprese di viaggi e turismo: «Ritengo che tale richiesta potrebbe avere qualche chance di successo se fosse elaborata in forma legalmente solida, appellandosi anche alle numerose sentenze che via via stanno sempre più sancendo la corresponsabilità dei media sui contenuti, e al fatto che nella Comunità europea la nostra attività è regolata da precise norme e sanzioni ai trasgressori. Una chiamata di corresponsabilità verso i social media nella promozione e pubblicità illegale di pacchetti di viaggio».

Parallelamente – prosegue la missiva – si dovrebbe predisporre una simile lettera, stavolta di formale diffida, a tutti quei portali che, a vario titolo ,ospitano esplicitamente pacchetti di viaggio di terzi privi della necessaria direzione tecnica, da inviare su segnalazione (o direttamente a cura di agenzie di viaggi vostre affiliate. Tali azioni, se ben concertate, strutturate e supportate da un ufficio legale all’altezza, e sottoscritte da tutte le principali categorie di rappresentanza, potrebbero rappresentare una valida azione nel contrasto all’abusivismo, contribuendo a fare chiarezza verso il consumatore su chi effettivamente è il suo interlocutore e cominciando a fare terra bruciata attorno agli abusivi. Insomma, non una soluzione radicale e definitiva, ma di sicuro una mossa che può contribuire a fare passi avanti verso una maggior tutela della nostra professione.

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