Ibiza, questione di Karma sull’isola dall’anima hippy

28 Novembre 07:00 2018 Stampa questo articolo

Sarà anche fragile, ma si dimostrerà la più resistente. A 50 anni dallo scoppio del movimento hippy (nato a San Francisco nel ‘67), l’atmosfera easy living di Ibiza, rilassata e bohémienne, rifiuta di cedere il passo alla robusta avanzata dei tempi moderni. Certo è stravincente la frenesia estiva di club e beach-party fino all’alba, per cui l’isola è riconosciuta come ombelico del mondo di edonismo e trasgressività, con la movida concentrata a Sant Antoni e Playa d’en Bossa. Ma ormai, con il party di chiusura del 6 ottobre (come avverte un cartellone appena fuori dall’aeroporto), se ne riparla a maggio, solo il Pacha resta aperto, nei weekend.

Ma oltre la musica e lo sballo, che l’hanno resa famosa negli ultimi 40 anni, c’è di più a Ibiza. E soprattutto fuori stagione, quando la dolcezza dei paesaggi e del clima fa emergere il lato B di questa isoletta lunga 45 km da punta a punta, che – come la dirimpettaia Formentera – appartiene alle 46 isole Pitiuse (isole dei pini), incluse nelle 148 isole Baleari (con Maiorca e Minorca). Pini marittimi a parte, è ricoperta di ulivi, mandorli, fichi, carrube e, da ora all’inverno inoltrato, la campagna diventa tutta verde: è la nuova primavera dopo l’estate, con la temperatura che da 25° C scende massimo a 10.

Un paradiso l’altra Ibiza. Per lo sport: trekking (è recente la sinergia tra la Dolomiti Extreme Trail di giugno 2019 in Val di Zoldo e l’Ibiza Trail, dal 30 novembre al 2 dicembre), la bicicletta, regate veliche e immersioni subacquee. Per festival teatrali, mostre d’arte contemporanea, sfilate di moda. Fino a dicembre, poi, è tempo di Ibiza Sabors, giornate gastronomiche che nei diversi ristoranti dell’isola omaggiano piatti e ricette tipiche, con gamberi rossi, aragosta, la sobrassada.

E ancora: appuntamenti con la storia e la cultura della città vecchia d’Ibiza (Dalt Vila), datata 654 a.C., che si trova sopra la città moderna, circondata da un’imponente cinta muraria di 3 km con 7 bastioni perimetrali e dal 1999 è Patrimonio Unesco. Si passeggia tra panorami che sbandierano da Formentera alla zona di lusso del Pacha, dai due porti turistici, dove attraccano in estate i tanti Vip del mondo dello sport e dello spettacolo, alla Necropolis des Puig des Molins, dove romani e cartaginesi venivano a morire per fare un bel passaggio nelle ultime ore, vista la spiritualità di Ibiza (un adulto romano è sepolto con moneta tra le mandibole per pagare l’obolo a Caronte).

Lungo le mura medievali ci sono anche la medina araba Almudaina, musei, lavori in corso per l’apertura di un Parador, musicisti che suonano. Le strade acciottolate scendono fino all’Hotel Mirador, di fronte al municipio: ex convento domenicano, ora casa stile coloniale cubana, è il più lussuoso dell’isola (Relais&Chateaux).

Di fascino più quieto l’entroterra, con insediamenti rurali tra pascoli, pecore e ritiri dove praticare yoga e meditazione. Elegante il piccolo villaggio di Santa Gertrudís, con scuola internazionale frequentata da rampolli Vip (i nipoti di Mick Jagger ad esempio). Il centro storico pedonalizzato è ricco di ristoranti e localini, tra cui il Costa, già ritrovo di artisti e intellettuali che si rifugiavano a Ibiza, poi popolare anche fra gli hippy. Nel caffè-galleria che tuttora vende arte, formaggi e jamon c’è sempre musica anni ‘60-70.

Ci sono molti turisti e repeater, in pensione completa, a Santa Eulària,15 km a est della capitale. Girano per passeggiate, calette di sabbia bianca e scura, sub, vela. Il serafico paesino è dominato dalla chiesa bianca Puig de Missa. Una tradizione (per cui Ibiza è chiamata l’Isla blanca) è quella di costruire chiese-fortezza in collina, a picco sul mare, per proteggere la popolazione dagli attacchi dei pirati. Molto semplice, ha 450 anni, con un cimiterino di rara poesia. Nel grande portico gli hippy si riunivano alle feste dei contadini, proseguendo poi per il Bar Anita a Sant Carles. Resiste il ritrovo d’antan, e anche lei, oggi ultranovantenne.

Allora la quarantenne titolare del bar era la “mamma” degli hippy. Faceva credito a quei giovani senza soldi, che nel suo locale, anche ufficio postale del paese, aspettavano rifornimenti dai ricchi genitori. Bob Dylan ci passò nel 1966, unendosi al rito di bere il tipico liquore a base d’anice Herbes de Ca n’Anneta, che ancora oggi si accoppia al dolce Flaó a base di formaggio fresco, farina, zucchero, uova, scorza di limone e menta.

Nella famosa enclave della cultura hippy, molti di loro ci sono ancora: nel frattempo sono diventati insegnanti, guide, commercianti, non frequentano più feste e casinò, ma vivono qui con la famiglia. Non stanno più in comunità e i nuovi che vengono, più giovani, sono ricchi (come Jade Jagger). Lo stile di vita che dette scandalo allora (amore libero, droghe e nudismo) si è trasformato in eccentricità, con il suo spirito alternativo e quell’aria nostalgica di libertà.

È un po’ questa la parabola che ben si coglie nei famosi mercati hippy, dove ancora li trovi, vestiti come allora. Must di una vacanza a Ibiza, il sabato a Las Dalias, dal 1980 in poi, ora con sconti del 60%: energia pro shopping a gogo per vestiti-poncho-caftani-maglie tricot-costumi-sandali-stivali-cappelli-gioielli tribal-cinturoni di cuoio-fiori-frange-merletti: uno stile che sembra déjàvu, invece sentirete la brezza della novità. Sempre moda Adlib, di vestibilità comoda e semplice, ma con guizzi di originalità artigianale e cara, al piccolo mercato di Sant Joan de Labritja, ancora oggi la comunità hippy più concentrata. Un cartellone stradale del club Amnesia avverte: Karma has no deadline.

Insomma, Ibiza cambia pelle, si rinnova, ma l’obiettivo resta la forza della leggerezza, la bellezza dell’armonia. Ibiza oblige.

Destagionalizzare con lusso e famiglie
Prova a destagionalizzare Ibiza che nel 2017 ha registrato circa 4 milioni di arrivi all’aeroporto (segnando un +6,66% rispetto al 2016), di cui 450.502 sono italiani, ovvero il terzo mercato dopo spagnoli e inglesi. Un cambio di modello che vuole recuperare e rilanciare il turismo delle famiglie, lontano dal traffico e dagli schiamazzi estivi, anche limitando l’affitto alle sole ville e alle case di campagna. Spiega Vicente Torres, direttore di Turismo di Ibiza: «Nel 1994 l’immagine di dj set dell’isola affogò in quella di droga e alcool. Ora, l’offerta di festa è interessante, questo è innegabile. Però abbiamo anche molto altro da offrire, soprattutto in chiave di turismo medio-alto, e stiamo provando a valorizzare anche segmenti turistici diversi, che tra l’altro sono più rispettosi della natura dell’isola».

Sempre più orientate al lusso le nuove strutture, come il Seven Pines: colori grigio e noce per il cool resort concepito come albergo diffuso a Sant Josep de sa Talaia, di fronte all’isolotto magnetico Es Vedrà. Leading Hotel of the World ha aperto a luglio scorso con 186 suite divise tra laguna e case sparse, e organizza escursioni in barca proposte in collaborazione con l’italiana Pershing Yachts. Per non parlare poi dell’agriturismo chic Can Curreu, il più famoso dei 40 che popolano l’isola, famosa location di feste e matrimoni vip celebrati tra i muretti a secco di Sant Carles.

Resta aperto tutto l’anno il ristrutturato hotel Thb Los Molinos a Ibiza, con le sue 170 camere tutte dislocate sulla famosa spiaggia di Ses Figueretes, ristorante sulla piscina, spa e sale per eventi. Tranquillo e considerato miglior hotel di Ibiza 2017 da Expedia, è la destinazione giusta per coppie o per vacanze con amici.

In pellegrinaggio tra i tramonti
Una cinquantina le spiaggette panoramiche, di 20-25 posti. Ce n’è per tutti i gusti: con locali scenografici e chill out, come l’Experimental beach a Cap des Falco, vicino a Sant Francesc de S’Estany. Oppure molto naturali, come Benirràs, con il suo isolotto e gli hippies che suonano i tamburi sulla spiaggia. A nord anche la tranquilla e vergine Cala d’en Serra, con le capanne di pescatori in legno e rocce, tipiche delle Baleari. C’è davvero un pellegrinaggio continuo sull’isola, anche locale, alla ricerca dei tramonti. Una caccia ai posti più belli, che spesso coincide con l’inseguimento di atmosfere esoteriche, misteriche e comunque cariche di energia.

Dimensione intima nel silenzio di Cala Llentia, soprannominata la Stonehenge d’Ibiza per Time&Space, l’installazione di 12 dolmen di basalto a Sant Josep de Sa Talaia, firmata dall’artista australiano Andrew Rogers e opera del mecenate multimiliardario Guy Laliberté, patron del Cirque du Soleil, che lì vicino ha un’immensa proprietà. Sulla costa occidentale anche Cala d’Hort, Platges de Comte e Cala Tarida, con vista a Es Vedrá, faraglione di 385 metri e importante punto magnetico della Terra, protagonista di leggende e miti.

Ottimo tramonto anche camminando fino alla Torre des Savinar (o Torre del Pirata) ma i più belli, a detta di molti, sono a Sant Antoni de Portmany, con Cap Negret, le scogliere Puertas del Cielo di Santa Agnés a vista sugli isolotti di Ses Margalides. E infine il famoso Cafè del Mar, ispirazione dell’album People from Ibiza per Sandy Marton. Quando il sole fa ‘pluff’ scatta perfino l’applauso.

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Adriana De Santis
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