Il caso Barbados: porti aperti alle crociere durante l’emergenza

Il caso Barbados: porti aperti alle crociere durante l’emergenza
08 Aprile 11:11 2020 Stampa questo articolo

«Siamo una nazione che non chiude i porti». Nei giorni del panico e dei lockdown dovuti al covid-19 un’altra reazione era possibile: è il messaggio che Barbados ha voluto lanciare. L’isola caraibica ha infatti deciso di accogliere le navi da crociera internazionali per fare in modo che potessero avviarsi le operazioni di rimpatrio. Lo racconta Anita Nightingale, direttore Europa di Barbados Tourism Marketing.

Anita Nightingale

«In un momento in cui i Paesi e i confini si stavano chiudendo, il governo di Barbados ha scelto un altro modo per affrontare l’emergenza: abbiamo deciso di tenere aperti i nostri porti per permettere l’attracco delle navi da crociera e fare in modo che tutti i passeggeri potessero tornare nelle loro case, i nostri abitanti delle isole a bordo e tutti gli altri turisti, compresi gli europei». Tra le compagnie coinvolte infatti ci sono state Royal Caribbean, Windstar, Seabourn, Aida. E Alpitour con Neos sono stati in prima linea per i rimpatri, via Francoforte.

E così un’isola da 288mila abitanti si è ritrovata, alla fine di marzo, ad accogliere dieci navi da crociera, a bordo tra i 2mila e i 3mila passeggeri ciascuna, attraccate a Bridgetown e sulla costa occidentale, mettendo naturalmente in piedi tutte le procedure sanitarie del caso, «compresa anche l’istituzione di un’area di sicurezza all’interno del porto e – da fine marzo – la quarantena di due settimane per tutti i passeggeri in arrivo – spiega la manager – Va detto che già dalla fine di gennaio a Barbados era stato introdotto lo screening della temperatura, e che sull’isola sono presenti cinque centri per la quarantena in modo da non sovraccaricare gli ospedali ed evitare il contatto tra i positivi al covid-19 e gli altri pazienti».

Una necessità con le navi che già prevedevano l’isola come port of call, ma non solo, perché in molti casi si trattava di itinerari che non avrebbero toccato Barbados. Un dovere morale, come lo ha definito anche il primo ministro Mia Mottley, e un atto di collaborazione.
«La nostra è tra le poche isole caraibiche a non aver posto un travel ban, e i suoi porti rimangono aperti. Il nostro primo ministro lo ha anche spiegato ai cittadini, sottolineando il fatto che anche questo rientra in quello che era già il nostro piano: rendere il 2020 un anno dedicato a incrementare la sostenibilità e la responsabilità sociale».

Cosa resterà nel mondo del turismo e nelle nostre abitudini di viaggio (e non solo) di questo periodo sospeso? «Mi auguro che sapremo apprezzare maggiormente quello che abbiamo e che sapremo dare più pienezza di significato ai nostri viaggi. Credo che ne usciremo più consapevoli del perché vogliamo viaggiare e con chi».

I primi casi di covid-19 a Barbados sono stati annunciati il 17 marzo e da allora sono saliti a circa una sessantina. Dall’inizio di aprile l’isola è in lockdown, al momento fino al 15 aprile.

L'Autore

Mariangela Traficante
Mariangela Traficante

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