Il piano destagionalizzazione del ministro Santanchè

Il piano destagionalizzazione del ministro Santanchè
23 Settembre 07:00 2025

Saltiamo a piè pari l’abc del travel e partiamo direttamente dalla lettera “d”. D come destagionalizzazione, condizione imprescindibile per far spiccare un ulteriore salto di qualità al settore.

L’estate in questo senso ha fornito buone risposte, con giugno e settembre – i mesi “spalla” – ad alto gradimento. Per saturazione settembre risulta addirittura superiore alla media del trimestre estivo. E a giugno si sono contati quasi 17 milioni di arrivi. Siamo alla svolta?

UN’ITALIA PIÙ LUNGA

Piano con i facili entusiasmi: i numeri sono buoni, ma serve un’Italia con un appeal senza pause, capace di allungare la stagione. Almeno fino a ottobre. Da qui passa la strada che conduce all’oasi della destagionalizzazione. È qui che deve abbeverarsi il turismo italiano per trovare nuova linfa.

Daniela Santanchè ne ha fatto il suo cavallo di battaglia e sottolinea con soddisfazione i primi responsi estivi: «Senza dubbio – osserva il ministro del Turismo – Nel trimestre giugno-agosto abbiamo registrato oltre 61,3 milioni di arrivi, con una crescita del 7,5% rispetto ai 57 milioni dello stesso periodo dell’anno scorso. Le previsioni Enit indicano che, includendo settembre, potremmo arrivare a circa 70 milioni di turisti, con un incremento di 5 milioni (+7,69% rispetto al 2024), di cui 38,5 stranieri».

Va bene, ma per puntare a risultati solidi, la visione – uno dei cardini principali della strategia del Mitur – va resa strutturale, con misure concrete. Facciamo un esempio, ministro? «Il fondo da 34 milioni di euro per il rilancio dei piccoli comuni a vocazione turistica, anche se bisogna ammettere che nessuna misura economica, da sola, può essere sufficiente».

Insomma, bisogna incidere in maniera profonda nel tessuto turistico, per trasformarlo in un abito decisamente alla moda. «Lavoriamo in stretta sinergia con gli operatori del settore, per garantire, non solo una migliore gestione dei flussi, ma soprattutto maggiore stabilità, occupazione e prospettive di crescita per l’intera filiera».

IL REBUS SCUOLA

Avanti tutta allora, ma c’è un “però” grande come una casa: il calendario scolastico e le esigenze familiari restano un limite per la destagionalizzazione. E qui, va detto, trovare una soluzione che salvi capra e cavoli non è semplice. All’estero il sistema scolastico funziona in maniera differente dal nostro, legato a una tradizione difficile da scalfire.

Per accontentare operatori e clienti e affrontare la questione del calendario scolastico il Mitur ammette: è necessario un approccio interministeriale. «Per questo – spiega Santanchè – stiamo lavorando in stretta sinergia con altri dicasteri competenti per valutare iniziative che possano conciliare le esigenze didattiche e familiari e promuovere un turismo distribuito meglio nell’arco dell’anno, rendendo le partenze in periodi non convenzionali una scelta più agevole».

E sul tavolo, puntualissimo, compare una nostra vecchia conoscenza: il caro voli, of course, che incide direttamente sull’accessibilità delle destinazioni. Resta quindi vivo il dialogo tra istituzioni e operatori del settore aereo per identificare soluzioni e favorire un mercato più competitivo anche in bassa stagione. «Trovare una quadra definitiva – riconosce il ministro – è essenziale per incentivare i flussi turistici e rendere il viaggio in Italia conveniente e attrattivo tutto l’anno».

PROMOZIONE E IMPRESE

E poi c’è il punto chiave: incentivare l’aspetto promozionale da un lato e le imprese – indecise se chiudere e ristrutturare o proseguire oltre settembre – dall’altro significherebbe trovare la quadratura del cerchio? Santanchè non ha dubbi: «È un’analisi che coglie perfettamente il punto nevralgico della sfida legata alla destagionalizzazione. Allineare gli sforzi promozionali con la sostenibilità economica delle imprese non è solo un obiettivo, ma la vera e propria condizione per trasformare il turismo italiano da un modello stagionale a uno resiliente e continuativo».

Per raggiungere l’equilibrio la promozione deve evolvere verso una strategia capace di valorizzare le unicità del territorio al di fuori dei mesi di punta. Perciò vanno incentivati il turismo culturale ed enogastronomico e bisogna puntare al turismo congressuale, settore in cui l’Italia si riconferma prima in Europa – aumentando il divario con la Spagna – e seconda nel mondo, dietro solo agli Stati Uniti. Il sorpasso? Sarà il D-Day (appunto).

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L'Autore

Fabrizio Condò
Fabrizio Condò

Giornalista professionista, innamorato del suo lavoro, appassionato di Storia, Lettura, Cinema, Sport, Turismo e Viaggi. Inviato ai Giochi di Atene 2004

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