La solitudine degli operatori neve: “Ignorati dal governo”

25 Novembre 13:32 2020 Stampa questo articolo

Gli impianti sciistici italiani rimarranno chiusi per le vacanze di Natale al 99% e per gli operatori della neve equivarrà ad una perdita di circa un terzo del fatturato dell’intera stagione invernale. È quanto si prevede con il nuovo Dpcm atteso in queste ore che quasi sicuramente adotterà le restrizioni indicate anche dall’Unione Europea per il turismo invernale.

Ma ancora una volta si prospettano provvedimenti a macchia di leopardo nei vari Paesi europei col rischio di disorientare operatori e clientela del prodotto-neve. Valeria Ghezzi, presidente di Anef (Associazione Nazionale Esercenti Funiviari-Federturismo) sottolinea:«Ad oggi sappiamo per certo che Svizzera, Polonia e Spagna apriranno i loro impianti e che l’Austria è orientata ad aprire i comprensori con un contingentamento dell’affluenza sule piste al 50%. Mentre Baviera e Francia sembrano inclini a tenere chiusi tutti gli impianti. Una situazione a dir poco paradossale che danneggerà ulteriormente i comprensori sciistici italiani. Noi operatori degli impianti-neve stimiamo una perdita di circa 400 milioni di euro, ovvero un terzo del fatturato dell’intera stagione invernale».

Ma quel che ha provocato una dura reazione dell’Anef e di altri operatori del settore neve, è stata la mancata convocazione di un tavolo di confronto e l’assenza di operatori di settore nei “salotti” delle trasmissioni televisive di Rai, Mediaset e La7 che in questi giorni hanno dato vita ad un battage mediatico sulla neve.

«Non siamo stati ascoltati dal governo, come è invece avvenuto in altri Paesi, abbiamo subìto una decisione che equipara le piste da sci alle discoteche estive, quando  noi operatori della montagna avevamo studiato un piano d’azione nel rispetto di indispensabili regole igienico-sanitarie. Comprendiamo che in questo difficile momento la priorità va data alla salute ed in seconda battuta alle scuole, ma non si può gestire un settore così nevralgico per il turismo senza ascoltare chi ci lavora e conosce nel dettaglio la logistica e la mobilità in montagna», prosegue Ghezzi.

Per il presidente di Anef, infine,  i media sono responsabili di una informazione unilaterale. «Ospitare in Tv virologi e politici per parlare di neve senza coinvolgere chi ci lavora ogni giorno e conosce le problematiche è stata percepita da tutti noi come una mancanza di rispetto ed un’inaccettabile parzialità nel fare informazione pubblica. Sarebbe bene ricordare che  nel turismo invernale legato alla neve sono coinvolti circa 120mila addetti (di cui 15mila solo per gli impianti di risalita), senza considerare le migliaia di occupati in tutto l’indotto».

Alla voce di Anef si è aggiunta anche quella di Confturismo che in una nota invoca un coordinamento-neve e ricorda che l’azzeramento dei flussi di turismo bianco equivale ad una perdita della spesa – tra alloggio, ristorazione, impianti sciistici, shopping, intrattenimento e servizi vari – stimata intorno ai 2,4 miliardi di euro solo nell’arco alpino tra dicembre e marzo. Cifra a cui si deve aggiungere anche la mancata spesa per l’acquisto di accessori, abbigliamento e attrezzature per lo sci e l’ulteriore perdita di spesa complessiva derivante dalle altre località sciistiche del nostro Paese.

In condizioni di normalità – prosegue la nota dell’associazione – il numero di presenze turistiche complessive atteso nello stesso periodo in quell’area, inteso come numero di notti a destinazione, è di circa 20 milioni.

“E anche nell’ipotesi di una riapertura degli impianti – conclude Confturismo – sempre tenendo conto delle restrizioni alla mobilità dei turisti sia per l’ingresso dai confini nazionali sia per lo spostamento tra Regioni/aree del Paese, verrebbero a mancare oltre 12 milioni di notti a destinazione pari ad una perdita stimata di spesa di almeno 1,7 miliardi di euro”.

C’è poi l’aspetto economico che solo riferito all’innevamento artificiale, solitamente attivato proprio in questo mese, significa un investimento complessivo (per tutti i comprensori sciistici italiani)  di oltre 100 milioni di euro. «Soldi che a questo punto è bene non spendere – osserva il presidente di Anef, Ghezzi – perché sarebbe uno sperpero innevare piste che a Natale rimarranno chiuse. Non ce lo possiamo permettere».

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Andrea Lovelock
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