L’invasione dei robot negli scali orientali

10 Ottobre 14:53 2016 Stampa questo articolo

Gli aeroporti amano sempre di più i robot. Dopo i totem computerizzati per il check in destinati ad aumentare a dismisura e Spencer, l’umanoide progettato da Klm per lo scalo di Schipol in grado di accogliere e dare informazioni ai passeggeri, ora arrivano i cyborg che accompagnano e vigilano sulla sicurezza. Le new entry vengono come consuetudine dal tecnologico Oriente. Specie dal Giappone dove i robot sono utilizzati dai due scali internazionali di Tokyo in una sorta di gara di simpatia da ingaggiare con i viaggiatori. In palio la reputation degli scali. In quello di Narita ad esempio c’è Nao, un umanoide fabbricato dalla francese Aldebaran Robotics, già visto nei panni dell’aiuto concierge al Marriott belga di Ghent, che dallo stand della Bank of Tokyo-Mitsubishi consiglia i viaggiatori sul cambio valuta in inglese, cinese e giapponese.

All’Aeroporto di Haneda invece si possono chiedere consigli sui treni a Pepper, l’umanoide che da quasi un anno fa parte dello staff delle ferrovie Keikyu, o incappare in Emiew3, cyborg di terza generazione della Hitachi, che non si limita a dare informazioni generiche ma accompagna i turisti bisognosi di orientarsi al terminal 2 dello scalo, uno fra i dieci migliori al mondo. Alto 90 centimetri per 15 kg di peso, Emiew3 si muove su ruote, anche su superfici con piccoli dislivelli, e può raggiungere una velocità massima di 6 km/h. Evita gli ostacoli in movimento e sa rialzarsi da solo dopo una caduta. Equipaggiato con telecamere di rete e 14 microfoni, è in grado di riconoscere immagini e voci grazie a un cervello remoto, collegato a un computer centrale che monitora a distanza il suo comportamento. Per renderlo ancora più umano, poi, i progettisti gli hanno montato un led a forma di cuore sul petto che lampeggia quando parla. Emiew3 è un robot-hostess che in perfetto inglese o giapponese è in grado di indicare la libreria o accompagnare al duty free, ma anche di aiutare gli anziani e i bambini e supportare i passeggeri in operazioni più delicate, come prelievi con le carte di credito.

In Cina, per la precisione all’aeroporto di Shenzhen, centro non lontano da Hong Kong, si sono spinti più in là con i servizi alla clientela, preferendo alla cortesia un supporto più concreto. In tempi come questi avrà pensato il management dello scalo è più importante offrire un ambiente tranquillo ai viaggiatori che non un farfugliatore di informazioni. Così è entrato in servizio AnBot (crasi tra sicurezza e automa), il primo agente di sicurezza robotico cinese. Alto un metro e mezzo, con un peso di 150 kg e una velocità massima di 18 km orari, AnBot ha un aspetto che ricorda per colori e forma RD D2 di Guerre Stellari, scossa elettrica anti molestatori esclusa. Sebbene, infatti, il compito del robot sia quello di affiancare agenti di polizia in carne e ossa impegnati a rilevare presenza di droga o esplosivi all’interno di valigie o tra gli abiti dei viaggiatori, il cyborg non è propriamente un Robocop perché non è armato, ma “solo” dotato di un potente dissuasore che lancia una scarica in grado di immobilizzare i malintenzionati, e di un pulsante sos che permette a chi lo preme di parlare con il posto di polizia più vicino. In pratica un prototipo che il ministero della difesa cinese sta sperimentando nello scalo in attesa di fargli pattugliare le strade. Quello sì, uno scenario da film di fantascienza.

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L'Autore

Valentina Neri
Valentina Neri

Giornalista

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