Questa casa (non) è un albergo: evoluzione “long stay”

Questa casa (non) è un albergo: evoluzione “long stay”
08 Agosto 12:11 2025

Vivere in un hotel o soggiornarvi per un lungo periodo, un trend che negli ultimi anni, soprattutto dopo la pandemia, sembra essere tornato in auge. Sì perché quello che può sembrare un nuovo trend in realtà era già una abitudine abbastanza diffusa tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, soprattutto tra i ricchi, gli artisti e i bohémien, che sceglievano il comfort e i servizi di un hotel piuttosto che affrontare i tanti problemi di gestione di una casa di proprietà.

Numeri alla mano, dal 2021 al 2024 il settore extended‑stay negli Stati Uniti ha attirato oltre 62 miliardi di dollari di capitali, rappresentando quasi la metà degli investimenti totali nel settore alberghiero Usa e si prevede che il mercato globale degli hotel per soggiorni prolungati si espanderà da 62,8 miliardi di dollari, entro il 2025, a 143,2 miliardi di dollari entro il 2035, registrando una notevole Cagr (crescita percentuale media) dell’8,6%.

Una crescita alimentata dalla crescente domanda di alloggi di maggiore durata da parte dei tanti lavoratori da remoto, dai nomadi digitali e dai viaggiatori d’affari che cercano alloggi stile hotel con comodità tipiche di una casa, come un angolo cottura, uno spazio di lavoro e una lavanderia.

I PLAYER DEL MERCATO

Principali attori del mercato per soggiorni prolungati sono i grandi brand mondiali dell’ospitalità, ma anche i marchi regionali, boutique hotel e fornitori indipendenti che rappresentano una buona fetta della grande torta in cui Marriott International (Residence Inn & TownePlace Suites), Hilton Worldwide (Homewood Suites) e InterContinental Hotels Group (Staybridge Suites & Candlewood Suites) rappresentano collettivamente circa il 40%.

Questi marchi dominano il mercato con un ampio portafoglio di proprietà, servizi standardizzati per soggiorni prolungati e forti programmi di fidelizzazione.

Ai marchi regionali, tra cui Choice Hotels (MainStay Suites & WoodSpring Suites), Wyndham Hotels (Hawthorn Suites) e Accor (Adagio Aparthotels), va circa il 25% del mercato, con un’offerta che attira la fascia economica media.

I marchi di nicchia e i boutique hotel per soggiorni prolungati, come Sonder e The Ascott Limited, rappresentano circa il 15% del mercato. Questi operatori si concentrano su esperienze premium, appartamenti serviti e si rivolgono in modo speciale a viaggiatori d’affari.

RESIDENZE DI LUSSO NELLE GRANDI CITTÀ

A New York, Los Angeles e Londra sale la richiesta di hotel di lusso per soggiorni prolungati. Imprenditori e viaggiatori benestanti cercano sistemazioni grandi con suite spaziose, servizi di portineria di fascia alta e programmi di benessere.

In queste città Aka Hotels & Hotel Residences, grazie alla posizione strategica delle sue strutture, guida il segmento offerta lusso, mentre Fraser Suites (aparthotel) genera entrate importanti in centri finanziari come Singapore, Dubai e Parigi.  Gli hotel del brand offrono appartamenti di lusso completamente serviti con servizi business personalizzati, ristoranti gourmet e strutture ricreative premium.

C’è poi l’ultra lusso e nel mercato domina The Ritz-Carlton Residences di Marriott combinando servizi alberghieri a cinque stelle con una vita in stile residenziale, seguito da Four Seasons Private Residences che genera entrate importanti a Bangkok, Londra e Beverly Hills, Los Angeles, dove dirigenti internazionali e ospiti di alto profilo scelgono soggiorni a lungo termine per la loro privacy, sicurezza e servizi di livello mondiale.

The Four Seasons Residences Bangkok in particolare, beneficia della domanda tra diplomatici e amministratori delegati multinazionali.

STATI UNIT AL TOP MA CRESCONO ALTRI MERCATI

Gli Stati Uniti mantengono la loro posizione di leader di mercato nel settore, espandendosi con un Cagr dell’8,7% fino al 2035, l’infrastruttura alberghiera del Paese e la grande presenza di viaggi d’affari a lungo termine favoriscono il mercato.

New York City, San Francisco, Dallas e Chicago ospitano una vasta gamma di marchi come Extended Stay America, Marriott’s Residence Inn e Hilton’s Homewood Suites, ognuno dei quali offre residenze a servizio completo con cucine, spazi di lavoro e tariffe per soggiorni di lunga durata.

Ma, dall’altra parte del pianeta, il mercato indiano degli hotel long stay sta vivendo uno slancio eccezionale e dovrebbe crescere a un Cagr del 12,9% fino al 2035, rendendolo l’India il Paese in più rapida crescita in questo segmento.

Nella regione indiana la rapida urbanizzazione dei grandi centri, unita a una forza lavoro giovane e mobile, la proliferazione di startup tecnologiche con tanti liberi professionisti che lavorano a distanza, hanno stimolato la domanda di alloggi a lungo durata in hub chiave come Bengaluru, Hyderabad e Pune.

Cresce anche il mercato cinese soprattutto a Shanghai, Pechino e Shenzhen. Questi centri urbani attirano un numero sempre crescente di business travelers che restano per lunghi periodi.

L’EUROPA

Nel Vecchio Continente è il Regno Unito ad aver la migliore previsione di crescita con un Cagr che salirà fino al 10%. In particolare, la posizione strategica di Londra nella finanza globale, nell’istruzione e nella ricerca, la rende una calamita per professionisti, studenti internazionali e ospiti di grandi aziende.

Buone previsioni anche per la Germania dove il mercato soggiorni lunghi dovrebbe crescere costantemente a un Cagr dell’8,6% fino al 2035 grazie a città come Berlino, Monaco e Francoforte che sono hub chiave nel sistema imprenditoriale europeo.

NUOVI MODELLI: GLI HOTEL IBRIDI

Tra le varianti dei soggiorni lunghi è entrata da qualche anno ormai l’ospitalità ibrida, ovvero quelle strutture ricettive che combinano diverse funzioni e servizi, superando il modello tradizionale di hotel per includere spazi di lavoro, aree per il co-working, alloggi flessibili e servizi personalizzati.

Sono in pratica un vero ecosistema integrato che mira a soddisfare le esigenze di diversi tipi di viaggiatori, offrendo esperienze più dinamiche e flessibili rispetto ai classici hotel. 

Tra i brand più noti dell’ospitalità ibrida c’è The Social Hub, ideato dallo scozzese Charlie MacGregor, che ha aperto la prima struttura nel 2012 e oggi ne conta ben 21.

Alloggi, ristoranti, bar, palestra, negozi, spazi per riunioni ed eventi, coworking di alto profilo: questo è l’universo che ogni struttura del marchio propone ai suoi ospiti che sono in cerca di una sistemazione, ma anche di una comunità con cui condividere.

Gli hotel sono distribuiti in  diverse città europee, da Vienna a Berlino, da Amsterdam a Porto, da Madrid a Parigi e Porto. In Italia The Social Hub ha quattro strutture, tra cui le nuove di Firenze Belfiore e Roma San Lorenzo, e, in prossima apertura, una struttura a Torino.

Il modello ha già tanti replicanti, per citarne alcuni: Mama Shelter, Moxy by Marriott, Motto by Hilton, Lhg, che si concentrano nelle grandi città e nei luoghi più iconici.

Rispetto alla classica ospitalità long stay il format propone una formula più giovanile e certamente economicamente più accessibile, particolare che sicuramente ha contribuito al suo successo.

L'Autore

Carla Villani
Carla Villani

Guarda altri articoli