Shopping tourism: il business c’è, ma il turismo può fare di più

23 Novembre 15:20 2018 Stampa questo articolo

Oltre 2,6 miliardi di euro di spese complessive è generato dai viaggiatori a Firenze, Milano, Roma e Venezia secondo lo Shopping Tourism Italian Monitor di Risposte Turismo, presentato nel corso del forum sul tema nel capoluogo toscano. E in queste quattro città il target specifico dei turisti dello shopping è formato da circa 1,5 milioni di persone.

Il business c’è, eccome, e si concentra per lo più sui beni made in italy nei settori dell’abbigliamento, dei gioielli e dei prodotti artigianali. Eppure il segmento non sembra ancora ben focalizzato. In Italia è arrivato, quindi, il momento di strutturare l’offerta sulla base di un’adeguata sinergia tra il mondo del retail e il turismo.

I numeri delle quattro città-guida, come ha osservato Francesco di Cesare, presidente di Risposte Turismo, sono solo la punta dell’iceberg di questo segmento di traffico turistico, sorprendentemente sottovalutato dagli operatori del settore dei viaggi: «Gli operatori turistici – ha commentato – sembrano sonnecchiare rispetto a questa modalità turistica che presenta una domanda di grande appeal come dimostrano le oltre 80 vie dello shopping in Italia (dislocate tra Firenze, Milano, Roma, Bologna, Cortina, Capri e non solo) e i 26 outlet per un totale di oltre 670mila metri quadrati di vetrine. Tra l’altro, nella classifica delle prime 15 high street dello shopping del mondo, sei sono italiane. Per non parlare, poi, degli aeroporti e delle stazioni ferroviarie che stanno ormai diventando grandi aree commerciali, rientrando tra i luoghi preferiti per lo shopping dagli stranieri».

Dunque, quella di un’offerta poco strutturata è un’occasione persa? Fino ad oggi pare proprio di sì, considerando che nel quadro internazionale ci sono quattro destinazioni come Stati Uniti, Cina, Russia e Dubai, dove il 15% dei viaggiatori si reca per fare shopping. Non a caso, proprio questi quattro Paesi vengono definiti i principali shopping driver da monitorare con continuità.

Detto ciò, non si può dire che siamo all’anno zero: esiste già una base di partenza, grazie soprattutto alle iniziativa del retail. Secondo la ricerca di Risposte Turismo, infatti, il 58% degli outlet ospita nel loro sito una sezione dedicata al turismo per far vivere il territorio. E dal mondo del turismo organizzato si è cominciato a far qualcosa: sono stati ideati pacchetti incoming e, sui circa 90 shopping tour realizzati finora, il 40% coinvolge un outlet, uno su tre prevede il personale shopper e il costo del pacchetto si aggira mediamente sui 90 euro, compresi transfer, tour guidato, personal shopper, personal card, visite guidate a musei d’azienda, pasti, Vip card con sconti. Ma nel corso del forum di Firenze è stato ribadito che si tratta di un fenomeno che va sicuramente potenziato.

Da Risposte Turismo è giunto anche un primo identikit dello shopping tourist. Si tratta di una persona che effettua 2-4 viaggi l’anno di durata media di 3-5 giorni, si muove con amici o in coppia e nel 79% dei casi si organizza in modo autonomo, influenzato prevalentemente da due fattori: gli sconti e i prodotti. Un dato, questo, che testimonia la debolezza dell’offerta organizzata e una scarsa propensione a informare lo shopping tourist sulle opportunità di visita sul territorio. Può bastare l’esempio di Firenze, dove solo nel 55% degli alberghi gli ospiti trovano informazioni turistiche sui luoghi da visitare.

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L'Autore

Andrea Lovelock
Andrea Lovelock

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