Stagione bianca, l’apertura verso lo slittamento a metà gennaio

Stagione bianca, l’apertura verso lo slittamento a metà gennaio
23 Dicembre 10:30 2020 Stampa questo articolo

Sale la preoccupazione dei gestori degli impianti di risalita italiani di fronte alla crescenza incertezza sulla data di riapertura che a questo punto potrebbe slittare a metà gennaio.

È Valeria Ghezzi, presidente Anef  a delineare questo slittamento nel calendario operativo delle stazioni sciistiche, esprimendo esplicitamente – nel corso di un incontro promosso da Skipass – lo stato d’animo degli operatori della neve.

«Se avessimo avuto una risposta sulle aperture staremmo già lavorando per aprire. Ma abbiamo una situazione sanitaria che non tranquillizza. Oggi c’è grande incertezza e non sappiamo se realmente il 7 gennaio potremo aprireÈ difficile pensare a come aprire non avendo un protocollo approvato dal Cts, soprattutto. Se non lo approvano entro Natale, ed è impensabile arrivati a questo punto, il 7 non potremo aprire».

Ghezzi osserva poi che «i governatori dei territori di montagna hanno fatto di tutto per darci una manola speranza che ci resta è riuscire ad aprire nella seconda metà di gennaio, che a oggi è l’obiettivo realistico, ma serve che calino i contagi per ottenere questo abbiamo scritto a diversi membri del governo, anche tramite Confindustria, ma ad oggi non abbiamo ancora raccolto certezze sul futuro. Mi sono resa conto che vista l’evoluzione della situazione pandemica è molto difficile avere un confronto risolutivo su questi temi».

Il problema non è, però, solo nazionale, come Ghezzi evidenzia «Con l’Austria che aprirà e la Svizzera che non ha mai chiuso, spero che anche in Italia si capisca che non possiamo essere l’unico territorio delle Alpi a non aprire. Anche i francesi hanno un obiettivo di apertura e una chiarezza sui ristori, cosa che a noi manca completamente. Noi siamo tutti pronti, nel momento in cui si potesse aprire, a rimboccarci le maniche e farlo nel tempo più breve possibile, ma abbiamo bisogno di risposte che non arrivano».

L’impatto economico della chiusura resta centrale nell’analisi dell’emergenza. E se dovesse confermarsi lo slittamento a metà gennaio, per le stazioni alpine significherebbe oltre mese di  blocco totale: «Dai conti che ho fatto – ha infine sottolineato Ghezzi – sul piano economico conviene aprire, se si riesce a farlo, entro fine gennaio o al massimo ai primi di febbraio. Se si andasse oltre non converrebbe più. Intanto per un motivo strettamente economico: non guadagneremmo, ma potremmo ridurre i debiti. Poi, per tenere in vita le nostre stazioni dando lavoro alla nostra gente e mantenere la montagna in vita. Noi vogliamo aprire – conclude Valeria Ghezzi -, faremo il possibile e anche l’impossibile, seppure tra mille incertezze, però non vogliamo e non dobbiamo illudere nessuno. Per noi questa non è solo una sciata, ma una questione di vita o di morte. È un pezzo di economia del Paese che rischia di scomparire. E finora non sono stati stanziati adeguati ristori per i lavoratori del settore, gran parte dei quali sono stagionali, così da aiutarli ad affrontare questa crisi così lunga».

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Andrea Lovelock
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