Super Iva nel turismo:
allarme tra gli albergatori

09 Settembre 12:29 2019 Stampa questo articolo

Nuovo governo e prime preoccupazioni per il settore del turismo, soprattutto riguardo al tema tasse. Il neo ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, starebbe infatti vagliando varie ipotesi per contrastare l’aumento dell’Iva. Tra queste – secondo il quotidiano La Repubblica – ci sarebbe una proposta del M5S di aumentare l’aliquota solo su alcuni settori e solo per i pagamenti in contanti (detto aumento selettivo, ndr).

Dal prossimo 1° gennaio, infatti, l’idea sarebbe quella di passare dal 10% al 23% di imposta Iva per i clienti che pagano in contante nel settore ristorazione, alberghi e manutenzione della casa. Chi paga in maniera tracciabile (bonifici, pagamenti digitali e con carta, ndr) dovrebbe subire sempre una imposta al 23%, ma usufruendo di un meccanismo di rimborso dell’Iva pagata in più, nell’ordine di un 10-15% della spesa complessiva. Rimborso che verrebbe dato sotto forma di credito d’imposta, mentre per gli incapienti ci sarebbe una sorta di meccanismo di ristoro monetario.

Un progetto che ha subito visto un’alzata di scudi da parte di Alessandro Nucara, direttore generale di Federalberghi, che su Twitter ha commentato così la proposta: «Se il buongiorno si vede dal mattino, allora si può dire che iniziamo male, molto male, malissimo! Aumentare l’Iva sui servizi alberghieri e della ristorazione significherebbe mandare fuori mercato le imprese del turismo e affossare la capacità competitiva del sistema Italia».

Per il presidente di Federalberghi Veneto, Marco Michielli questa proposta sarebbe perfino «un incubo di una notte di fine estate. Leggo con sgomento che sarebbe sul tavolo del Governo l’ipotesi di un aumento selettivo dell’Iva, dal 10% al 23%, per reperire risorse e che il provvedimento riguarderebbe alcuni settori affermati a maggior rischio di evasione. Mi preme far osservare all’incauto estensore che includere gli alberghi tra le imprese a maggior rischio di evasione indica quantomeno una scarsa conoscenza delle dinamiche burocratiche e di controllo cui sono sottoposte», sottolinea Michielli.

Per Federalberghi Veneto, inoltre, il provvedimento creerebbe «solo un’inutile complicazione: quella di dover ricostruire il sistema di compensazione. Faccio notare – riprende il presidente – che grossomodo il 50% dei clienti che soggiornano in hotel è straniero: come si pensa di ricompensare la maggiore imposta pagata dai turisti che risiedono all’estero? Credo che, con questo tipo di discriminazione su base nazionale, il provvedimento non passerebbe il minimo vaglio europeo. Dal governo, invece, ci aspettiamo sgravi e il taglio del cuneo fiscale».

L'Autore

Gabriele Simmini
Gabriele Simmini

Giornalista. Specializzato in trasporto aereo e ferroviario, economia, agenzie di viaggi, tecnologia ed estero. Segue convention e fiere internazionali.

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