Thomas Cook, il bluff cinese: Fosun acquisisce il marchio

04 Novembre 07:00 2019 Stampa questo articolo

Rifiutata l’offerta di Tui e di altri gruppi, gli amministratori di Thomas Cook hanno accettato, senza battere ciglio, l’offerta di Fosun International, il fondo cinese già proprietario di Club Med e azionista di maggioranza dello storico tour operator britannico, fallito il 23 settembre 2019. Se non si tratta di un bluff in grande stile, poco ci manca, visto l’enorme coinvolgimento di Fosun nel mancato “salvataggio” del Gruppo inglese pochi mesi fa (costato la perdita di circa 22mila posti di lavoro e il rientro forzato di quasi 14mila passeggeri in giro per il mondo, ndr).

Così il brand Thomas Cook passa direttamente in mano ai cinesi, che lo hanno acquistato per la cifra di 11 milioni di sterline (12, 75 milioni di euro circa). Fosun, che ha acquisito anche i due brand di hotel più recenti del Gruppo, Casa Cook e Cook’s Club, ha già annunciato il suo obiettivo: vendere pacchetti vacanze a marchio Thomas Cook in tutto il globo. Una continuità d’intenti, a prima vista, con quello che è sempre stato il core business del più antico tour operator al mondo (Thomas Cook ha chiuso dopo circa 178 anni di attività, ndr).

I PROGETTI DI FOSUN. L’acquisto del brand prevede, oltre ai diritti intellettuali sul marchio, anche la possibilità di utilizzare e sviluppare i siti internet, le app e i social media a nome Thomas Cook. In prospettiva, secondo il Financial Times, i cinesi faranno di Thomas Cook una Ota (Online travel agency) con l’obiettivo di continuare a far viaggiare una maggioranza di clienti europei. Il top management di Fosun ha anche accennato a un prodotto a marchio Thomas Cook spendibile per i cinesi che vanno all’estero.

«L’acquisizone del marchio Thomas Cook permetterà al nostro Gruppo di espandere il business turistico grazie alla grande penetrazione del brand e alla forte crescita dei flussi turistici in Cina – ha commentato, infatti, il presidente di Fosun, Qian Jiannong – Ora ci concerteremo nella crescita delle attività di business di Thomas Cook cercando di creare sinergie con i nostri prodotti già presenti sul mercato». Secondo alcune indiscrezioni, inoltre, l’offerta di Tui Group sarebbe stata rifiutata perché il colosso tedesco avrebbe voluto acquisire esclusivamente i diritti relativi al dominio internet di Thomas Cook.

COME SI È ARRIVATI AL FALLIMENTO. Dallo scorso aprile i cinesi di Fosun erano diventati gli azionisti di maggioranza del Gruppo inglese raggiungendo il 18% delle azioni, dopo l’acquisto di un pacchetto di circa il 3% delle quote. Nei mesi successivi il conglomerato cinese aveva portato avanti un piano di investimenti e iniezione di liquidità per salvare il già traballante Gruppo Thomas Cook: il progetto preveda un esborso di quasi 1 miliardo di euro (più o meno 900 milioni di sterline), di cui solo la metà sarebbe stata investita da Fosun International (che avrebbe poi comprato ulteriori quote della holding raggiungendo il 75% delle azioni, ndr).

Il progetto fu clamorosamente stoppato in seguito alla richiesta delle banche creditrici di ulteriori 200 milioni di sterline di garanzie per permettere a Thomas Cook di affrontare la bassa stagione senza intoppi. Lo stallo delle trattative portò rapidamente il tour operator a dichiarare bancarotta.

LO SPEZZATINO DEL BUSINESS. Per la cronaca, anche il governo inglese, guidato da Boris Johnson, aveva rifiutato di salvare il colosso del travel attraverso un prestito-ponte. Nei giorni successivi al 23 settembre 2019, alcuni analisti avevano criticato la scelta di Fosun International di non investire ulteriori 200 milioni di sterline nel piano Thomas Cook, facendo presagire una precisa volontà strategica dei cinesi nel voler affossare il t.o. per poi comprarne le spoglie a un prezzo molto più basso.

Le varie attività, nel frattempo, hanno avuto destini diversi: il network inglese Hays Travel ha acquisito 555 punti vendita nel Regno Unito per poco più di 6 milioni di sterline; la linea aerea Condor è stata salvata dal governo tedesco con un prestito-ponte; la parte scandinava del business sopravvive con l’ingresso di investitori privati, circa 135 hotel nel mondo che erano nella programmazione Thomas Cook sono invece passati sotto il cappello di Tui Group.

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L'Autore

Gabriele Simmini
Gabriele Simmini

Giornalista. Specializzato in trasporto aereo e ferroviario, economia, agenzie di viaggi, tecnologia ed estero. Segue convention e fiere internazionali.

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