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Turismo, l’Ezhaya-pensiero:
«Pst, scioperi e signorie»

Pier_Ezhaya_Astoi

Se il turismo fosse una partita di poker, la mossa del presidente Astoi Confindustria Viaggi, Pier Ezhaya, sarebbe senza dubbio il raise, il rilancio. Lo dimostra in questa intervista di midterm, per dirla all’americana, in cui – dritto, ficcante – dice la sua sui temi cardine di questa annata: dal Piano strategico («servono risorse che finora non ho visto») agli scioperi di luglio («severo sfregio al settore»), fino all’irruzione dell’Ai nel travel («sui servizi avrà effetti di elevata magnitudo, non necessariamente positivi»). Ma tra tutti, un argomento gli sta a cuore: Adv Overview, la piattaforma by Astoi che mappa le agenzie di viaggi in regola. Una toppa sulle mancanze della ministeriale Infotrav, andata di traverso a qualcheduno. «In un Paese normale – afferma il numero uno dei tour operator – avrebbe ricevuto il plauso universale. Ma l’Italia è terra di comuni e signorie. A chi è andato oltre abbiamo risposto per vie legali».

Da Palazzo Chigi è arrivato il via libera al Piano strategico. Per il ministro Santanchè è la “rivoluzione industriale” del turismo. È dello stesso parere oppure teme che il Pst resti lettera morta?
«Ho più volte sottolineato che questo piano è pieno di buone anzi, buonissime intenzioni, ma per fare la rivoluzione industriale servono risorse finanziarie che, sino ad oggi, non ho visto. Il turismo deve occupare l’agenda di tutto il governo e non solo del ministero del Turismo; fino a quando sarà una “costola separata dal corpo” non cambierà il suo stato».

Nella girandola di incontri al ministero del Turismo c’era anche Astoi. Cosa vi siete detti con Santanchè? Ce lo racconta?
«Ci siamo visti diverse volte con la ministra Santanchè e sono sempre stati incontri costruttivi e aperti; se si riferisce all’ultimo incontro, invece, considerato che erano presenti al tavolo decine di associazioni e che ci sono stati altrettanti temi messi sul tavolo, posso serenamente affermare che queste riunioni servono a ben poco, se non a dire che “ci siamo incontrati”. Per darle una misura Astoi ha deciso di non fare alcun comunicato stampa successivo. In ogni caso, per dovere istituzionale, abbiamo comunque riportato al tavolo i principali temi per i nostri associati ma insomma, l’efficacia è un’altra cosa».

Nel frattempo, l’Italia è stata investita dal colossale sciopero aereo di metà luglio. Un terremoto per il tour operating, no? Come ha vissuto quelle ore, cosa si poteva fare che non si è fatto per contenere i disagi?
«Bisogna fare molta attenzione quando si parla dei diritti dei lavoratori e, tra questi, rientra anche il diritto di scioperare, soprattutto se il rinnovo del contratto di lavoro latita da molti anni; detto questo, uno sciopero a metà luglio è un severo sfregio al settore ma, forse, questa era proprio una delle intenzioni. Da questo punto di vista non posso accoglierlo con favore. I tour operator si sono organizzati con delle task force dedicate sia negli aeroporti sia in remoto per gestire questa emergenza; in molti casi abbiamo fatto la differenza riavviando i passeggeri su altri voli e instradamenti. Abbiamo fatto quello che potevamo fare, che è già più di tanto».

I disservizi aerei non sono finiti: nuove agitazioni sono state annunciate in Europa. C’è chi auspica tavoli intergovernativi e chiede l’intervento di Bruxelles. Ma forse ci siamo mossi tardi. Lei come la vede?
«Se devo essere sincero, faccio fatica a comprendere alcune dinamiche. Ad esempio, non capisco perché i vettori siano stati convocati dal governo per giustificare i propri prezzi; non ci deve essere alcun cartello tra i vettori e, per questo, c’è l’Antitrust che vigila ma, una volta scongiurato questo rischio e una volta assicurata la continuità territoriale – quella va protetta e regolamentata – a quali altre regole dovrebbe sottostare un vettore aereo in termini di prezzo? Sinceramente faccio fatica a capirlo e credo che il prezzo corretto sia quello che un cliente è pronto a pagare, almeno in un libero mercato. Quanto invece alle tutele sui passeggeri, quelle oggi sono normate dal Regolamento europeo 261 che a volte spinge i vettori ad adottare comportamenti troppo opportunistici. Forse andrebbe rivisto quel Regolamento».

Intanto, a sentire alcune voci di mercato, le prenotazioni hanno subito una battuta d’arresto. Me lo conferma? E in tal caso, ci spiega cosa sta succedendo?
«Guardi, leggo qua e là commenti sui flussi che sinceramente non so da dove provengano. Spesso sono le esternazioni di singoli che, per carità, hanno tutto il diritto di farle, ma un po’ meno di far diventare andamenti personali dei veri trend di mercato. Non voglio dire che l’Osservatorio Astoi debba essere l’unica fonte, ma certamente esso si basa sulla movimentazione di qualche milione di passeggero e forse è più attendibile. Possiamo pure dire che c’è stato un rallentamento nelle ultime settimane, ma questo non può essere dissociato dall’advance booking che è avvenuto prima. Mettiamola così: se il mio ristorante al sabato sera è stato prenotato lunedì e martedì è normale che giovedì e venerdì ci siano meno prenotazioni; un po’ perché i clienti sono gli stessi ed hanno solo cambiato il timing di prenotazione, un po’ perché io stesso non ho più tanti posti liberi nel mio ristorante. Poi è indubbio che l’inflazione si faccia sentire, soprattutto sui clienti dell’ultimo minuto che cercano i prezzi migliori. In sintesi, non cambio idea sull’ottima annata che stiamo vivendo».

Più in generale, ci aggiorna sugli ultimissimi trend di vendita: chi sale e chi scende?
«Credo che la Grecia abbia un po’ pagato un eccessivo rialzo dei prezzi, in particolare alcune isole di tendenza come Mykonos e Santorini. L’Egitto tira moltissimo, così come la Tunisia, perché entrambe sono ottime risposte al caro prezzi. Molto brillante l’East Africa, Kenya, Zanzibar e Madagascar. Poi direi Giappone sugli scudi e ancora Indonesia e Stati Uniti. Crociere molto toniche, sembrano tornate agli anni d’oro».

Una buona notizia arriva dal Wttc: è stata appena prevista una crescita costante del turismo italiano nei prossimi 10 anni. Un’onda tutta da cavalcare. Può suggerire ai t.o., ma anche alle adv, come farlo al meglio?
«Il turismo insieme alle spese per la salute, ai servizi per la terza età e alla tecnologia è dato a livello mondiale come un settore in crescita nei prossimi 10-15 anni. Credo sia una fortuna operare in un comparto che fisiologicamente cresce. Non ho particolari consigli da dare; forse l’unico è studiare per tempo il cambiamento dei comportamenti d’acquisto dei consumatori che verranno; oggi ancora non lo fanno ma a breve inizieranno ad acquistare e temo lo faranno in un modo completamente diverso. Potrebbe essere dirompente rispetto al passato. E poi è da guardare con attenzione l’effetto della AI sul travel. Credo che sui servizi avrà effetti di elevata magnitudo, non necessariamente positivi. Il consiglio migliore resta sempre quello di differenziarsi, avere prodotti e servizi distintivi. Alla fine, è la ricetta più sana».

Lato associativo, sono qui a porgerle la domanda di rito: possiamo ancora sperare in una super federazione che raggruppi le varie sigle? Il settore sembra di nuovo così frastagliato…
«Più no che sì. È anche vero che la pandemia ha aiutato a comprendere meglio la qualità delle sigle e anche delle persone che le guidano o le presiedono. Oggi possiamo distinguere tra associazioni serie e non e tra quelle serie possiamo distinguere quelle collaborative da quelle che lo sono meno. È già qualcosa; di più non mi sentirei di dire».

A proposito di dissapori interni alla filiera, la vostra piattaforma Adv Overview è finita sotto il fuoco amico di alcuni gruppi di agenzie. Cosa risponde a chi l’attacca?
«Sono abituato a concentrarmi su chi vuole costruire e non su chi vuole distruggere. In un Paese normale, una piattaforma che cerchi di tracciare la legalità del mercato, costruita con fondi privati in assenza di una piattaforma pubblica, avrebbe determinato il plauso universale. Ma l’Italia è terra di comuni e di signorie, e prevale l’individualismo, l’invidia, i piccoli orticelli e le riserve indiane. Mi lasci però dire che Adv Overview ha avuto l’appoggio totale delle associazioni che più sanno lavorare in squadra e che tifano per la legalità del mercato; tra queste Aidit, Assoviaggi, Fto e Maavi. Fiavet ci ha mosso alcuni rilievi che abbiamo accolto senza problemi correggendo alcuni passaggi. Il resto sinceramente non mi interessa e, a chi è andato oltre, abbiamo risposto per vie legali».

Intanto, nei vari tavoli con Santanchè, è stata chiesta la rimessa in carreggiata di Infotrav, il sistema pubblico che dovrebbe censire le agenzie di viaggi. In questo percorso Astoi, con Adv Overview, può fare la sua parte? Se sì, in che modo?
«Noi abbiamo proposto al ministero la “cessione” a titolo gratuito di Adv Overview. Comprende già tutte le anagrafiche aggiornate e oltre 6.000 agenzie di viaggi hanno caricato i documenti e sono “Compliant” con la legge. Non male, no? Credo però che il sistema pubblico preferisca difendere l’investimento fatto con Infotrav. Sinceramente faccio fatica a capire perché dover rifare, a spese dello Stato, una piattaforma che non funziona in luogo di utilizzarne una che già c’è, ma su questo ho smesso di farmi domande qualche anno fa. L’Italia è un paese dalle mille virtù, ma con anche tanti “vizi”. Abbiamo comunque detto al ministero che far “rivivere” Infotrav così come attualmente impostato sarebbe del tutto inutile e abbiamo chiesto di istituire un tavolo tecnico con il coinvolgimento di tutte le associazioni serie del comparto che possa offrire spunti e contributi per attuare un restyling effettivamente funzionale di questo portale».

Ha più volte detto che non è più tempo di piangere e lamentarsi. Ma quei 39 milioni del Sostegni Ter mai erogati fanno male. È vero che l’attesa per adv e t.o. è finita?
«Durante la pandemia siamo stati quelli che andavano al ministero con il piattino in mano e abbiamo fatto bene a farlo perché la situazione era profondamente critica; ora però dobbiamo guardare avanti e pensare di ricostruire il nostro settore con un po’ di spirito e positività. Questo dei 39 milioni è però uno di quei casi dove non piango perché non ho più le lacrime. Sui tempi, per le adv o per i piccoli t.o. che sono posizionati sotto il “de minimis” di 200mila euro in tre anni forse sì, l’attesa sta per terminare. Per quelli più grandi che devono passare in regime di “107.2.b” e attendere l’autorizzazione europea credo debba ancora cominciare. Guardi, a me più che i tempi, che sono offensivi, ancor di più mi addolora la misura. Nel 2021, anno che dovrebbe essere ristorato da questi 39 milioni, sono stati persi dal turismo organizzato 10,5 miliardi di ricavi. Devo aggiungere altro?».

Tolto questo dente, c’è ancora qualche conto in sospeso retaggio del Covid?
«Conti in sospeso ce ne sono, ma è tempo di guardare avanti e di costruirsi il futuro con le nostre capacità e i nostri valori. Per me quella del Covid è una pagina chiusa».

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