Usa, l’autogol della Florida che penalizza il travel Lgbtq+ (e non solo)
VOICE OF LEADER di Alessio Virgili – I passi indietro in tema di inclusione non aiutano l’economia del turismo, che dovrebbe scegliere nuovi modelli di attrazione come quelli adottati in California e in Spagna.
Spesso siamo concentrati su battaglie volte ad acquisire nuovi diritti e ci dimentichiamo di restare vigili affinché quelli già acquisiti non vengano messi in discussione. In Europa, come negli Stati Uniti, sono tornate alla ribalta tematiche che mettono in discussione la libertà di scelta delle singole persone. La rivisitazione della legge sull’aborto, ad esempio, è al centro della campagna elettorale americana così come in Italia è tornata a far discutere la scelta di voler aprire i consultori alle associazioni Pro Vita.
In questi giorni un segnale importante e da non sottovalutare proviene proprio dagli Stati Uniti. In particolare, Visit Florida, la società di promozione turistica pubblico-privata della Florida, finanziata con 50 milioni di dollari l’anno, ha deciso di eliminare dal sito web di informazione turistica la sezione dedicata al turismo Lgbtq+.
Fa riflettere che questo accada proprio nel Paese in cui è nata per prima la segmentazione di prodotto legata al concetto stesso di “turismo Lgbtq+”. Un esempio per le altre destinazioni del mondo che intendono affacciarsi a questo mercato e nello stato stesso, la Florida, dove città come Key West, Fort Lauderdale, Wilton Manors e St. Petersburg sono state per anni nella top 10 delle destinazioni americane per i viaggiatori Lgbtq+.
Sempre qui, in Florida, è stata fondata e ha sede l’International Lgbtq+ Travel Association (Iglta) il cui presidente John Tanzella ha dichiarato: «Una ricerca della Iglta Foundation mostra che oltre l’80% dei viaggiatori Lgbtq+ dagli Stati Uniti percepisce la Florida come una destinazione poco o per nulla accogliente. Rimuovere le risorse che affrontano specificamente le esigenze e le preoccupazioni dei viaggiatori Lgbtq+ potrebbe ulteriormente scoraggiare questo mercato vitale, influenzando l’economia turistica dello stato e la sua reputazione come destinazione accogliente. Iglta ha molti membri e destinazioni in tutta la Florida che valorizzano l’inclusione e sosterranno sempre i loro sforzi per far sentire i viaggiatori Lgbtq+ benvenuti e al sicuro».
Pochi giorni fa, in un’assemblea pubblica, il cda di Visit Florida ha risposto in modo vago alla domanda che gli veniva posta sul perché avessero eliminato questa sezione dal sito web, affermando che “la Florida resterà sempre una destinazione accogliente per tutti”, mostrando anche un certo imbarazzo.
Recentemente sono stato due mesi negli Usa e ho potuto seguire direttamente sui media e all’interno della comunità Lgbtq+ le discussioni su questi avvenimenti preoccupanti, tanto che sono state anche al centro della Convention Democratica di Chicago, dove è stata sottolineata la necessità di preservare le conquiste in tema di diritti civili, anche Lgbtq+, invitando a votare alle prossime presidenziali Harris per fermare l’avanzata anacronistica di Trump.
Tim Walz, candidato democratico alla vicepresidenza, ha dichiarato che, in caso di vittoria dei democratici, “lo Stato resterà fuori dalla camera da letto dei suoi cittadini”. Tesi sostenuta persino da alcuni stessi esponenti repubblicani che hanno scelto di sostenere Harris contro il proprio stesso partito, non riconoscendosi nelle ideologie di Trump. La Camera di Commercio Lgbtq di Fort Lauderdale si è dichiarata altrettanto preoccupata, sottolineando che alcune aziende turistiche e alcuni viaggiatori stanno scegliendo di non promuovere o visitare il sud della Florida.
Inoltre, prima di questo episodio, alcune associazioni per i diritti umani avevano denunciato lo scorso anno delle politiche apertamente ostili nei confronti delle minoranze, compresa quella Lgbtq+, da parte dello Stato della Florida. Politiche che rendono difficile per gli addetti del turismo promuovere la visita di questa destinazione.
Uno stato che nel 2023 ha registrato 141 milioni di visitatori, contribuendo per 102 miliardi all’economia della Florida, rischia fortemente di subire un boicottaggio e vedere aggredita la propria economia per delle ideologie che non rispecchiano, fortunatamente, le idee della maggior parte della popolazione.
Questa dicotomia tra politica e comunità locali rischia di creare danni, non solo per la regressione dei diritti civili e sociali, ma anche per le ripercussioni economiche che potrebbero derivarne.
In Italia, anche quest’anno, abbiamo assistito, per il secondo anno consecutivo, a una stagione balneare con hotel pieni solo nei weekend, considerando che in Italia il turismo del mare dura al massimo cinque mesi, mentre in moltissimi Paesi c’è un’offerta strutturata anche in autunno. Questo perché, purtroppo, una parte dell’imprenditoria italiana, fatta eccezione per pochi casi illuminati, è ancora legata a vecchi schemi e non ha le competenze, e a volte la volontà, di innovare e riqualificare la propria offerta turistica. Oggi, che siamo di fronte a un turista sempre più consapevole delle proprie esigenze e alla ricerca di un servizio customizzato, in Italia si continua a parlare di turismo anziché di turismi.
In questo, le istituzioni con competenze sul turismo possono giocare un ruolo strategico di coordinamento dell’offerta turistica ispirandosi a quanto avviene all’estero. Purtroppo, oggigiorno sicuramente la Florida non può più essere considerata un modello, mentre lo sono sicuramente la California o la vicina Spagna, che hanno creato destinazioni accoglienti per il turista e inclusive anche per chi ci vive. Il turista, infatti, sceglie sempre più consapevolmente le proprie destinazioni, pretendendo coerenza ed evitando quelle che promuovono solo attività di green o pink washing.
Ceo di Sonders&Beach, che opera nel turismo dal 2002. Fondatore e presidente di Elta (European lgbtq+ travel alliance); ha organizzato le prime due edizioni degli Stati generali europei del turismo lgbtq+.
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