Affitti brevi, Airbnb propone l’Authority europea per i servizi digitali

31 Gennaio 11:44 2020 Stampa questo articolo

Un’Authority europea per i servizi digitali da contemplare nelle riforme del Digital Services Act in discussione a Bruxelles: tecnicamente, l’istituzione di un ente regolatore europeo capace di dare un indirizzo concreto ai servizi digitali. È la proposta di Chris Lehane, senior vice president of Global Policy & Communications di Airbnb, in una lettera recentemente inviata alle istituzioni europee e agli amministratori locali.

Il suggerimento di Airbnb è che un organo di controllo comunitario possa guidare le azioni delle piattaforme digitali e la loro crescita nel rispetto delle regole, e supporti lo sviluppo di norme costruttive a tutti i livelli. L’autorità di regolamentazione contribuirebbe inoltre a garantire un approccio meno frammentato e più coerente alle normative in tutta Europa e potrebbe svolgere un ruolo di mediazione nei colloqui tra i diversi stakeholder – rappresentanti del governo, delle istituzioni locali e dell’industria – soprattutto nei casi in cui la strada giusta per lo sviluppo di norme e regolamenti non sia ancora chiara o sia contestata.

In una nota di Airbnb viene spiegato che tale richiesta è in linea con il pronunciamento del mese scorso della Corte di Giustizia dell’Unione europea, che si è espressa in merito a un ricorso presentato in Francia dall’Associazione locale per il turismo (Ahtop) e in cui veniva contestato a Airbnb l’esercizio di attività di agente immobiliare senza essere titolare della licenza per la professione. In quell’occasione, la Corte Ue ha rigettato il ricorso, sostenendo che Airbnb non può essere assimilata a un’agenzia immobiliare in quanto la piattaforma rappresenta un servizio della società dell’informazione.

L’importanza del riconoscere Airbnb nella categoria della società dell’informazione e non come intermediario immobiliare è anche uno dei punti alla base dei dubbi di legittimità che l’azienda ha espresso alle istituzioni italiane rispetto alle richieste del dl 50/2017 e che sono attualmente all’analisi proprio della Corte di Giustizia europea.

«Negli ultimi anni i governi hanno aggiornato le loro regole e piattaforme come Airbnb hanno sviluppato nuovi modi di collaborare – afferma Chris Lehane – Ma questo viaggio è stato lungo, talvolta caotico. Proprio perché il Digital Services Act proposto sia utile per tutti gli stakeholder e i benefici di un mercato unico digitale solido siano tali per tutti, puntiamo a instaurare una collaborazione efficace con tutte le parti e auspichiamo la nascita di un unico ente che supervisioni i servizi digitali a livello europeo».

La proposta di un organo regolatore Ue si inserisce in una più ampia comunicazione agli amministratori delle diverse città europee in cui si è ribadito l’impegno dell’azienda a essere partner affidabile delle amministrazioni pubbliche.

In particolare, la piattaforma anticipa nella lettera che annuncerà a breve una partnership per fornire alle città dati pubblici e indipendenti riguardo la presenza e l’impatto degli affitti a breve termine in Europa, al fine di offrire ai governi di tutti i livelli informazioni utili alla definizione di regole efficaci.

Nel testo inviato alle istituzioni si conferma inoltre la volontà di supportare le amministrazioni nella raccolta automatizzata della tassa di soggiorno: una collaborazione, questa, che genera importanti benefici in Europa e che nelle prime settimane di quest’anno ha già consentito di riversare solo in Italia e Francia più di 80 milioni di euro di tasse di soggiorno relative al 2019.

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Andrea Lovelock
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