Cala il sipario sulla parity rate: vincono gli hotel

03 Agosto 07:00 2017 Stampa questo articolo

Il Senato ha approvato in via definitiva il disegno di legge sulla concorrenza ed il mercato, mettendo ufficialmente la parola fine accanto alla contestata norma sulla parity rate e scatenando l’euforia degli albergatori e delle loro associazioni. Federalberghi, infatti, è stata sempre in prima fila durante una battaglia legale, politica e mediatica durata più di due anni.

Dopo Germania, Francia e Austria, anche l’Italia quindi mette al bando le clausole che imponevano agli alberghi di pubblicare sul proprio sito internet condizioni più favorevoli rispetto a quelle presenti sui portali di prenotazione e le olta.

“Una decisione ispirata dal buon senso, che stabilisce un nuovo e più corretto equilibrio nel rapporto tra le imprese ricettive e le multinazionali dell’intermediazione. I primi a beneficiare di questa importante novità saranno i consumatori. Non tutti lo sanno ma quando un portale promette il miglior prezzo, in realtà sta dicendo che ha proibito al sito internet dell’albergo di offrire al cliente un prezzo più conveniente”, sottolinea una nota di Federalberghi.

La federazione degli albergatori italiani sottolinea inoltre che il nuovo sistema, oltre a generare vantaggi per i consumatori, apre nuovi spazi per le imprese e per l’erario “ che beneficerà di un maggior gettito, altrimenti destinato ad altri stati o ai paradisi fiscali”.

«Siamo molto soddisfatti per l’approvazione del ddl – dichiara Giorgio Palmucci, presidente di Associazione Italiana Confindustria Alberghi – Finalmente gli operatori italiani potranno offrire la loro tariffa svincolati dalla parity rate imposta dalle olta. Dall’analisi condotta dalla commissione Eu lo scorso aprile, ad un anno dall’entrata in vigore dell’analogo provvedimento negli altri paesi europei, la tariffa alberghiera si è differenziata a vantaggio dei clienti».

Esprime soddisfazione anche Roberto Necci, ceo della omonima Necci Hotels, «Possiamo finalmente offrire ai nostri clienti diretti delle condizioni migliorative e quindi porre in essere condizioni a vantaggio del libero mercato, senza vincoli o condizionamenti vari. Intravediamo spazi ulteriori anche per l’ingresso di nuovi competitor nell’ambito degli operatori online: il nostro gruppo già da questo mese di agosto, sia negli hotels di proprietà che quelli gestiti ed in consulenza adeguerà la sua tariffazione on line con iniziative dedicate a questo segmento».

Più ampia, invece, la riflessione di Confesercenti che applaude gli interventi positivi del disegno di legge in materia di turismo, rete dei carburanti e trasporti. La nota della confederazione esprime il suo giudizio positivo sull’annullamento della parity rate, che “sancisce, una volta per tutte, la nullità delle clausole contrattuali che limitano la libertà di impresa” e sottolinea l’assenza di una soddisfacente normativa sul trasporto pubblico non di linea. “Bisogna individuare un percorso – annunciano da Confesercenti – che segua i principi della concorrenza e del diritto europeo (con una più netta separazione dei servizi di noleggio con conducente e di taxi) della regolazione delle attività delle piattaforme tecnologiche e dell’adeguamento del sistema sanzionatorio proporzionalmente alla gravità delle violazioni”.

La Germania è stato il primo paese europeo a vietare le clausole di parity rate, con una decisione dell’autorità antitrust del dicembre 2013, seguita dal Parlamento francese con la legge Macron, entrata in vigore nel mese di agosto 2015, e dall’Austria nel novembre dello scorso anno.

Secondo i dati di Federalberghi, i 4 paesi europei che hanno vietato la parity, con quasi centomila hotel e circa 5,9 milioni di posti letto, possiedono più del 40% della capacità ricettiva alberghiera dell’Unione Europea ed ospitano ogni anno circa 830 milioni di pernottamenti.

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