Cinquanta giorni per reinventare Alitalia

11 Settembre 15:48 2018 Stampa questo articolo

«Il dossier Alitalia si chiuderà presto. Parola del ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio che, in un’audizione alla Camera, è tornato a parlare della vicenda che rappresenta ancora uno dei dossier più caldi presenti sul tavolo del governo gialloverde. «Ci sono ottime possibilità, stiamo parlando con tutti e a breve arriveremo alla conclusione», ha assicurato il ministro, specificando che per la compagnia aerea la priorità è «attrarre investitori ma anche garantire una leadership pubblica nella governance».

Insomma, niente di nuovo rispetto alle dichiarazioni delle scorse settimane, visto che l’obiettivo è sempre quello di una compagnia aerea pronta ad agire (anche) in chiave incoming. «Se nei prossimi anni ci dobbiamo andare a prendere flussi turistici in tutto il mondo lo dobbiamo fare con un’azienda di Stato che investa sul lungo raggio e che metta al centro una strategia anche nazionale, non solo di business economico ma anche di attrazione turistica», ha detto il vice premier.

Tutte da stabilire, però, le partnership da mettere in campo. «Sto parlando nello specifico insieme a Danilo Toninelli con tutti i soggetti privati che vogliono mettere in Alitalia degli investimenti seri con un’ottica pluridecennale perché non vogliamo più toppe», ha sottolineato il ministro.

Sull’argomento Alitalia torna anche l’inserto Affari & Finanza di Repubblica, secondo cui i partner industriali pronti a sottoscrivere il 49% del capitale sarebbero principalmente Delta e easyJet, lasciando in secondo piano l’ipotesi Lufthansa, considerata troppo onerosa in termini di tagli occupazionali, e quella relativa all’ingresso del capitale azionario di Ferrovie dello Stato o altre società pubbliche. Tutto questo mentre solo pochi giorni fa era rimbalzato nelle notizie di cronaca il possibile interesse di due compagnie aeree cinesi.

Intanto, il tempo per mettere definitivamente la parola fine all’Alitalia dei commissari stringe. A metà dicembre, la compagnia dovrà restituire i 900 milioni di euro (più interessi) del prestito ponte, mentre il 31 ottobre (ovvero tra appena 50 giorni) è fissata la deadline per la presentazione delle offerte dei potenziali acquirenti della parte di minoranza. Su tutto, poi, incombe il giudizio della Commissione europea, chiamata a valutare se i 900 milioni sono da considerarsi aiuto di Stato (e quindi passabili di sanzione) oppure no.

Sullo sfondo, infine, rimane l’andamento dei conti della compagnia, che nonostante i miglioramenti rispetto allo scorso anno, continuano a essere ben lontani da qualsiasi forma di ritorno alla redditività. «Il vettore italiano ha perso 315 milioni di euro nel primo semestre, mentre Ryanair, pur con le sue difficoltà legate ai contratti di lavoro, ha chiuso nello stesso periodo con un utile di oltre 375 milioni di euro, e in generale le compagnie aeree europee stanno avendo buoni risultati», ha scritto pochi giorni fa su sussidiario.net Andrea Giuricin, ceo di Tra Consulting.

In buona sostanza, quindi, la compagnia perde ancora molti soldi e «soprattutto ha ancora grandi problemi di produttività. Inoltre le ombre sul settore si allungano, perché il prezzo del petrolio è aumentato e i primi segnali di indebolimento si iniziano a sollevare in tutta Europa».

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Giorgio Maggi
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