Effetto pandemia su Ryanair: 800 milioni di perdite

17 Maggio 14:42 2021 Stampa questo articolo

Oltre 800 milioni dei euro di perdite nette per Ryanair nell’anno fiscale 2020, appena conclusosi lo scorso 31 marzo: il peggior risultato di sempre nei 35 anni di storia della compagnia aerea irlandese che amplifica ancor di più il significato dell’annus horribilis attraversato dal settore dei trasporti.

Nell’esercizio chiuso il 31 marzo scorso, infatti, Ryanair ha registrato una perdita al netto delle voci straordinarie di 815 milioni di euro contro un profitto di un miliardo dell’anno prima. I ricavi sono diminuiti dell’81% a 1,64 miliardi di euro e i passeggeri trasportati si sono ridotti da 149 milioni a 27,5 milioni. I costi operativi, infine, sono diminuiti del 66% a 2,48 miliardi.

Per l’anno fiscale in corso, però, il ceo Michel O’Leary prevede un risultato vicino al punto di pareggio. Ryanair ha ribadito infatti che il traffico rimarrà in una gamma da 80 milioni a 120 milioni di passeggeri per tutto il prossimo anno finanziario (da aprile 2021 a marzo 2022) mentre nell’attuale primo trimestre fiscale fino alla fine di giugno, la cifra dovrebbe essere solo di 5-6 milioni. «Siamo cauti nelle nostre prospettive – ha detto il direttore finanziario Neil Sorahan – Si tratta di di far tornare la fiducia tra le persone, ma l’aumento dei contagi in India e altre parti del mondo non ci tranquillizza e non ci può permettere di fare previsioni troppo puntuali».

Ma le previsioni per il proseguo dell’anno sono più positive grazie “alle campagne vaccinali in corso che si spera agevolino i viaggi e il turismo in estate. Per questo, si può pensare a una forte ripresa dei viaggi aerei, dei posti di lavoro e del turismo nella seconda metà dell’attuale esercizio – sottolineano i vertici del vettore – Il recente forte aumento delle prenotazioni registrato in aprile suggerisce che la ripresa è già iniziata”.

Nel bilancio 2020, infine, Ryanair segnala che l’azienda possiede ancora oltre 3,15 miliardi di euro di liquidità a disposizione grazie anche alle numerose operazioni avviata lo scorso anno di riduzione dei costi, partecipando ai programmi europei di sostegno dei salari, “cancellando i programmi di buy back e rinviando gli investimenti non essenziali”. Nel corso degli ultimi 13 mesi, infine, il Gruppo ha tagliato circa 3.000 posti di lavoro, pari al 15% dell’organico.

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