Iata, come sarà il trasporto aereo tra 20 anni?

25 Ottobre 16:16 2018 Stampa questo articolo

Saranno 8 miliardi i passeggeri aerei nel 2037. È la previsione tracciata dalla Iata, che ha delineato anche un trend sull’occupazione del comparto con la creazione di almeno 100 milioni di posti di lavoro in più rispetto all’attuale quadro occupazionale.

Ma l’analisi segna anche un significativo cambio di rotta delle aree a maggior sviluppo: nei prossimi 20 anni sarà l’Asia-Pacifrico a dominare la scena aerea con un incontrastato predominio della Cina.

«L’aviazione – osserva il direttore generale e ceo di Iata, Alexandre de Juniac – sta crescendo e questo sta generando enormi benefici a livello globale, ma ci sono due elementi importanti. Innanzitutto una sorta di “rimpasto geografico” del traffico aereo mondiale verso Est. E in secondo luogo, un impatto negativo grosso sulla crescita e sui benefici dell’aviazione se verranno implementate misure protezionistiche severe e restrittive, come accaduto in questi ultimi mesi».

Dunque, il centro di gravità dell’aviazione si sposta sempre più verso la regione Asia-Pacifico, mentre Europa e Nord America, regioni trainanti degli ultimi 30 anni, finiranno con l’essere dei comprimari, sebbene comunque rilevanti nelle combinazioni aeree, in quanto il turismo generato da queste due macroregioni continueranno a essere determinanti per il business aereo.

A conti fatti, quindi, la Cina sostituirà gli Stati Uniti, mentre l’India diventerà il terzo bacino di traffico scavalcando il Regno Unito, già a partire dal 2025. Altro Paese di spicco nel panorama aereo sarà l’Indonesia, occupando entro il 2030 la quarta posizione nel ranking delle destinazioni aeree più importanti del pianeta. Infine, la Thailandia entrerà nella top ten dei mercati aerei più trafficati, con hub strategici verso l’Australia e altre regioni del mondo.

Ma non è tutto positivo il quadro delineato da Iata perché, come si legge nel report, indipendentemente dallo scenario di crescita, l’aviazione affronta una crisi infrastrutturale. Alexandre de Juniac, infatti, sottolinea che «il mondo trarrà grandi benefici da una migliore connettività, tuttavia, a questo ritmo, gli aeroporti e il controllo del traffico aereo non saranno in grado di gestire la domanda: i governi e gli operatori di infrastrutture devono pianificare strategicamente per il futuro».

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Andrea Lovelock
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