Ita-Lufthansa, le obiezioni Ue “costano” 680 milioni
Quasi 680 milioni di euro. Sarebbe questo il valore effettivo delle “rinunce” implicitamente contenute nello Statement of Objections che la Commissione Ue ha fatto recapitare nei giorni scorsi al quartier generale della Lufthansa e al ministero dell’Economia, referente di Ita Airways. Si tratta del calcolo dei ricavi che, scorporati in un’attenta lettura del documento inviato da Bruxelles e fatto visionare ieri al Corriere della Sera da fonti vicine all’Ue, derivano dalle 8 tratte internazionali e intercontinentali verso il Nord America, oltre che da altri 5 collegamenti long-haul con scalo.
Incassi che frutterebbero a Lufthansa e Ita almeno 345 milioni di euro. Accanto a queste tratte particolarmente redditizie ci sono poi 12 collegamenti Italia-Europa, sui quali si è soffermata l’attenzione dell’Ue, che valgono altri 250 milioni di euro, più alcuni altri voli con scalo che ammontano a circa 80 milioni.
A conti fatti, se si dovesse procedere a questi tagli di tratte, come puntigliosamente rilevato dall’Ue, si tratterebbe di rinunciare a incassi in biglietteria aerea piuttosto consistenti, al punto da far dichiarare al presidente di Ita Airways, Antonino Turicchi, nella recente conferenza stampa a Roma sul consuntivo 2023, che «richiedere il sacrificio di 8 rotte, forse è un po’ troppo. Cercheremo insieme a Lufthansa di presentare controproposte valide e soprattutto ragionevoli».
Di certo la scure dell’Ue non sembra aver colpito a caso, al contrario si è focalizzata su quelle tratte particolarmente remunerative e su scali davvero strategici, primo fra tutti Milano-Linate – la condizione posta da Ryanair – dove gli slot ad appannaggio di Lufthansa e di Ita, attualmente, si attestano quasi al 65% dell’offerta posti 2024. Ma è pur vero che, come taluni analisti del trasporto aereo sottolineano, in molti aeroporti europei c’è una netta predominanza operativa delle low cost, da Ryanair a Wizz Air, che dovrebbe essere presa in considerazione da Bruxelles in un generale riassetto degli equilibri negli scali strategici in Europa, per non essere accusata di usare due pesi e due misure.