La previsione di Escarrer (Meliá): «Viaggi con passaporto sanitario e test lampo»

17 Aprile 12:04 2020 Stampa questo articolo

«È devastante, una crisi mai vista. Hotel, agenzie di viaggi e tour operator chiusi, aeromobili parcheggiati. Mai avremmo potuto immaginare un qualcosa di simile». Inizia così l’intervista che Gabriel Escarrer, ceo di Meliá Hotels, ha rilasciato a Hosteltur, cercando di gettare le prime basi sul turismo che verrà, «con la necessità di vendere destinazioni sicure ai viaggiatori, perché in assenza del vaccino ci si troverà sempre in una tempesta, e credo che averlo in meno di 12 mesi sia impossibile, senza pensare agli oltre 7 miliardi di abitanti nel mondo, che richiederanno altrettante dosi. È un processo assai complesso».

Diverse le fasi da affrontare. «Tutto in funzione dello stato della crisi, non solo finanziaria. Si arriverà, prima o poi, al passaporto sanitario – prosegue Escarrer – Sarà essenziale per la Spagna, le sue isole, e per le altre destinazioni turistiche europee».

L’11 settembre ha cambiato il nostro modo di viaggiare, il coronavirus farà lo stesso. «Occorrono test rapidi negli aeroporti, perché i controlli dovranno garantire viaggiatori sani – spiega il ceo di Meliá – La gente non deve aver paura di salire su un aereo». E in riferimento al mercato iberico, Escarrer sottolinea come anche le due isole, Baleari e Canarie, che tra l’altro dipendono molto dal trasporto aereo, devono essere pronte per offrire ospitalità per un’eventuale quarantena, «che sia in ospedale o in hotel».

Mercato interno e prezzi bassi. Il percorso di ripresa sarà segnato anche da questi due fattori dichiara Escarrer, «con l’attività che tornerà a pieno regime, si spera, gradualmente. Ma spiragli di luce li vedo per la fine dell’anno. Ciò non significa rimanere a braccia conserte però. E il governo deve garantire liquidità». In Spagna, in Italia e in Europa.

Infine, un passaggio sull’attuale situazione di Meliá Hotels International: «Le 392 strutture sono tutte chiuse a eccezione di tre in Cina, dove in totale ne abbiamo cinque e il tasso di occupazione è bassissimo, del 20% nel migliore dei casi – conclude il ceo – Altri hotel aperti sono solo per sanità, autorità e quarantena».

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Giulia Di Camillo
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