La tentazione M5S-Lega di abolire la tassa di soggiorno

21 Maggio 12:39 2018 Stampa questo articolo

Tra le prime misure che il nuovo governo Di Maio-Salvini avrebbe intenzione di adottare ci sarebbe l’abolizione della tassa di soggiorno. «Follia pura» è la dura reazione dell’Anci  (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e dei molti sindaci dei 746 comuni italiani che finora hanno adottato tale misura.

Nel 2017 questo balzello, secondo i rilevamenti di Jfc che cura l’Osservatorio sulla tassa di soggiorno, ha fruttato 540 milioni di euro alle casse delle amministrazioni comunali, con il primato di Venezia che ha beneficiato di incassi vicini ai 65 milioni di euro.

La notizia che nel contratto di governo M5S-Lega figuri la abolizione della tassa di soggiorno ha, dunque, scatenato commenti al vetriolo, a mezzo stampa e social, da parte di alcuni primi cittadini delle principali città a vocazione turistica, tra i quali molti pentastellati e leghisti, che hanno evidenziato come tale provvedimento, che è a carico degli ospiti e non pesa sulle tasche dei cittadini, ha permesso a molti Comuni, soprattutto nell’ultimo anno, di apportare rilevanti migliorìe ai servizi per turisti e cittadini, nonché immettere ossigeno puro nelle casse comunali già in forte difficoltà, con amministratori che faticano sempre più per fare quadrare i conti di bilancio in perenne rosso.

Ora, considerando che proprio quest’anno, almeno altri 110 comuni sarebbero in procinto di introdurre la tassa di soggiorno, la sua abolizione equivarrebbe a mancati incassi per circa 650 milioni di euro. Un danno che l’Anci non ha esitato a definire «devastante».

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Andrea Lovelock
Andrea Lovelock

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