Matrimoni all’italiana: ottomila “sì” all’anno

23 Marzo 07:00 2018 Stampa questo articolo

Con quasi 80 fiere dedicate agli sposi, l’Italia è uno dei primi marketplace europei più importanti per questo target che negli ultimi anni ha assunto le dimensioni di un vero e proprio business trasversale anche per il nostro incoming.

Dai wedding planner alle agenzie di viaggi specializzate, dai Pwo – Professional Wedding Operator alle aziende di catering, addobbi floreali e agenzie fotografiche, il matrimonio in Italia vale oggi oltre 450 milioni di euro, conta circa 1.600 operatori professionisti del settore e un indotto che coinvolge quasi 56mila imprese (dato Unioncamere). Nella sola Borsa del Matrimonio in Italia che si svolge ogni anno a Roma – divenuta punto di riferimento per chi si occupa di sposi stranieri – si contano almeno 32 Paesi esteri interessati al matrimonio all’italiana.

Nel recente Report Destination Wedding in Italy curato dal Centro Studi Turistici di Firenze, lo scorso anno l’Italia è stata la location di 8.085 eventi matrimoniali organizzati da coppie straniere per un totale di circa 403mila arrivi e 1,3 milioni di presenze sul territorio, con una spesa media per evento che si aggira sui 55mila euro. La regione preferita dalle coppie straniere risulta essere ancora una volta la Toscana (31,9%), seguita da Lombardia (16%), Campania (14,7%), Veneto (7,9%) e Lazio (7,1%), mentre è in forte crescita anche la Puglia (5%).

Al primo posto tra le location scelte per le nozze ci sono come di consueto i luxury hotel (32,4%), seguiti dalle ville (28,2%), dai ristoranti (10,1%), dagli agriturismi (6,9%) e dai castelli (8,5%). Il rito più gettonato è quello civile (35%), seguito da quelli religioso (32,6%) e simbolico (32,4%). L’irrefrenabile voglia di sposarsi e poi soggiornare in Italia sembra diffondersi in vari Paesi del mondo, a partire dagli Stati Uniti che detengono la leadership con una quota-mercato del 49% (e una spesa media per ciascun evento che supera i 59mila euro).

Seguono a ruota il Regno Unito (21%), l’Australia (9%), la Germania (5%) e promettono bene anche Paesi emergenti come la Russia, l’India, il Giappone e la Cina. Per questi ultimi due bacini emerge la peculiarità di un ridotto numero di invitati dal Paese d’origine (meno di 25), mentre l’India primeggia con almeno 45-50 ospiti a evento e un alta capacità di spesa (la media è 60mila euro), anche perché gli sposi appartengono quasi sempre a una fascia sociale medio-alta. Quegli indiani per cui celebrare il matrimonio nella “patria del lifestyle” è uno status symbol non indifferente.

Che il mercato dei matrimoni sia la vera Mecca del nostro incoming lo indica in modo chiaro anche la crescita media annua di fatturato del wedding in Italy: sempre secondo il Cst di Firenze, il giro di affari è superiore ai 60 milioni di euro l’anno. Altra peculiarità del segmento – come fa notare Alessandro Tortelli, direttore del Centro Studi – è la stagionalità. C’è una netta preferenza, infatti, per i mesi di maggio e settembre. Ragion per cui si tratta di un mercato particolarmente interessante per rafforzare i periodi di spalla, senza scomodare l’affollatissima alta stagione. Che sia un business dove vale la pena specializzarsi anche per le adv incoming, lo conferma un altro dato interessante: l’aumento medio di 350 matrimoni l’anno dal 2015 al 2017.

DESIGNER, CALLIGRAFE E MUSIC COORDINATOR. Con l’exploit del business dei matrimoni e dei viaggi di nozze, prendono piede anche in Italia nuove (e vecchie) figure professionali. Si parte dal wedding planner o addirittura dal Maestro di cerimonia, per proseguire con il wedding designer (che cura la “scenografia” dell’evento); ci sono, poi, gli stilisti per gli abiti degli sposi, i fotografi e videomaker (per album e filmati), il responsabile del catering, il make-up artist (per il trucco di entrambi gli sposi). E ancora: il flower designer, il music coordinator (per le musiche durante e dopo la cerimonia) e addirittura le calligrafe, coloro che scrivono a mano gli inviti personalizzati.

FESTA D’INVERNO E WEEKEND WEDDING. Molti wedding planner, in Italia, suggeriscono di celebrare il matrimonio in inverno, addirittura a ridosso delle feste natalizie, magari con la magia della neve. Così come si sta diffondendo la moda del weekend wedding. In questo caso si tratta di una vera e propria kermesse che dura solitamente 48 ore e si svolge quasi sempre in un casale, una masseria, un antico borgo o un castello medioevale, dove gli ospiti vengono coinvolti in una lunga festa all’insegna della convivialità e del gioco, con momenti di relax e di aggregazione, non solo durante il pranzo o la cena, ma anche per la prima colazione.

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Andrea Lovelock
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