Stazioni del Territorio, il progetto Fs per i piccoli comuni italiani

Stazioni del Territorio, il progetto Fs per i piccoli comuni italiani
16 Aprile 14:10 2024 Stampa questo articolo

Rendere le stazioni un valore aggiunto del tessuto sociale sfruttandone la presenza capillare sul territorio nazionale per convertirle in centri multiservizi per i cittadini e le comunità locali. È questo l’obiettivo di Stazioni del Territorio, progetto presentato a Roma e promosso dalle società del Gruppo Fs e rivolto agli scali ferroviari dei comuni con meno di 15mila abitanti.

L’iniziativa mira a trasformare le stazioni in centri polifunzionali utilizzando fabbricati, con spazi disponibili, e aree esterne in disuso così da metterli a disposizione della cittadinanza con l’inserimento di servizi polivalenti e di pubblica utilità.

Stazioni del Territorio coinvolgerà 20 scali in tutta Italia e ha già preso il via in cinque stazioni pilota, situate nelle quattro regioni del centro Italia coinvolte nei sismi del 2009 e del 2016: Popoli-Vittorito (Pescara), Urbisaglia-Sforzacosta e Matelica (Macerata) sono in fase di completamento, mentre Antrodoco Centro (Rieti) e Baiano di Spoleto (Perugia) sono attualmente interessate dagli interventi che si concluderanno nel 2025.

Per ogni stazione sono state ascoltate le esigenze espresse dal territorio e sono stati inseriti i servizi e le funzioni richieste, dagli ambulatori medici alla farmacia, dalle postazioni di lavoro con prese elettriche agli Amazon Locker.

Le altre stazioni che saranno coinvolte sono: Sesto Calende (Varese), Arona (Novara), Gemona del Friuli (Udine), Camogli (Genova), Diano Marina (Imperia), Passignano sul Trasimeno (Perugia), Piazza al Serchio (Lucca), Loreto (Ancona), S. Gavino Monreale (Sud Sardegna), Golfo Aranci (Sassari), Tropea (Vibo Valentia), Maratea (Potenza), Cesano di Roma (Roma), Sant’Agata di Militello (Messina), San Marcellino – Frigano (Caserta).

Secondo lo studio “Piccole Stazioni: un tempo nuovo per i borghi” realizzato dal Policy Observatory della Luiss School of Government in collaborazione con il Gruppo Fs è emerso che il 78% degli intervistati ritiene che risiedere in un borgo offra una migliore qualità della vita rispetto alla città, di particolare interesse che il 39% dei giovani tra i 18 e i 34 anni abbia valutato la possibilità di vivere in un borgo. Questa tendenza, tuttavia, secondo il Policy Observatory si scontra con alcune sfide, come l’accesso ai servizi, la connettività e le opportunità di lavoro.

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