Tasse, stranieri e burocrazia: i nodi della (falsa) ripartenza

Tasse, stranieri e burocrazia: i nodi della (falsa) ripartenza
13 Dicembre 15:09 2021 Stampa questo articolo

Decontribuzione per le imprese turistico-alberghiere che riassumeranno lavoratori e utilizzo del budget residuo del bonus vacanze non sfruttato insieme al contributo del governo di 150 milioni di euro per consentire il pagamento dell’Imu. Le buone notizie alla conferenza stampa Federalberghi per il consuntivo 2021 – ventilate dal ministro del Turismo, Massimo Garavaglia (oltre alla richiesta al ministro Speranza di aprire altri corridoi turistici) – finiscono qui.

Perché per il resto, le previsioni – scaturite dall’indagine condotta da Acs Marketing per conto della federazione degli albergatori – tracciano un futuro in chiaroscuro. Dei 10,4 milioni di italiani che si muoveranno per le festività di Natale e Capodanno, il 94,6% rimarrà in Italia e ben il 69% non uscirà dalla propria regione. Tra le mete preferite spiccano le località di montagna (25%), città d’arte (20%) e mare (14%). Per la sistemazione il 41% preferirà case private di parenti o amici e il 26% opterà per l’albergo.

Ma gli altri dati economico-operativi destano non poche preoccupazioni: il tasso d’occupazione, su base annua, è fermo al 34% nelle principali città italiane, mentre il fatturato risulta in calo del 36% rispetto ai primi nove mesi del 2019. Inoltre, la spesa degli stranieri rileva un crollo del 61% il che significa 19 miliardi di euro in meno rispetto a due anni fa. A tutto questo si deve aggiungere la frenata delle prenotazioni per le vacanze di fine anno e del primo trimestre 2022, a causa della nuova ondata di contagi. Gli italiani sono preoccupati e ben il 48% di coloro che avevano intenzione di fare comunque un periodo di vacanze, non ha ancora prenotato.

LE SPERANZE DI GARAVAGLIA
Lo stesso ministro Garavaglia ha sottolineato: «Si tratta di dati preoccupanti, e tutto ciò conferma che effettivamente il turismo è un settore ancora rimasto al palo. Se poi i voli a lungo raggio non ci sono, diventa un grosso problema per tutti, alberghi, agenzie di viaggi e tour operator. Ora sarà interessante verificare cosa succederà nella stagione invernale, auspicando che ci siano risultati più positivi delle aspettative. Cinque mesi di lockdown nel 2021 hanno prodotto numeri negativi ed è oggettivamente impossibile recuperare il fatturato».

Riguardo alle prospettive, poi, Garavaglia ha detto che al momento «possiamo solo limitarci ad auspicare che avvenga di nuovo il booking last minute e addirittura last second. Di positivo c’è comunque che non ci saranno chiusure negli impianti sciistici, anche se le località dei comprensori dovessero entrare in zona arancione o rossa, il che significa che si potrà proseguire a consumare la vacanza invernale sulla neve, e non ci sarà un peggioramento della situazione. Ovviamente non sarà sufficiente a colmare il grande gap rispetto al 2019».

I bilanci delle imprese alberghiere saranno tutti in sofferenza, «è quindi sacrosanto tenere nel turismo le risorse residue del bonus vacanze, ma sono recuperabili solo quelli del 2021. Mi auguro – ha aggiunto Garavaglia – che ci sia un esito positivo degli emendamenti presentati alla Camera: oltre ai 150 milioni già stanziati, ci dovrebbero essere altri 130 milioni del bonus vacanza, un budget sufficiente per coprire un po’ di esigenze del settore, sia degli alberghi che delle agenzie di viaggi e tour operator. Parleremo ancora con tutti i soggetti della filiera per equilibrare i sostegni che ci sono. Ma facciamo attenzione a dare messaggi corretti: all’estero noi diamo una percezione dell’Italia, molto peggiore di quella che è. L’Italia è tutta in zona bianca, non ci sono scenari troppo negativi rispetto ad altri Paesi, come quelli dell’est».

Al tempo stesso, ha concluso Garavaglia, sarà importante ristrutturare il debito e comprare tempo col sistema bancario perché ciò che preoccupa tutti sono il termine delle moratorie e l’esposizione delle imprese con le banche.

IL GRIDO D’ALLARME DI BOCCA
Anche il Presidente di Federalberghi Bernabò Bocca ha voluto commentare i dati del pre-consuntivo 2021: «È un quadro desolante: siamo a metà strada tra il 2019 e il 2020: dell’80% di perdite complessive accumulate fino ad oggi in termini di fatturato, abbiamo recuperato poco meno della metà. Paradossalmente nei primi cinque mesi del 2020 siamo andati meglio rispetto allo stesso periodo di quest’anno. Per noi è importante capire ora le previsioni e cosa succederà. È bene premettere che il timing delle nostre proiezioni tra il 2 ed il 6 dicembre ha fotografato un momento in cui gli italiani erano e sono ancora molto preoccupati per la nuova variante. Abbiamo un booking “bruciato”. Però è bene aggiungere che da parte di tutti gli albergatori italiani c’è la massima flessibilità per le prenotazioni di fine anno, consci di questa situazione non adotteranno una cancellation policy rigida e accetteranno le disdette. Ma c’è il grosso problema del blocco totale di quest’ultimo mese: la tenuta nei primi nove mesi, infatti, è stata resa possibile da un buon flusso dai mercati di prossimità ed ora rischia di essere vanificata dal fatto che tedeschi, austriaci e francesi non possono più venire dalle nostre parti perché c’è un lockdown diffuso ed effettivo. Purtroppo non potremo contare tanto né su di loro, né su bacini importanti come Giappone, Usa, Australia».

In altre parole, ricorda Bocca, «oggi siamo focalizzati sul mercato italiano ma il flusso dei connazionali non è sufficiente a colmare il gap dovuto al mancato flusso degli stranieri. A questo si deve aggiungere la concorrenza sleale degli appartamenti e bed and breakfast, dove non c’è una rigida procedura di controllo del green pass come negli alberghi eppoi oltre alla pandemia ci si mette anche la burocrazia che è il cancro del nostro Paese per cui alcuni provvedimenti messi in campo dal Governo, dai ristori ad altri sostegni approvati a maggio e  giugno, non si possono ancora sfruttare appieno».

L’esempio lampante è proprio la decontribuzione: «A oggi per questo provvedimento, l’Inps non ha ancora dato il semaforo verde e questo diventa un grosso problema di cassa. Altro discorso: il mercato dei meeting, che nella bassa stagione aveva la sua ideale collocazione e permetteva agli alberghi di fare fatturato. Ebbene sappiamo tutti i danni della regola del distanziamento, applicata duramente proprio alle sale-convegni: hanno liberalizzato la regola nei cinema e nei teatri ma non nei centri congressi – conclude Bernabò Bocca – Ultima nota: gli aeroporti. Code di due ore, talvolta anche tre ore perché ci sono troppi  varchi chiusi rispetto al flusso di passeggeri. Questo crea disagi e una cattiva immagine che non favoriscono a ricreare un clima disteso tra i pochi viaggiatori stranieri che tornano in Italia».

IL DRAMMA FINANZIARIO DEL SETTORE
«Attualmente – ha concluso Bocca – noi dobbiamo curare un malato grave e dobbiamo subire il paradosso di un Pnrr, nel quale alla cultura è stata assegnata una dotazione di  7 miliardi ed il turismo non arriva a 3 miliardi. C’è uno sbilanciamento non favorevole alla nostra filiera. Vorrei ricordare  il dato preoccupante che  nelle principali città d’arte un buon 30% degli alberghi è ancora chiuso. Ad esempio a Roma su 1.200 alberghi oltre 450 alberghi sono chiusi. È una situazione pesantissima e gli aiuti devono cominciare a diventare selettivi: aiutare le imprese che hanno avuto un calo di fatturato importante e smetterla di utilizzare i codici Ateco.È bene dire che il 16 dicembre, ci saranno molti albergatori che non potranno pagare l’Imu».

Infine, anche il direttore generale di Federalberghi, Alessandro Nucara, ha sottolineato i grossi nodi che verranno al pettine e che riguarderanno l’esposizione bancaria, le dalle rate dei mutui alla fine delle moratorie sui prestiti, pur in presenza di accordi propositivi come  l’accordo siglato da Federalberghi con Intesa San Paolo che ha messo a disposizione un miliardo di euro.

L'Autore

Andrea Lovelock
Andrea Lovelock

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