Turismo congressuale, calo di fatturato del 79% per le location

Turismo congressuale, calo di fatturato del 79% per le location
26 Marzo 15:32 2021 Stampa questo articolo

Un calo di fatturato del 79% nel 2020. Questo è quanto hanno perso le location per eventi a causa dell’emergenza Covid, secondo quanto rilevato dall’Osservatorio Italiano dei Congressi e degli Eventi (Oice). Il dato posiziona i centri congressi, le sedi fieristico congressuali, gli alberghi, le dimore storiche e altre tipologie di sedi per eventi come le imprese più danneggiate tra quelle della filiera del turismo.

In base alle rilevazioni Istat, la riduzione del fatturato rispetto al 2019 si è assestata al -37,2% per i servizi di ristorazione, al -54,9% per i servizi di alloggio, al -60,5% per il trasporto aereo e al -76,3% per le attività delle agenzie di viaggi e dei tour operator.

Lo studio di settore promosso da Federcongressi&eventi, l’associazione nazionale che rappresenta la filiera, e realizzato da Aseri-Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, mette in luce una serie di indicatori accomunati dal segno meno.

La ricerca dal 2014 monitora gli eventi e i congressi realizzati in Italia: nel 2020 si sono svolti 69.880 eventi in presenza, con un -83,8% rispetto al 2019. Negativi anche il numero delle presenze e delle giornate di attività delle sedi. Le presenze sono state 5.847.330 (-86,5%) e le giornate di attività al netto di allestimenti e disallestimenti 95.020 (-84,5%), pari a 24,8 giorni medi netti di durata degli eventi per sede attiva. Quasi il 30% delle sedi non ha ospitato alcun evento.

Lo stato di crisi ha coinvolto in maniera omogenea tutte le tipologie di sedi e tutte le aree geografiche del Paese con un picco del 90,5% di decremento nelle isole.

Le sedi hanno investito in tecnologia per ospitare gli eventi ibridi, con un ristretto numero di persone fisicamente nella struttura e un’audience collegata da remoto. Una scelta obbligata che, però, penalizza gli altri attori della filiera della meeting industry (alberghi, catering, allestitori, trasporti).

Sulla base del campione di indagine Oice, il 42% delle sedi ha realizzato uno o più eventi ibridi: le location che ne hanno ospitato il maggior numero (il 67%) sono state i centri congressi e le sedi fieristico congressuali. Rapportando all’intero universo i dati raccolti, si può ipotizzare che lo scorso anno si siano svolti circa 4.900 eventi ibridi, pari al 6,6% del totale dei 74.780 eventi in presenza e ibridi.

«La grave crisi del settore certificata dai dati dell’Oice emergerà a breve anche dai bilanci delle aziende coinvolte nella filiera dei congressi e degli eventi, e non solo delle sedi – commenta Alessandra Albarelli, presidente di Federcongressi&eventi – Dopo oltre un anno di chiusura e ristori inadeguati è della massima urgenza che il governo definisca i criteri per gli interventi sino ad ora previsti, un fondo dedicato per il settore per il 2021 e la pianificazione urgente della ripresa per un settore che genera un indotto fondamentale per i territori».

Le aspettative dei tempi di riapertura sono andate in gran parte deluse: il campione delle sedi prevedeva per il 67% di poter tornare a ospitare congressi ed eventi entro il primo semestre del 2021. Di queste, il 17,8% contava di riaprire nel primo trimestre. Sul ritorno ai livelli pre Covid-19, il 63,8%, stimava un lasso di tempo pari a 1-2 anni e il 26,8% di 3-4 anni.

«La crisi ha colpito pesantemente le sedi sul territorio nazionale senza distinzioni per tipologia o per area geografica – aggiunge Roberto Nelli, responsabile scientifico Oice – La percentuale media di riduzione del fatturato relativo ai congressi e agli eventi si assesta un po’ dovunque intorno al 79%, con la sola eccezione delle isole, dove la crisi ha bruscamente interrotto il percorso virtuoso di crescita avviato negli ultimi anni, con un calo di fatturato medio delle sedi pari all’84%».

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