Turismo e lavoro: “Servono incentivi per formazione, giovani e donne”

Turismo e lavoro: “Servono incentivi per formazione, giovani e donne”
24 Marzo 07:00 2021 Stampa questo articolo

La ripartenza dell’intera filiera del turismo passa attraverso cospicui incentivi per tutelare l’occupazione nel settore e progetti innovativi nella formazione di tutte le figure professionali, per vincere la concorrenza di competitor, sia come destinazioni che come fornitori di servizi che nel post pandemia sarà ancora più agguerrita. È questa la “linea gotica” segnata da imprese e istituzioni pubbliche, emersa nel corso della prima giornata degli Stati Generali Mondo del Lavoro dedicati al Turismo, svoltasi in streaming, coordinata dal fondatore degli Sgml, Piercarlo Barberis.

La componente pubblica – governo e regioni – deve fare la sua parte, come ha sostenuto Giovanni Berrino, assessore all’Occupazione, Trasporti e Turismo della Regione Liguria: «Mai come in questo momento c’è bisogno di unione di intenti tra istituzioni e imprese. In Liguria, nel 2018, abbiamo siglato il Patto del Lavoro nel turismo, tra sindacati e imprese. Il primo vero documento di accordo che ha fatto da modello anche in altre parti d’Italia. In questo Patto, erano previsti contributi per consentire la permanenza dei lavoratori stagionali nella impresa turistica per periodi più lunghi rispetto alle stagionalità estive. E questa impostazione è stata un successo con oltre 300 imprese che hanno percepito circa 3 milioni di euro-incentivi per l’allungamento del periodo di lavoro ai soggetti migliori», ha spiegato.

«Durante il Covid, purtroppo, siamo intervenuti sull’emergenza, estendendo gli incentivi agli stabilimenti balneari e bar per la stagione estiva 2020, erogando 3mila euro di bonus a chi assumeva per almeno 4 mesi – ha ricordato Berrino – Per il 2021, presenteremo a giorni un nuovo Patto allargato ad altre categorie, come catering e settore congressuale, con un fondo a disposizione di almeno 6 milioni di euro. Inoltre abbiamo lanciato il progetto “Smart Attivo“, ovvero percorsi e moduli formativi richiesti dal lavoratore stesso che gli permetterà di ricollocarsi, una volta rilanciato il settore, con un sostegno di 500 euro al mese per il periodo di formazione. Questo strumento sarà a disposizione anche di chi voglia entrare nel circuito delle agenzie di viaggi. Riteniamo che queste siano le vere politiche attive per il lavoro. Crediamo che questo nostro progetto potrebbe essere un laboratorio a livello nazionale. Di certo questo governo si deve dedicare al turismo, anche per difendere il settore da una concorrenza che nel post Covid sarà ancora più agguerrita».

Contestualmente, sarebbe anche auspicabile «fare campagne promo immediate sui turisti italiani, i cosiddetti turisti di prossimità, nostri connazionali, per fargli scoprire angoli della penisola ricchi di storia, di arte e di tipicità. Ma è altrettanto indispensabile anche sapere se l’Italia accetterà i passaporti vaccinali da Cina e Usa, per poter sperare almeno in un piccolo recupero dei mercati esteri», ha concluso l’assessore.

E proprio su quest’ultimo input è intervenuta la presidente di Fiavet Ivana Jelinic che ha osservato: «Il Green Pass della Ue, che dovrebbe consentire ai cittadini europei di riprendere a viaggiare, è certamente uno strumento indispensabile per far ripartire l’intero settore, ma bisogna agire con tempestività e informare debitamente i professionisti della filiera, perché troppo spesso ci si dimentica che sono i tour operator e le agenzie di viaggi che, di fatto, gestiscono i flussi; e quindi per garantire una prima ripartenza, è necessario avere tempi e modalità certi questo per dare la massima assistenza ai clienti-viaggiatori.”

Jelinic si è poi soffermata sulle priorità occupazionali nel periodo post pandemico: «In una visione prospettica, dobbiamo ragionare coinvolgendo tutti i soggetti della filiera: abbiamo recentemente sottoscritto un protocollo con le maggiori sigle sindacali, per richiedere con urgenza la vaccinazione per operatori e lavoratori del turismo poiché saranno i primi soggetti professionali a entrare in contatto con i visitatori stranieri. Questo significa dare un primo segnale di supporto al settore per la ripartenza»

Altra priorità, sempre in prospettiva, «è quella legata agli investimenti sulla formazione: riteniamo fondamentale dedicarsi anche su percorsi specializzati, anche a livello universitario – ha proseguito la presidente Fiavet – Una priorità per le agenzie di viaggi poiché ad oggi in Italia non esiste ancora una specializzazione in tale ambito. E credo che questo sarebbe un elemento determinante per il riposizionamento dell’Italia, perché sarà proprio la preparazione nella consulenza turistica a fare la differenza e a essere il vero passo per la crescita del settore. In una parola, tutto il turismo italiano va professionalizzato, esattamente come stanno facendo molti Paesi esteri nostri competitor. A partire dalla diffusione nella conoscenza di altre lingue, oltre all’inglese, tra gli addetti ai lavori, per poter essere vincenti e competitivi nell’ospitalità».

L’altro step fondamentale, ha poi concluso Jelinic, «sarà il piano di incentivi per le Imprese nell’occupazione, ma dovrà riguardare tre specifiche categorie: i giovani, desiderosi di entrare nel circuito professionale del turismo; gli over 50 che rischiano di uscire dai piani di rilancio, ma che hanno un patrimonio di competenza professionale che non possiamo permetterci di perdere; le donne, con un percorso virtuoso che assicuri anche alla componente femminile quelle opportunità di crescita professionale nel settore, tanto più che proprio nel turismo si registra una forte prevalenza di donne impiegate».

Sui possibili sviluppi della formazione specializzata è intervenuto Alessandro Mele, presidente di Its-Italy, ovvero degli Istituti tecnici che ha ribadito come «l’Italia ha bisogno di ragazzi formati e qualificati nel turismo: si tratta di un’istanza che proviene da più parti d’Italia. Oggi abbiamo 108 fondazioni con 16mila allievi, ma è davvero marginale come volume di capitale umano da formare rispetto ai 600mila allievi presenti in Francia, agli 800mila in Germania o addirittura al milione di allievi in Canada. Auspichiamo quindi che il fondo di 1,5 miliardi di euro messi a disposizione dal Recovery Plan per la formazione professionale nei servizi possa accelerare l’alta formazione soprattutto nel turismo. E gli Its sono sicuramente in prima linea con i loro percorsi sul management, sulla digitalizzazione, sulle gestione degli eventi e fino al digital marketing.

Mele ha augurato «che il prima possibile si arrivi a una tempestiva analisi dei bisogni del mondo del lavoro. Ma non c’è bisogno di creare nuove scuole d’alta formazione: vale la pena evidenziare che già oggi il 52% dei nostri corsi in Its sono caratterizzati da materie sull’economia 4.0, e stiamo affrontando il tema del middle management. Se, come appurato da studi, ci sono poche figure intermedie nell’organizzazione turistica, dobbiamo dare risposte formative concrete, ma anche raccogliere la sfida del passaggio generazionale senza disperdere professionalità esistenti. Così come, allo stesso tempo, dobbiamo saper leggere il cambiamento dei paradigmi dettati dal mercato, a partire dal nuovo turismo esperienziale. Tutte sfide che dobbiamo che devono essere coniugate a quell’italian lifestyle che caratterizza la nostra offerta turistica. In una parola, dobbiamo investire sulla professionalizzazione per attrarre il turista straniero con altre modalità. E credo che in tale ottica, gli Its possano essere una grande opportunità».

L'Autore

Andrea Lovelock
Andrea Lovelock

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