Venezia, il debutto del ticket benedetto dal Papa (e non solo)

Venezia, il debutto del ticket benedetto dal Papa (e non solo)
29 Aprile 13:24 2024 Stampa questo articolo

Lo sponsor più gradito e inatteso per il ticket da 5 euro? Papa Francesco. Erano 13 anni che un pontefice non si recava in visita a Venezia e l’appuntamento è caduto proprio nel weekend del 25 aprile, primo step sperimentale del biglietto per i visitatori giornalieri nel cuore della Serenissima, dalle 8,30 alle 16.

L’endorsement è arrivato durante l’omelia nella messa di domenica celebrata davanti a 10.000 fedeli in Piazza San Marco, dove Bergoglio era giunto scortato da uno sciame di gondole che solcavano la laguna. Francesco ha messo in guardia dai pericoli dell’overtourism e dall’impatto che può generare sull’ambiente: «Venezia è tutt’uno con le acque su cui è adagiata e, senza la cura e la protezione di questo ambiente naturale, potrebbe addirittura cessare di esistere». Musica per le orecchie del sindaco Luigi Brugnaro, che soprattutto negli ultimi giorni di polemiche ne ha dovute sorbire parecchie per l’ingresso a pagamento.

I PRIMI DATI

Nel giorno del “battesimo”, il 25 aprile, in oltre 15.000 si sono messi in coda ai 15 accessi organizzati mostrando il codice Qr ai 60 controllori del Comune. Erano stati invece 113.000 quelli che, nei giorni precedenti, si erano prenotati sulla piattaforma online del Comune, per un incasso di 78.000 euro: di questi, 15.700 hanno pagato il contributo, 40.000 in hotel o b&b e 4.100 di parenti o amici, 5.300 proprietari di seconde case, 1.152 giovani in gita scolastica, 13.000 studenti universitari e 20.400 lavoratori.

I primi dati non sembrano aver sortito l’effetto desiderato, cioè scoraggiare i turisti a fermarsi un solo giorno, anche se è troppo presto per tracciare un bilancio: la fase sperimentale prosegue fino al 5 maggio e nei weekend fino al 14 luglio. «Finora non si era mai fatto nulla per regolare il turismo, noi ci stiamo provando», ha sottolineato Brugnaro, ribadendo che «non sarà introdotto il numero chiuso. Questa non è una caserma, il primo obiettivo è difendere la città e riuscire a renderla vivibile». In effetti già in due circostanze il comitato World Heritage dell’Unesco, l’agenzia culturale dell’Onu, ha chiesto di inserire Venezia nella cosiddetta danger list, la lista dei patrimoni mondiali dell’umanità in pericolo.

“MISURA INCOSTITUZIONALE”

Fatto sta che l’ingresso a pagamento a Venezia – la prima grande città italiana a introdurlo e tra le prime al mondo – ha però provocato critiche e proteste. “È incostituzionale, perché non rispetta la libertà di circolazione”, lo slogan di comitati e associazioni civiche scesi in piazza per protesta. Qualche momento di tensione durante un corteo nel sestiere di Santa Croce, mentre l’associazione “Venessia” ha diffuso messaggi in più lingue per esortare i turisti a chiedere il rimborso dei 5 euro se non avevano gradito la visita. L’Arci (Associazione ricreativa e culturale italiana) del Veneto distribuisce una sorta di passaporto che replica il biglietto.

Alzano la voce anche gli imprenditori dell’immobiliare: «Il ticket d’accesso a Venezia è un caso unico al mondo, l’ennesima tassa sul settore – osserva il presidente di Property Managers, Lorenzo Fagnoni: la soluzione per disincentivare il turismo “mordi e fuggi” è intervenire sui flussi, a partire da un cambiamento dai modelli di prenotazione ai musei e altri centri di attrazione».

IL COMUNE: “NESSUNA TASSA, VOGLIAMO GESTIRE I FLUSSI”

Insomma, si tratta solo di un ulteriore balzello per garantire più soldi al Comune senza risolvere il problema del sovraffollamento. Parola all’assessore al Bilancio, Michele Zuin: «Lo scopo è gestire i flussi dei turisti, non è un modo di fare cassa facile a loro spese».

Duri attacchi anche dall’estero, il quotidiano britannico The Guardian ad esempio: “La ricetta per il disastro”. Ecco perché: “Da più di 160 anni – si legge – i visitatori arrivano alla stazione ferroviaria di Venezia Santa Lucia e sbarcano direttamente nel cuore di una delle città più belle e storiche del mondo. Fino a giovedì, però, non erano mai stati accolti da un gruppo di steward in pettorali bianco e giallo che chiedevano se avessero scaricato il loro codice Qr. Il progetto sembra aver avuto un inizio traballante, sconcertando molti visitatori e suscitando persino le proteste di alcuni residenti”.

Gioca in difesa Simone Venturini, assessore al Turismo di Venezia: «Questa non è una misura con la bacchetta magica, ma dopo 60 anni di discussioni su come gestire il turismo, questa è la prima volta che qualcuno agisce».

E se per Gian Paolo Dolso, docente di Diritto costituzionale all’Università di Trieste, «la misura tutela un patrimonio culturale inestimabile e quindi è del tutto legittima», l’ex sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, ci va giù pesante e definisce il biglietto «pura follia, del tutto illegittima, incostituzionale, perché in nessuna città al mondo si paga per entrare».

I SINDACI DELLE PERLE CAMPANE

E a proposito di amministratori locali, ecco come la pensano – sul portale sorrentopress.it – i sindaci di Sorrento, Positano e Capri, che qualche problema con l’overtourism ce l’hanno.

Guarda con attenzione alla “svolta” di Brugnaro il suo collega Massimo Coppola di Sorrento. «Non sono aprioristicamente contrario a un provvedimento che può migliorare la vivibilità di un territorio, anche se parliamo di realtà molto diverse tra loro. Per poter applicare un meccanismo analogo qui, dovremmo coinvolgere tutte le amministrazioni del comprensorio. Quella introdotta a Venezia potrebbe essere la strada giusta».

Di parere opposto, invece, il sindaco di Positano, Giuseppe Guida: “Sono contrario per principio a imporre il numero chiuso, in particolare in un territorio come la Costa d’Amalfi che ha sempre fatto dell’accoglienza il proprio stile. Senza dimenticare che ci sarebbero anche oggettive difficoltà logistiche considerato che abbiamo più punti di accesso che non potrebbero essere monitorati tutti in modo semplice».

Un sistema simile a quello di Venezia è in vigore a Capri con la tassa di sbarco, quest’anno raddppiata da 2,50 a 5 euro. «Abbiamo previsto questo meccanismo invece dell’imposta di soggiorno perché è più controllabile – spiega il sindaco Marino Lembo – Tra noi e Anacapri ricaviamo un gettito di circa due milioni di euro all’anno. A Ischia, invece, poiché c’è un numero maggiore di alberghi, hanno preferito mantenere l’imposizione tradizionale che ricade sui turisti ospiti delle strutture ricettive».

Certo, oltre ai problemi ambientali, l’overtourism può anche dare alla testa e provocare problemi di ordine pubblico. Come è successo sabato scorso ad Amalfi al capolinea dei bus Sita Sud, dove un turista italiano, che cercava di salire su un autobus diretto ad Agerola, ha preso a pugni la porta del mezzo infrangendone un vetro. Il conducente si era rifiutato di prenderlo a bordo a causa dell’eccessivo sovraffollamento. I frammenti hanno colpito l’autista e alcuni passeggeri.

Overtourism or not overtourism? Meditate, gente, meditate.

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L'Autore

Fabrizio Condò
Fabrizio Condò

Giornalista professionista, innamorato del suo lavoro, appassionato di Storia, Lettura, Cinema, Sport, Turismo e Viaggi. Inviato ai Giochi di Atene 2004

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