Aumento Iva su hotel e ristoranti: secco no di Federalberghi e Fipe

30 Settembre 14:26 2019 Stampa questo articolo

«L’aumento dell’Iva sulle imprese alberghiere e della ristorazione costituirebbe una iattura, con conseguenze gravi su un settore che conta più di 1 milione di occupati e che ha un impatto economico complessivo di oltre 12 miliardi di euro. Proseguendo su questa strada si finirebbe per fare un danno all’economia dell’intero Paese». Con queste parole, Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, e Lino Stoppani, presidente di Fipe, bocciano senza appello le ipotesi di aumento delle aliquote Iva.

“Le imprese del settore turismo attraversano una fase di difficoltà, determinata da un insieme di concause, tra cui spiccano il calo della domanda tedesca (nostro principale mercato estero), la stagnazione della domanda italiana (che costituisce il nostro principale mercato), il fallimento del secondo tour operator europeo (che ha lasciato due miliardi di euro di debiti), il dilagare degli abusivi e della concorrenza sleale e la riapertura di alcuni mercati della sponda sud del Mediterraneo (in primis Egitto, Turchia e Tunisia)”, scrivono in una nota congiunta.

«Un aumento delle imposte, oltre a costituire un clamoroso tradimento delle promesse solenni pronunciate pochi giorni orsono dal governo, si tradurrebbe in un grave colpo alla competitività del sistema di offerta turistica italiana, a tutto vantaggio dei Paesi concorrenti. Ci auguriamo – concludono i due presidenti – che le indiscrezioni circolate in queste ore vengano definitivamente ed ufficialmente smentite e che la manovra di bilancio, oltre a sterilizzare le clausole Iva, contenga misure concrete per accompagnare lo sviluppo di un settore cruciale dell’economia».

L'Autore