Il caso Colombia: come la crisi dei voli ha mandato in tilt il turismo

Il caso Colombia: come la crisi dei voli ha mandato in tilt il turismo
12 Aprile 11:16 2023 Stampa questo articolo

Due compagnie aeree fallite in poco più di un mese, migliaia di clienti senza assistenza, una dura protesta delle agenzie di viaggi e una proposta-choc sui pagamenti lanciata dal ministero de Trasporti.

È stato un inizio di anno effervescente e insolito per la Colombia, destinazione che – grazie anche a un percorso di pacificazione interna dopo anni di instabilità sociale e politica – sta vivendo un vero e proprio exploit turistico, accompagnato da un record di connessioni aeree.

L’impatto delle chiusure di Viva e Ultra Air

Questo non ha evitato, però, la chiusura per fallimento di due compagnie aeree low cost – Viva Air e Ultra Air – che avevano conquistato in pochi mesi importanti fette di mercato sui voli domestici, ma anche su alcune tratte continentali. La prima ha chiuso i battenti il 27 febbraio, la seconda il 31 marzo.

Le due chiusure non sono passate inosservate per vari motivi, tra questi il fatto che entrambi i vettori fossero in fase di valutazione per l’acquisizione da parte di due competitori diretti  (Avianca per Viva Air e JetSmart per Ultra Air) e per la repentina “messa a terra” degli aerei senza nessuna garanzia di riprotezione e di assistenza per i passeggeri.

Motivi che hanno scatenato una grande protesta delle agenzie di viaggi – stanche di essere “beffatte” dai vettori e di doverci rimettere (faccia e soldi) rispetto ai clienti – e una proposta insolita del governo locale, fortemente criticata dall’associazione internazionale delle compagnie aeree (Iata), che prevede una sorta di “fermo posta” dei pagamenti avvenuti per i biglietti aerei di un vettore, fino al decollo del volo.

La protesta delle agenzie di viaggi

Le agenzie di viaggi, infatti, non solo hanno registrato un crollo del 30% delle vendite per il periodo della Settimana Santa – altissima stagione per la regione sudamericana – ma hanno denunciato il modo in cui i vettori in questione hanno sospeso tutti voli senza garantire nessun meccanismo di riprotezione, rimborso o di supporto ai clienti e di conseguenza agli intermediari di viaggio.

Un atteggiamento “classico” per la maggior parte delle compagnie aeree anche da questa parte dell’oceano. A questa dinamica si è aggiunta la sconsiderata decisione del governo (avvenuta prima del fallimento dei vettori) di aumentare l’Iva sui biglietti aerei dal 5 al 19%.

La chiusura di Viva Air, per esempio, ha mandato in fumo 5,5 miliardi di pesos colombiani (pari a circa 100 milioni di euro) e circa 11.600 passeggeri hanno “perso” il loro biglietto secondo le stime di Anato, l’associazione nazionale delle agenzie di viaggi colombiane.

Paula Cortés Calle, presidente dell’associazione, ha più volte denunciato come le adv sono state lasciate sole di fronte alla crisi provocata dalla chiusura delle compagnie aeree.

«Siamo molto preoccupati. I soldi delle vendite realizzate dalle agenzie si trovano in mano alle compagnie aeree e non possono essere gli agenti a dover rispondere ai propri clienti con i relativi rimborsi senza nessun intervento dei vettori. Nel frattempo, infatti, sono state proprio le adv a doversi occupare di riproteggere i passeggeri con altre compagnie aeree. Infine, le due chiusure hanno provocato una diminuzione dei voli disponibili in Colombia e questo ha causato un risultato negativo nelle prenotazioni sia di biglietti aerei sia dei pacchetti di viaggio», ha detto Cortés Calle.

Le richieste al governo colombiano

Anato ha quindi chiesto al governo locale di creare un fondo di garanzia contro i fallimenti delle compagnie aeree, un tema molto caro anche alle associazioni italiane ed europee, oltre alle richieste di ridurre l’Iva sui biglietti aerei al 5%, all’ampliamento delle rotte e degli slot disponibili sul territorio colombiano e all’esenzione Iva per le imprese turistiche.

Inoltre secondo le agenzie, il governo dovrebbe indagare sulle tariffe delle compagnie low cost che sarebbero ormai fuori controllo. Anche in quest’ultimo caso sembra esserci una similitudine con l’attualità italiana.

Solo poche settimane fa, infatti, la Colombia celebrava la sua crescita nel traffico aereo internazionale rientrando tra i 5 mercati più competitivi dell’intera regione americana; mentre adesso il settore tour operator e agenzie di viaggi denuncia perdite per oltre 260 milioni di euro dovute proprio allo stop di Viva e Ultra Air.

Le richieste delle agenzie hanno portato perfino a una manifestazione organizzata qualche giorno fa a Bogotà nei dintorni del ministero dei Trasporti chiedendo più garanzie per il lavoro degli intermediari turistici. Alla fine della giornata di mobilitazione, il governo ha avviato l’apertura di un tavolo di confronto che prende in esame le richieste di agenzie e tour operator.

Le aperture del governo e la proposta choc

Il ministero dei Trasporti si è detto disponibile a valutare l’abbattimento dell’Iva sui biglietti aerei, la semplificazione del sistema di cambio nominativo, l’obbligo per le compagnie di coprire i costi di riprotezione, di trasferimento e di alloggio in caso di disservizio e la rimodulazione della tassa sul carburante applicata in Colombia. Nelle prossime ore ci sarà un nuovo tavolo che dovrebbe andare più nello specifico delle misure da intraprendere.

Nel frattempo, però, propri sui pagamenti il ministero dei Trasporti ha avanzato una proposta che ha irritato il settore del trasporto aereo. Il ministro Guillermo Reyes ha detto che per garantire meglio il viaggiatore si potrebbe studiare un sistema che vede il cliente pagare il biglietto solo con carta di credito.

A quel punto sarebbe la banca a ricevere e “custodire” il denaro fino al momento in cui la compagnia aerea non abbia effettuato il volo. Solo in questo caso la banca girerà il denaro trattenuto al vettore; in caso contrario il cliente riceverà indietro il totale della spesa effettuata sulla carta di credito utilizzata.

Secondo Reyes questo espediente convincerà le compagnie aeree a operare più voli con regolarità. Ovviamente Iata, l’associazione internazionale delle compagnie aeree, si è scagliata contro questa proposta affermando che una pratica del genere andrebbe contro il sistema globale del pagamento dei servizi, oltre a mettere in crisi la stabilità finanziaria dei vettori e a creare un aumento medio dei prezzi con l’impossibilità per le linee aeree di applicare sconti o offerte speciali nel loro sistema tariffario.

In fin dei conti, però, nemmeno il settore delle agenzie e dei tour operator ha dimostrato entusiasmo per questa proposta che renderebbe più complesso il sistema di ticketing e di elaborazione dei pacchetti di viaggio.

Nel frattempo, però, la chiusura di due vettori low cost ha mandato in tilt la crescita turistica di un Paese che stava facendo registrare numeri record e che ora vede la filiera divisa e il cliente impaurito.

L'Autore

Gabriele Simmini
Gabriele Simmini

Giornalista. Specializzato in trasporto aereo e ferroviario, economia, agenzie di viaggi, tecnologia ed estero. Segue convention e fiere internazionali.

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