Alitalia, via libera al decreto:
vendita entro il 30 ottobre

26 Aprile 14:15 2018 Stampa questo articolo

Vendita slittata al 30 ottobre 2018 per Alitalia. La conferma arriva dal Consiglio dei ministri che ha approvato il decreto legge che proroga di sei mesi la procedura per la cessione della compagnia. Il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ha annunciato che l’esecutivo ha «spostato i termini per la vendita di Alitalia alla fine di ottobre», mentre la data per la restituzione del prestito ponte sarà prorogata al 15 dicembre 2018.

A detta dello stesso Calenda, la decisione è stata presa a causa della «situazione politica che stiamo vivendo». «Ci sono state delle offerte – ha ricordato – ora si arriva a una fase di negoziazione più stretta che ha bisogno di un governo nel pieno delle sue funzioni, che esprima il proprio orientamento». Il responsabile del Mise ha anche sottolineato come «dal momento dell’accordo per la vendita al trasferimento dell’asset ci vorrebbero 6 mesi, tra Antitrust europeo e due diligence».

AIUTO DI STATO Sì O NO? Intanto prosegue il pressing dell’Unione europea sul prestito ponte di 900 milioni di euro, tacciato di aiuto di Stato, che vede la commissione Ue – stimolata dalle accuse di alcuni competitori di Alitalia – indagare sui tempi e i modi di rimborso della somma stanziata dal governo italiano. Il portavoce della commissaria Ue alla concorrenza, Margrethe Vestage, ha affermato di essere in continuo contatto con le autorità italiane sul caso Alitalia. «Abbiamo appena mandato la lettera con le nostre osservazioni e nel frattempo continuiamo la nostra indagine. In linea di principio, uno Stato può dare aiuti massimo di sei mesi per il salvataggio e poi presentare aiuti per la ristrutturazione di un’azienda e, se in linea con le regole Ue, ricevere l’approvazione da parte di Bruxelles, ma dipende da ogni specifica situazione e dai singoli casi».

«Abbiamo sempre avuto un’interlocuzione con la Commissione europea, peraltro anche sulla fissazione del tasso di interesse relativo al prestito quando l’abbiamo concesso – risponde Calenda – Quindi continueremo a gestire come sempre abbiamo fatto e con la commissaria Vestager abbiamo un rapporto consolidato e forte».

ALTOLÀ DI LUFTHANSA. Intanto anche Lufthansa, tra le principali pretendenti per l’acquisto, ribadisce la sua posizione. «Le condizioni in cui si trova Alitalia sono tali per cui non ci interessa per niente. Va ristrutturata in termini di dimensioni, costi, destinazioni e così via, e questa ristrutturazione va fatta dall’Italia, non possiamo farla noi da azionisti», ha detto il chief commercial officer di Lufthansa, Ulrik Svensson. Secondo quanto riferiscono le agenzie, inoltre, la compagnia tedesca, come alternativa ad Alitalia, punterà a crescere nella controllata Air Dolomiti.

IL MURO DELLA CGIL. Ai tedeschi rispondono i sindacati. «Le ricette, adottate dalle diverse gestioni negli ultimi 10 anni, di taglio del perimetro aziendale, in termini di flotta e forza lavoro si sono dimostrate fallimentari ed è ora di accantonarle – afferma il coordinatore nazionale della Filt Cgil, Fabrizio Cuscito – Nelle tre pesanti ristrutturazioni sono già usciti circa 10mila lavoratori e i contratti del personale di volo e di terra sono diventati i più bassi delle medie europee. La strada per uscire dal tunnel non è quella della mortificazione del lavoro, ma invece quella del potenziamento dell’azienda attraverso investimenti in termini di flotta e quindi collegamenti internazionali e intercontinentali. Da parte nostra, siamo pronti a lavorare con chiunque anteponga le prospettive industriali al taglio indiscriminato del lavoro».

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